Da convinto difensore dell'astensionismo ponderato, trovo molto condivisibile il seguente ragionamento di Andrea Romano:
L’astensione è generalmente considerata, a ragione, una manifestazione di qualunquismo. Oggi però c’è da chiedersi se esercitare ancora una volta il diritto di voto senza alcuna convinzione, per riprendere il giorno dopo la quotidiana lamentazione sul sistema politico nel suo complesso, non rappresenti l’espressione di un qualunquismo ancora peggiore.
E allora viene da pensare che se vi fosse una crescita dell’astensione e se aumentasse il numero degli italiani decisi ad esercitare il diritto individuale al non voto, ciò potrebbe rappresentare un impulso utile ad un auspicabile rinnovamento del copione. In questo caso sarebbe difficile biasimare gli astenuti, nei quali si potrebbe persino riconoscere, vista la qualità della crisi che abbiamo davanti, un sovrappiù di dignità civile. Perché in fondo siamo noi che, pagando puntualmente il biglietto, consentiamo a questo brutto spettacolo di andare ancora una volta in scena.
E allora viene da pensare che se vi fosse una crescita dell’astensione e se aumentasse il numero degli italiani decisi ad esercitare il diritto individuale al non voto, ciò potrebbe rappresentare un impulso utile ad un auspicabile rinnovamento del copione. In questo caso sarebbe difficile biasimare gli astenuti, nei quali si potrebbe persino riconoscere, vista la qualità della crisi che abbiamo davanti, un sovrappiù di dignità civile. Perché in fondo siamo noi che, pagando puntualmente il biglietto, consentiamo a questo brutto spettacolo di andare ancora una volta in scena.
2 commenti:
Io invece non lo trovo così condivisibile. Ok che ognuno è libero di non esprimere una propria preferenza però arrivare a dire che "il diritto di voto senza alcuna convinzione rappresenti l’espressione di un qualunquismo ancora peggiore" mi sembra eccessivo. E poi l'idea che votando si contribuisce al brutto spettacolo della politica è sbagliata. E' come dire che se tutti noi non votassimo miglioreremmo anche la qualità della nostra politica. Niente di più sbagliato.
Non è "come dire che": statistiche e articoli di Sartori alla mano, le alte affluenze avallano lo status quo e premiano le classi politiche al potere, confermandole volta dopo volta. Se la politica è un brutto spettacolo, l'alta affluenza è quello che le permette di andare in onda.
Non votare non migliora necessariamente la qualità della politica, ma se tutti noi non votassimo (facciamo affluenza sotto il 20%, cioè fantascienza pura) accadrebbe qualcosa di mai visto prima, e automaticamente rivoluzionario. Non mi fido molto delle previsioni, soprattutto delle mie, ma difficilmente l'attuale establishement sopravviverebbe a un'ondata del genere perchè sarebbe del tutto delegittimato dall'astensione e rifiutato dal corpo elettorale. Poi chissà che accadrebbe, ma non mi sembra così perentoriamente sbagliato -come lo giudichi tu- ipotizzare che la qualità della nostra vita politica migliorerebbe.
Dopodichè, parliamo solo di pippe a motore
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