Nel settembre 2006, quando la Commissione europea decise di ammettere Bulgaria e Romania nell'Unione, nessuno credeva sinceramente che fossero davvero pronte. L'idea era di avvicinarle al continente e lasciarle così al di fuori della zona d'influenza russa. C'erano anche speranze per cui entrare nel mainstream politico europeo avrebbe accelerato i loro sforzi di tirare le briglia alla criminalità organizzata e alla corruzione. Riguardo a quest'ultima, le speranze si sono rivelate degli incredibili errori di calcolo.
Quello che in realtà è successo, come Doreen Carvajal e Stephen Castle hanno scritto su questo giornale, è stato che la prospettiva dei fondi stanziati dall'UE ha incoraggiato la criminalità a trascurare estorsione e contrabbando per scavare un solco nel sistema politico e in quello giudiziario -i migliori per intercettare i soldi dell'Unione. Oggi, nella classifica di Transparency International (organizzazione internazionale non governativa e no profit che lotta contro la corruzione; ndgeffe) la Bulgaria è giudicata la nazione più corrotta delle 27 che fanno parte dell'UE. Il paese potrebbe perdere quasi mezzo miliardo di euro di sovvenzioni, che sono state congelate a luglio per la paura che fossero vulnerabili. Anche la Romania è motivo di serie preoccupazioni. Questo stato delle cose sta facendo danni ad ogni livello: le popolazioni bulgare e romene hanno un gran bisogno dei fondi di sviluppo dell'Unione.
Inoltre, le inchieste sulla corruzione stanno rinforzando la resistenza di altri paesi europei a proposito di ulteriori allargamenti dell'Unione, diminuendo così le possibilità d'ingresso per Ucraina e Turchia. La cosa probabilmente più grave è la diffusione di questa degradazione dei costumi politici, che circola ormai in tutti i livelli di società e governo e quindi, come nel caso della Russia e di altri paesi balcanici, la rende ancor più difficile da estirpare.
I nostri articoli hanno raccontato come chi ha cercato di esporsi o di combattere i criminali in Bulgaria è stato regolarmente minacciato o ucciso, e in che modo questi casi finiscano sistematicamente irrisolti. Il risultato, è stato detto ai nostri giornalisti, è che i cittadini hanno accettato la corruzione come un'inevitabile realtà della vita, e sono diventati apatici nel combatterla.
La conclusione sbagliata sarebbe decidere di chiudere per sempre le porte dell'Unione europea. Quella giusta assicurarsi che quelli che riescono ad entrarvi siano davvero pronti, e che ottengano tutto il sostegno di cui hanno bisogno per esserne membri completi ed in salute.
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