lunedì 1 marzo 2010

Lyric lyrics

Come ogni primo lunedì di marzo, oggi, in Illinois, è festa nazionale. E' il Casimir Pulaski Day, si celebra -ding!- Casimir Pulaski.
Cavaliere polacco, nato nel 1745 e morto nel 1779. Dopo aver perso una guerra contro la Russia per il dominio della Confederazione Polacco-Lituana, fuggì in America.
Di là dall'oceano, diede una mano ai rivoluzionari e fece parte del loro esercito. Salvò la vita a George Washington e morì nella battaglia di Savannah. Tanto basta, detto fatto.

Nel suo disco dedicato all'Illinois, Sufjan Stevens ha scritto una canzone intitolata Casimir Pulaski Day.
Casimi Pulaski Day è un brano minimale e intimista, costruito su fraseggi di chitarre e banjo che ben si accompagnano ai cori femminili in sottofondo, oltre che alle ripetizioni di immagini presenti nel testo.
E appunto, il testo.
Intanto, è uno dei più belli che abbia mai letto.
Inoltre.
Il racconto inizia a cose già fatte, una volta che il corso degli eventi è terminato. Già che sto studiando un po' di ste robe, vi dico che tecnicamente si tratta di una struttura a regressione analettica.
Si parla di un tema vecchio come il mondo, cioè della conciliazione della visione cristiana della vita con un'esperienza di dolore profondo.
Non c'è niente di moralista o dogmatico: c'è il punto di vista di un ragazzino, piuttosto confuso. E c'è una grande malinconia, annaffiata un fascino per i particolari di cui solo i grandi artisti riescono a restituire le grandezze. Come le magliette fini di Baglioni ma diversi miliardi di volte meglio, per capirci.
Sul tema della conciliazione, dato che Sufjan è un tipo intelligente, risposta non c'è, o forse chi lo sa.

Siamo alla fine di febbraio, insomma, e il ragazzino ha evidentemente una cotta per la ragazzina.
Inizia così, e alla terza riga arriva la fucilata:

Golden rod and the 4-H stone
The things I brought you
When I found out you had cancer of the bone

(Il golden rod è una pianta, il 4-H stone non si capisce bene: credo sia una specie di targa di un'associazione simile ai nostri boy scout.) Poi:

Tuo padre piangeva al telefono
E guidò la macchina fino al porto
Solo per dimostrare che soffriva

Al mattino, all'ombra della finestra
Quando ti è arrivata luce sulla spalla
Sono riuscito a vedere cosa leggevi

E la gloria, che il signore ci ha dato
E i casini di cui non riuscivi a fare a meno
Quando ti ho baciato sulla bocca

Martedì sera, alla lezione sulla Bibbia
Abbiamo alzato le nostre mani e pregato sul tuo corpo
Ma non è successo niente

Mi ricordo, a casa di Michael, nel soggiorno
Quando mi hai baciato il collo
E ti ho quasi toccato la camicetta

Al mattino, in cima alle scale
Quando tuo padre ha scoperto cos'avevamo fatto quella notte
E tu mi dicevi che avevi paura

E la gloria, quando sei corsa fuori
Con la maglietta nei calzoni e le scarpe slacciate
Dicendomi di non seguirti

Domenica sera, mentre riordinavo casa
Ho trovato il biglietto in cui l'hai scritto
Con le foto di tua mamma

Seduto sul pavimento, dopo che ci siamo detti addio
Con la maglietta nei calzoni e le scarpe slacciate
Sto piangendo in bagno

(Notare che è vestito come lei, quella volta che il padre)

Al mattino, quando infine te ne vai
E l'infermiera corre dentro a testa bassa
E il cardinale nordico sbatte contro la finestra

Al mattino, all'ombra della finestra
Il primo di marzo, durante le vacanze
Mi è sembrato di vederti respirare

(E guardate che "Mi è sembrato di vederti respirare", cantato così, è una roba da rimanerci secchi)

E la gloria, che il signore ci ha dato
E i casini, quando vedo la sua faccia
Alla finestra, al mattino

Ultima strofa la metto in inglese, che tradurla è un casino:

Oh the glory when he took our place
But he took my shoulders and he shook my face
And he takes and he takes and he takes

1 commento:

Alex Fagiuolo ha detto...

non so se sapevi, ma ieri era il compleanno di George