lunedì 6 ottobre 2008

Cercare di dire quasi la stessa cosa/3


Qua e là, nel porto mediterraneo vicino Santi Quaranta, una piccola città oggi pubblicizzata con timida speranza come "il cancello sud per il turismo in Albania", si possono notare i suggestivi resti della paranoia comunista: i bunker di cemento armato costruiti sotto la supervisione personale di Enver Hoxha, lo stalinista che ha governato l'Albania per quattro terribili decenni.
Hoxha creò una società così istericamente chiusa e riservata che i pochi giornalisti capaci di entrare erano immediatamente privati di ogni foglio potenzialmente pericoloso di cui disponevano. James Cameron, un prestigioso scrittore inglese, agli uffici della dogana scoprì di dover consegnare i libri che portava con sè per tutto il mondo: l'opera omnia di Jane Austen.

Hoxha credeva che intere file di fortini dislocati su tutta la costa, grandi abbastanza da ospitare un soldato e un fucile, avrebbero tenuto distanti gli invasori, i quali, nella sua immaginazione, non facevano che ordire complotti contro l'Albania. L'idea era tanto folle quanto costosa, ma nessuno la mise in discussione. Hoxha fece costruire 700.000 bunker, circa uno ogni quattro albanesi. Il lavoro richiese più di tre volte il cemento usato per la linea Maginot, l'enorme struttura che fallì la protezione della Francia contro la Germania nella Seconda guerra mondiale.
Hoxha è morto nel 1985, la sua statua nella capitale Tirana è stata abbattuta. Lo stato albanese ha addirittura approvato una legge che giudica illegale ogni forma politica assimilabile all' "enverismo". Ma anche se Enver è morto, i suoi bunker ci sono ancora. Sono troppo costosi da distruggere e potrebbero rimanere lì per secoli. Alcuni sono stati trasformati in abitazioni per i più poveri, altri sono stati decorati con i nomi degli eroi del calcio. I giovani albanesi hanno scoperto, con un certo ingegno, che al loro interno non è impossibile fare sesso.

I bunker offrono un panorama malinconico ma di certo non sono le costruzioni più disgustose che si possano trovare vicino a Santi Quaranta. Parlano in modo eloquente di un'ideologia morta, ma anche da altre parti un visitatore può imbattersi negli elementi estetici del post-comunismo, l'era a cui l'Albania sta sopravvivendo, l'incubo del caos e l'incompetenza da cui l'intera nazione sta cercando di fuggire.

In Albania, la corruzione è diventata uno dei business più importanti dopo la caduta del comunismo. Durante gli anni '90, i cittadini erano senz'altro felici di assistere a una versione della democrazia e ad una nascita dell'economia privata. Ma, essendo stati convinti per 40 anni che il capitalismo, nella sua essenza, è disonesto, hanno interpretato la definizione alla lettera e hanno abbracciato la nuova era con eccessivo entusiasmo. Col senno di poi, sembra inevitabile che il più estremo degli stati comunisti (Hoxha rimase un convinto stalinista anche per molti anni dopo la morte di Stalin) si sia trasformato nel più corrotto degli stati post-comunisti.

Questa pessima storia rivive nel microcosmo di Santi Quaranta, affacciata sul Mar Ionio, vicino alla splendida isola greca di Corfù. Lungo il litorale, non lontane dal casinò Caesars (simile a quelli di Las Vegas) e dal piccolo triste spazio sulla spiaggia chiamato Heaven Beach, ci sono almeno tre dozzine di edifici, concepiti come hotel o condomini, simili a gusci di cemento (concrete shells, non mi viene la traduzione tecnica, ndgeffe) senza porte o finestre. In modo un po' patetico, per evocare l'idea di case sulla spiaggia nel Mediterraneo, alcuni di essi sono colorati di azzurro, giallo canarino o rosa. Gli edifici sono stati abbandonati 2 0 3 anni fa e in altri luoghi della città ci sono altre strutture nelle stesse condizioni. Alcuni sono così malridotti che sembra debbano cadere prima di essere pronti per essere occupati.
Il disastro di Santi Quaranta cominciò con le operazioni di marketing piramidale che divennero scandalo nazionale e internazionale nel 1997. Centinaia di migliaia di cittadini persero i loro risparmi in una truffa che fu incoraggiata anche da qualche esponente del governo. Le vittime si ribellarono e finirono per setacciare gli uffici del catasto nazionale. Molti file furono rubati, e il risultato fu una gran confusione nello stabilire chi fosse titolare di quale proprietà. Da allora, i corrotti responsabili del catasto hanno dato titoli di proprietà di un terreno solamente a sette persone. Lo scorso mese, il ministro della giustizia, Enkelejd Alibeaj, ha dichiarato che la "mafia dei terreni" ha guadagnato "decine di miliardi di dollari" in queste transazioni illegali, aiutata dagli impiegati pubblici negli uffici del catasto.
Diverse cause legali sono in corso: per risolvere il problema del titolo di proprietà, per stabilire quale ditta deve completare una costruzione, chi sarà il suo proprietario e per decidere se una data costruzione è completata o no.
Molte città e isole vicine a Santi Quaranta sono orgogliose di mostrare le loro rovine greche, romane e bizantine. Anche Santi Quaranta ha uno stile architettonico peculiare: incompleto brutalismo post-comunista.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Giuro, l'ho letto tutto. E comnque avrei un appunto da fare: ok, il leader albanese era un marxista-leninista duro, quindi filo sovietico, come spesso si narra nell'articolo. Però dopo la rottura URSS/Cina, l'Albania si affiancò al maoismo come nessun'altro al mondo. Quindi stalinista sì, ma fino a un certo punto.