Ai dubbi personali sulla bontà della candidatura di Bersani a segretario del Pd (e della sua quasi scontata vittoria), si aggiunge quello di Michele Salvati, oggi:
In altre parole: il dubbio è che un Pd guidato da Bersani — per ora costretto in un contesto bipolare dalla legge elettorale voluta dal centrodestra — sarebbe ben disposto a mutarlo qualora se ne presentasse l’occasione. In questo caso il senso della storia di cui parla Bersani, il suo possibile esito, sarebbe un ritorno al proporzionale, dove un Pd più nettamente «laico» e «di sinistra » lascia il compito di conquistare gli elettori più moderati a un rinnovato partito centrista, neo-democristiano, confidando poi in una alleanza di governo.
Si tratta di una posizione politica più che legittima, ma è l’esatto opposto della scommessa da cui era partito l’Ulivo e sulla quale si è formato il Partito democratico: quella di un partito di ispirazione democratico-liberale, che nutre l’ambizione di governare il Paese a capo di una coalizione di cui è la componente maggiore e politicamente egemone. Un partito che non vuole nascondersi dietro una forza politica e a un presidente del Consiglio centristi, e rifiuta come scoraggiante e sbagliata l’idea che un partito di centrosinistra non riuscirà mai, in un contesto bipolare, a governare un Paese «organicamente» di centrodestra.
Si tratta di una posizione politica più che legittima, ma è l’esatto opposto della scommessa da cui era partito l’Ulivo e sulla quale si è formato il Partito democratico: quella di un partito di ispirazione democratico-liberale, che nutre l’ambizione di governare il Paese a capo di una coalizione di cui è la componente maggiore e politicamente egemone. Un partito che non vuole nascondersi dietro una forza politica e a un presidente del Consiglio centristi, e rifiuta come scoraggiante e sbagliata l’idea che un partito di centrosinistra non riuscirà mai, in un contesto bipolare, a governare un Paese «organicamente» di centrodestra.
Nessun commento:
Posta un commento