Jerry Brown (quel Jerry Brown, n'artra 'orta) ha vinto, comunque, eh.
Ps: Talvolta, mi capita di discutere con gli amici miei di votare e non votare, di andare o non andare, di affluenza e astensione. E io a votare ci vado sempre, anche per annullare la scheda nel caso in cui mi sembri opportuno (in realtà l'ho fatto due sole volte). Ci vado sempre -anche- perchè mi piace quello che ci sta intorno: mi piace quella parte rituale che comprende, fra l'altro, sorridere e ringraziare gli scrutatori dopo aver infilato la scheda nell'urna.
Però non ho mai avuto particolare antipatia per gli astensionisti, anzi mi sono spesso trovato a difenderli, per reazione a buona parte delle critiche di cui sono oggetto.
Se un elettore ritiene che sia meglio rinunciare a un suo diritto così importante, evidentemente ha anche fatto i conti con le responsabilità implicite della sua scelta, e sui significati della rinuncia: e sono cazzi suoi.
Se non va a votare e non ha fatto quei conti, vuol dire (per farla molto schematica) che di politica gli frega poco. E si torna punto a capo.
Si possono -naturalmente- discutere molto le ragioni per cui uno non va a votare. E ce ne sono di validissime, ma pure di stupidissime, e tutte le sfumature al seguito. Con quelli che dicono "Non vado a votare perchè i politici sono tutti uguali" farei pure a testate, per dire, ma sempre ribadendo la legittimità e la dignità del Non vado a votare. Il problema, appunto, è il perchè, e quello che lo segue.
E credo che le discussioni nascano anche per via di una caratteristica di tipo nazionale: in Italia, si va molto a votare. Fra le democrazie sviluppate e moderne, siamo lo stato con le percentuali di affluenza più alte.
Esistono studi che sostengono una bizzarra ma interessante tesi, su questa tendenza: le affluenze basse possono essere interpretate come segnale di solidità del sistema politico.
Secondo questa teoria, se poche persone vanno a votare, in sintesi, è un bene.
Vuol dire che il sistema politico funziona, che è sano e operoso in misura tale da -qui sta il paradosso, apparente o meno- disincentivare la partecipazione elettorale della cittadinanza.
Vuol dire che la classe politica fa cose e le fa bene, che l'offerta amministrativa fa pari con la domanda, e che il conseguente appagamento sociale si traduce in un'astensione non di protesta, ma di soddisfazione. Quel che si potrebbe giudicare come disinteresse sarebbe invece qualcosa di più simile alla sazietà.
Poi queste teorie si possono pure contestare. Io penso che una loro logica ce l'abbiano. Ed è notevole metterle in relazione ai dati provenienti dalla California nell'ultimo giro.
In California, ci sono 36.000.000 di persone.
Jerry Brown l'hanno votato in 4.552.000. Lo sfidante in 3.571.000.
Hanno vinto gli astenuti, a far due conti, e nemmeno di poco.
1 commento:
Spero che quel Jerry Brown abbia messo come "colonna sonora" della sua campagna elettorale proprio quella canzone :asd:
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