Leggere una cosa qui e ricordarsi discussioni a sbarcate. Ma a sbarcate, anche con amici. Immagino telefonata: dovrei farla ad almeno 4 persone che conosco, ma non sarebbe un bel gesto.
-Pronto?
-Ciao Mario Bianchi.
-Ciao Geffe, come va?
-Bene, senti.. ti ricordi di quella volta (nel 2001 e nel 2002 e nel 2003 e nel 2004 e nel 2005 e nel 2006 e nel 2007 e nel 2008) in cui hai detto -con quell'aria tipica di chi la sa lunga e con quella retorica rabbiosa e disincantata da povero e abbandonato cittadino dei miei coglioni- che la Franzoni non ci andava in carcere?
-Come?
-Dai, ne abbiamo parlato un sacco di volte. L'intera Italia ne ha parlato per anni. E tu, insieme a molti altri, nella discussione ripetevi sempre questa cosa, cioè che tanto la Franzoni in carcere non ci sarebbe andata. Lo dicevi durante le indagini, dopo la condanna in primo grado e dopo la condanna in secondo grado. Io cercavo di spiegarti che la detenzione può arrivare solo dopo sentenza definitiva, che la nostra costituzione sancisce il principio di presunzione d'innocenza, che i processi sono cose complicate, che eccetera eccetera ma tu niente.
-Ah, sì...
-Ah, te lo ricordi. Beh? Niente da dire?
-In che senso, scusa?
-No, dico, son quasi due anni che la Franzoni è in carcere. Sentenza esecutiva sin dal giorno dopo la condanna della Cassazione. Tutto secondo procedura, secondo legge, non una virgola fuori posto. Nemmeno fossimo nella Svizzera tedesca. Inoltre una consulenza psichiatrica le ha impedito di vedere i figli fuori dal carcere, permesso che lei stessa aveva richiesto. Provvedimenti tosti.
-...
-No perchè mi sembravi così convinto che lei, oh, lei proprio niente. Me lo dicevi tu: "Ma figurati se quella lì fa un giorno di carcere".
-...
-Mi ricordo che non capivo da dove arrivasse una tale sicurezza. Mi sembrava una frase fatta, ma continuavi a ripeterla, l'hai ripetuta per anni, chissà perchè: ho pensato che ne fossi sinceramente convinto.
-...
-Sembravi uscito da un seminario di 5 anni sulla storia dei sistemi penali occidentali, con un master in criminologia e una specializzazione in architettura urbanistica della Val d'Aosta.
-Sì, ok, ma da parte tua non è...
-Da parte mia una beata fava: parlavi per dare aria alla bile e per darti pacche sulle spalle; beh, avevi torto, torto da vendere e nient'altro. Ciao.
-Pronto?
-Ciao Mario Bianchi.
-Ciao Geffe, come va?
-Bene, senti.. ti ricordi di quella volta (nel 2001 e nel 2002 e nel 2003 e nel 2004 e nel 2005 e nel 2006 e nel 2007 e nel 2008) in cui hai detto -con quell'aria tipica di chi la sa lunga e con quella retorica rabbiosa e disincantata da povero e abbandonato cittadino dei miei coglioni- che la Franzoni non ci andava in carcere?
-Come?
-Dai, ne abbiamo parlato un sacco di volte. L'intera Italia ne ha parlato per anni. E tu, insieme a molti altri, nella discussione ripetevi sempre questa cosa, cioè che tanto la Franzoni in carcere non ci sarebbe andata. Lo dicevi durante le indagini, dopo la condanna in primo grado e dopo la condanna in secondo grado. Io cercavo di spiegarti che la detenzione può arrivare solo dopo sentenza definitiva, che la nostra costituzione sancisce il principio di presunzione d'innocenza, che i processi sono cose complicate, che eccetera eccetera ma tu niente.
-Ah, sì...
-Ah, te lo ricordi. Beh? Niente da dire?
-In che senso, scusa?
-No, dico, son quasi due anni che la Franzoni è in carcere. Sentenza esecutiva sin dal giorno dopo la condanna della Cassazione. Tutto secondo procedura, secondo legge, non una virgola fuori posto. Nemmeno fossimo nella Svizzera tedesca. Inoltre una consulenza psichiatrica le ha impedito di vedere i figli fuori dal carcere, permesso che lei stessa aveva richiesto. Provvedimenti tosti.
-...
-No perchè mi sembravi così convinto che lei, oh, lei proprio niente. Me lo dicevi tu: "Ma figurati se quella lì fa un giorno di carcere".
-...
-Mi ricordo che non capivo da dove arrivasse una tale sicurezza. Mi sembrava una frase fatta, ma continuavi a ripeterla, l'hai ripetuta per anni, chissà perchè: ho pensato che ne fossi sinceramente convinto.
-...
-Sembravi uscito da un seminario di 5 anni sulla storia dei sistemi penali occidentali, con un master in criminologia e una specializzazione in architettura urbanistica della Val d'Aosta.
-Sì, ok, ma da parte tua non è...
-Da parte mia una beata fava: parlavi per dare aria alla bile e per darti pacche sulle spalle; beh, avevi torto, torto da vendere e nient'altro. Ciao.
6 commenti:
Io non ero tra quelli. Non amo parlare di cronaca giudiziaria. E Alberto Stasi? Se non è lui il colpevole, come pare sia stato stabilito di recente da non so quale grado di giudizio, vuol dire che c'è un assassino in libertà. Se invece lo avessero condannato le probabilità di aver rispettato la verità sarebbero state maggiori. Paradossi della giustizia.
Stasi primo grado, hanno ricorso in appello i genitori della Poggi e dopo qualche giorno anche l'accusa...Comunque secondo me condannare una persona perchè non ci sono prove che attestino che il bambino della Franzoni sia stato ucciso da qualcun altro, è assurdo.
Cito: "Unica realistica e necessitata alternativa residuale è quella della responsabilità della sola persona presente in casa nelle fasi antecedenti la chiamata dei soccorsi". Non è stata trovata l'arma del delitto e poi il movente: "Sarebbe stato un semplice capriccio del figlio Samuele a spingere Franzoni a uccidere. Anche se non è stato possibile per la Suprema Corte individuare con certezza la causale od occasione che originò il gesto criminoso".
secondo me la Franzoni era da assolvere per lo stesso motivo dell'assoluzione di Stasi: mancanza di prove.
Non capisco quale sia il paradosso: se lo avessero condannato, le probabilità di aver rispettato la verità sarebbero state maggiori solo in caso di sua effettiva colpevolezza.
Poi, le cose sono complicate, le verità complicatissime e i processi non parliamone, ma io non trovo sbagliato condannare per omicidio una persona nel caso in cui sia possibile escludere definitivamente che nessun altro possa aver commesso il reato.
Il bambino è morto, e qualcuno l'ha ucciso: stabilito questo, se si dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che nessun altro ha potuto farlo, allora la prova mi pare ci sia, eccome: la vittima.
Sull'arma del delitto non saprei, sul movente nemmeno, ma credo che un qualsiasi esperto di criminologia possa citarne di incredibili, folli e microscopici come niente.
Il paradosso è questo: nessun colpevole + un morto = assassino sicuramente libero; un colpevole dubbio + un morto = assassiono forse in galera. Tu mi puoi dire: "Eh, ma se non sei sicuro che Stasi è il colpevole il rischio è che un innocente sia in galera e l'assassino ancora in libertà". E io ti rispondo che il paradosso è questo: nella giustizia a volte una sentenza che meno si avvicina alla verità (e parlo di certezza assoluta perchè se nessuno viene condannato sei sicuro che il colpevole sia libero) risulta comunque più giusta di una che qualche probabilità di azzeccarci ce l'ha.
Sì boh, il problema è che io quelle robe qui non le capisco. Facciamo che ci credo, un po' dogmaticamente.
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