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Da questa settimana, come forse i più attenti avranno notato, in tv si sono apparentemente tutti ringalluzziti e hanno tirato fuori il velluto rosso (per modo di dire). Il motivo è molto semplice: è iniziato il cosiddetto periodo di garanzia. Lo so che entriamo in una tematica tecnica, ma vi assicuro che è piuttosto semplice da capire e, sopratutto, spiega mooolte cose sullo stato odierno della televisione italiana.Il periodo di garanzia è stato introdotto dal Berlusca e Publitalia nella metà degli anni 80 ed è in pratica un sistema che si basa su periodi di programmazione (in genere da settembre a metà dicembre e poi da fine gennaio fino a giugno) in cui le concessionarie pubblicitarie, cioè quelli che vendono gli spazi tv, si impegnano a garantire agli investitori pubblicitari dei livelli di ascolto “alti”; nel caso gli ascolti di quella determinata fascia fossero minori dei livelli promessi, la concessionaria si impegna a rendere parte dei soldi (ovvero regalare altri spazi). Ora, capite bene, che questo tipo di sistema poteva essere buono negli anni 80, quando la pubblicità costava poco e i mercati televisivi erano poco competitivi. Non mi pare sia la situazione odierna. Il problema è che questo meccanismo induce a un'immensa pigrizia tutti coloro che operano nella tv: da una parte gli autori e i programmatori tv che non sperimentano e non rischiano cose nuove, dall'altra i pubblicitari e i centri media che mostrano ai loro clienti-inserzionisti solo il dato di ascolto grezzo (il numero delle teste, lo share) e non consigliano di investire su altri programmi-orari-spazi che non siano quelli del prime time.Risultato: la melassa televisiva (parlo di rai e mediaset) a cui ormai siamo abituati. Prodotti medi per pubblico medio con la licenza media. Per questo nessuno lo cambia. Va bene a tutti così: non è rischioso e garantisce quel livello d'entrate necessario e sufficiente per mandare avanti il sistema e far guadagnare tutti. Paradossalmente accede che in canali non pubblicitariamente strategici come RaiTre, si prova a fare programmi diversi (tipo “Vieni via con me”) che hanno un grandissimo e inaspettato successo, ma che pubblicitariamente alla fine non incidono come invece potrebbero fare. Quindi alla Rai non convengono (ah, perché il periodo di garanzia è entrato in vigore anche per Sipra e il servizio pubblico Rai, eh).Basterebbe vedere cosa fanno altrove, negli altri paesi europei, dove il dato grossolano è sostituito da meccanismi di valutazione del dato di ascolto più puntali e precisi legati agli obiettivi di comunicazione, e da valutazioni post-programma (tipo, tu inserzionista ci dai più soldi se il programma ha superato di gran lunga gli obiettivi di comunicazione che ti eri prefisso). Insomma, si mettono tutti in gioco.Quindi quando criticate il livello medio dei programmi tv di rai e mediaset pensate anche alle cause.
1 commento:
Uh, grazie.
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