Ce l'ho con voi.
Non tanto, eh, era solo per trovare un incipit ad effetto.
Però un po' ce l'ho con voi.
Non tanto, eh, era solo per trovare un incipit ad effetto.
Però un po' ce l'ho con voi.
Con voi che date addosso a Obama perchè ha mandato 30000 soldati in Afghanistan, ed esternate delusioni e disincanti, lamentando la pretesa uguaglianza fra Obama e Bush, e il presunto tradimento di una nuova pace mondiale e non è cambiato niente bla bla bla.
Ce l'ho con voi perchè bastava seguirlo con minima attenzione, Obama, per conoscere la posizione sua e del suo staff a proposito dell'Afghanistan.
Volendo fare i fighetti, bastava aver seguito la serie Tv The West Wing, e sentire da un personaggio l'ironica schematizzazione della differenza di linea fra democratici e repubblicani sulla gestione delle forze armate: i democratici vogliono un esercito leggero, e mandarlo in tutto il mondo; i repubblicani uno pesante, e lasciarlo a difendere i confini nazionali.
In due parole: nella storia degli USA, i democratici sono sempre stati (qui metteteci un "tendenzialmente" proporzionale alle obiezioni che stanno per venirvi in mente) più interventisti dei repubblicani.
Tornando a Obama, bastava leggere quello che aveva promesso, prima e dopo la sua elezione, per sapere che ha sempre avuto intenzione di andarci giù duro, in Afghanistan; che se fosse stato per lui altro che guerra in Irak (votò contro, a differenza di Hillary): si sarebbe direttamente aperto un distaccamento federale a Kabul con tanto di piatto negro nazionale, pollo fritto e canzoni di Irving Berlin in filodiffusione.
Ora che ha vinto le elezioni, il comandante in capo è lui, e mantiene le promesse grazie alle quali sta dove sta: robe da matti, vero?
Infine, per quel che può valere la mia opinione sull'Afghanistan, lui e il suo staff hanno solo ragione.
Ma non è questo il punto.
Premettendo l'ovvietà secondo cui Obama è come ogni altro presidente americano, e sul suo operato si può dire quel che si vuole, il punto è un altro.
E cioè che fra tutte le sottofazioni dei delusi e dei critici di Obama, la peggiore è quella che ha voluto crearsi l'idea parziale, modellata quasi esclusivamente sulle proprie speranze, insomma inesistente, di un'Obama artefatto, e oggi, sulla base di quella costruzione arbitraria e sghemba, esprime giudizi negativi a destra e manca.
Fessi quelli che con Obama il mondo cambia dalla notte al giorno, fessi e scemi quelli che si lamentano perchè l'alba dura il suo.
Intanto, nel mondo vero, la sensazione è che (non bastasse la sua presenza al vertice dell'istituzione politica più importante e influente del mondo) Obama stia cambiando piccole e grandi cose.
Rapporto con il mondo islamico, posizione sul conflitto arabo-israeliano, ricerca scientifica, primi risultati del pacchetto di stimoli, il discorsetto che ha fatto in Cina e l'ultimo intervento deciso sull'Afghanistan.
Poi aspettiamo il colpo della riforma sanitaria, ma mi sembra che su questi punti il cambiamento ci sia stato, e il suo peso specifico non è quello di una mosca, se si considera la profonda crisi economica (e di popolarità internazionale: l'America e il mondo andavano sempre meno d'accordo, quando governava quell'altro) che il presidente ha ereditato.
Fra l'agiografia e il contrasto ideologico passano diverse posizioni, ma a me sembra che le ragioni per vedere il bicchiere mezzo pieno siano parecchie.
Ce l'ho con voi perchè bastava seguirlo con minima attenzione, Obama, per conoscere la posizione sua e del suo staff a proposito dell'Afghanistan.
Volendo fare i fighetti, bastava aver seguito la serie Tv The West Wing, e sentire da un personaggio l'ironica schematizzazione della differenza di linea fra democratici e repubblicani sulla gestione delle forze armate: i democratici vogliono un esercito leggero, e mandarlo in tutto il mondo; i repubblicani uno pesante, e lasciarlo a difendere i confini nazionali.
In due parole: nella storia degli USA, i democratici sono sempre stati (qui metteteci un "tendenzialmente" proporzionale alle obiezioni che stanno per venirvi in mente) più interventisti dei repubblicani.
Tornando a Obama, bastava leggere quello che aveva promesso, prima e dopo la sua elezione, per sapere che ha sempre avuto intenzione di andarci giù duro, in Afghanistan; che se fosse stato per lui altro che guerra in Irak (votò contro, a differenza di Hillary): si sarebbe direttamente aperto un distaccamento federale a Kabul con tanto di piatto negro nazionale, pollo fritto e canzoni di Irving Berlin in filodiffusione.
Ora che ha vinto le elezioni, il comandante in capo è lui, e mantiene le promesse grazie alle quali sta dove sta: robe da matti, vero?
Infine, per quel che può valere la mia opinione sull'Afghanistan, lui e il suo staff hanno solo ragione.
Ma non è questo il punto.
Premettendo l'ovvietà secondo cui Obama è come ogni altro presidente americano, e sul suo operato si può dire quel che si vuole, il punto è un altro.
E cioè che fra tutte le sottofazioni dei delusi e dei critici di Obama, la peggiore è quella che ha voluto crearsi l'idea parziale, modellata quasi esclusivamente sulle proprie speranze, insomma inesistente, di un'Obama artefatto, e oggi, sulla base di quella costruzione arbitraria e sghemba, esprime giudizi negativi a destra e manca.
Fessi quelli che con Obama il mondo cambia dalla notte al giorno, fessi e scemi quelli che si lamentano perchè l'alba dura il suo.
Intanto, nel mondo vero, la sensazione è che (non bastasse la sua presenza al vertice dell'istituzione politica più importante e influente del mondo) Obama stia cambiando piccole e grandi cose.
Rapporto con il mondo islamico, posizione sul conflitto arabo-israeliano, ricerca scientifica, primi risultati del pacchetto di stimoli, il discorsetto che ha fatto in Cina e l'ultimo intervento deciso sull'Afghanistan.
Poi aspettiamo il colpo della riforma sanitaria, ma mi sembra che su questi punti il cambiamento ci sia stato, e il suo peso specifico non è quello di una mosca, se si considera la profonda crisi economica (e di popolarità internazionale: l'America e il mondo andavano sempre meno d'accordo, quando governava quell'altro) che il presidente ha ereditato.
Fra l'agiografia e il contrasto ideologico passano diverse posizioni, ma a me sembra che le ragioni per vedere il bicchiere mezzo pieno siano parecchie.
4 commenti:
"fra tutte le sottofazioni dei delusi e dei critici di Obama, la peggiore è quella che ha voluto crearsi l'idea parziale, modellata quasi esclusivamente sulle proprie speranze, insomma inesistente, di un'Obama artefatto, e oggi, sulla base di quella costruzione arbitraria e sghemba, esprime giudizi negativi a destra e manca"
Scusa se mi discosto dal pensiero di fondo, ma a mio avviso questa "sottofazione" ti riguarda in pieno. Sei sempre stato acritico nei confronti di Obama. Convinto del fatto che Obama sarebbe stato (sin dall'elezioni) nel giusto.
Bada, dico questo non per romperti i coglioni, bensì per farti notare che chi critica Obama sulla scelta afghana non è per forza un deluso o un critico sulla base di tale sottofazione (bella sta parola...). Per un semplice motivo: la scelta è criticabile, punto e basta (ed è questo il vero punto su cui dovremmo discutere). Io stesso nutro dubbi sull'incremento di forze. La situazione si sta invischiando, e si comincia a perdere di vista il reale obiettivo di questa guerra.
Concludo dicendo che non mi convincerai mai del fatto che una serie tv come "West Wing" possa essere educativa. Tra l'altro la questione che i democratici hanno fatto più guerre dei repubblicani la sapevo anch'io. La mia insegnante di relazioni internazionali diceva che il motivo era puramente elettorale: i democratici non possono permettersi di apparire non interventisti nella pratica quando già lo sono a parole. Idea un po' contorta ma plausibile.
Non dico che lo sia per forza, dico che esiste una linea di pensiero di quel tipo lì, che critica la scelta considerandola un tradimento del cambiamento promesso da Obama: balle, bastava starlo a sentire quando parlava per farsi un'idea.
Poi chi la vuole criticare faccia pure, ma si cambia discorso.
E i pensieri critici e le convinzioni aprioristiche che mi attribuisci non esistono, e non fanno parte di nessun mio atteggiamento in generale: essere entusiasti (lo sono ancora oggi) della presenza di Obama ai vertici delle istituzioni USA, essere convinti che il suo accesso a quel ruolo, per come è avvenuto, sia stato un gigantesco e positivo evento globale, è uno sport diverso da pensarlo "nel giusto" a prescindere una volta che è presidente.
Proprio perchè sono due sport diversi, diventare presidente e fare il presidente.
Mai scritto, nemmeno, che TWW sia educativo (e chi ti vuole convincere, peraltro). Però è molto bella, e racconta miliardi di cose della politica americana, intrattenendo.
Intendevo acritici.
Sicuramente esiste la categoria da te citata, vale a dire quella dei critici che pensano al "tradimento" di Obama, e anche a me non piace. Però al tempo stesso c'è l'aprioristico acriticismo nei confronti di Obama, e penso tu, in qualche misura, ne faccia parte. Niente di grave ovviamente. Senti, quand'è che passi di qui con la tua memoria esterna con la tua sfilza di film e li mettiamo sulla nostra che poi me li vedo tutti e così divento un grande esperto di cinema come te?
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