Ieri pomeriggio, ho felicemente tagliato l'erba in giardino. Ci ho messo un po', perché si tratta di un giardino largamente trascurato negli ultimi anni, molto grande, e altrettanto infestato da una forma di vita vegetale a cui si rivolge tutto il più profondo, biliare e possibile disprezzo di noialtri inquilini della casa.
Mentre tagliavo l'erba, ho ascoltato un bel po' di musica con il cosino shuffle della Apple. Come mi accade spesso, a un certo punto ho interrotto l'ascolto casuale e mi sono inchiodato nell'ascolto ripetuto di un singolo brano: I'm a Cuckoo dei Belle & Sebastian.
E' uno dei pezzi più famosi e riusciti del gruppo; in effetti è una di quelle piccole canzoni perfette, cantata un po' alla Morrissey, con un andamento leggero e trascinante, un efficacissimo contributo di qualche fiato qua e là e una citazione di un gruppo duro-e-puro come i Thin Lizzy.
E' uno dei pezzi più famosi e riusciti del gruppo; in effetti è una di quelle piccole canzoni perfette, cantata un po' alla Morrissey, con un andamento leggero e trascinante, un efficacissimo contributo di qualche fiato qua e là e una citazione di un gruppo duro-e-puro come i Thin Lizzy.
Dopo averla molto ascoltata anche stamattina, sono andato a leggere il testo perché non me lo ricordavo granché bene. E siccome è domenica pomeriggio e piove, la sto ascoltando anche ora mentre spippolo al computer.
I'm a Cuckoo parla di un amore che non c'è più, e ruota attorno a una serie di pensieri, ricordi, desideri e sbandi emotivi del protagonista. La cosa interessante è che nonostante a un certo punto le strofe recitino
And I loved youYou know I loved youIt's all over now
Non ci si crede nemmeno per un istante, che lui non la ami più. Se non altro perché nel passaggio successivo, oltre a rivendicare una serie di cose fatte per lei
And I was there for youWhen you were lonelyI was there when you were badI was there when you were sad
e a ricorrere a formule simili a "Ora devo pensare a me stesso"
Now it's my time of need
Si fa scappare, sul più bello, la domanda che fa crollare il castello
I'm thinking, do I have to plead to get you by my side?
Sì. Non la ami più. Come no.
Da questo punto di vista, I'm a Cuckoo mi ha ricordato quella che probabilmente è la canzone più triste della storia della musica leggera italiana, cioè Era già tutto previsto di Riccardo Cocciante.
Perché lui ci prova anche, a fare la parte del fatalista che già sapeva sarebbe andata a finire così. Pur mettendo in piazza dolori e frustrazioni senza ritegno, Cocciante prende un po' quella strada lì, quella dell'uomo maturo ormai esperto di delusioni sentimentali e corazzato di disincanti emotivi. Quindi figurati se l'ultima delle scottature lo può bruciare più di tanto. Figurati. Però poi la confessione scappa anche a lui, sul più bello e in completa antitesi con quanto affermato dal titolo, e alla faccia di esperienze e disincanti.
E siccome è Cocciante, e non una banda di scozzesi indie e raffinati, altro che paragonarsi a un cuculo, tsé:
Non ho saputo prevederesolo che però adesso io vorrei morire.
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