Volevo dirvi che c'è la crisi. Che stiamo vivendo un periodo tosto, drammatico. Che ci sono sacrifici all'orizzonte. Che il nostro debito pubblico ha rischiato d'impennarsi, andare a fondo scala e spaccare l'ago. Che la disoccupazione sta all'8,3%.
Insomma, volevo dirvi che siamo abbastanza nella merda, ma lo sapete già.
In questo contesto, dare un'occhiata alla situazione del mercato del lavoro -naturalmente per riformarlo- è d'obbligo. E' un ambito da cui non può provenire il rimedio assoluto e definitivo di tutti i problemi, certo, ma un bel pezzo di quel rimedio sì. Eccome.
Oggi la legge sul mercato del lavoro è la legge 30, che il governo Berlusconi -non lo scorso, quello precedente ancora- ha chiamato legge Biagi in memoria del giuslavorista morto ammazzato dalle BR: un'operazione di branding efficacissima in ragione della quale criticare la legge è un po' come criticare un martire del terrorismo e quindi un po' come sostenere posizioni estremiste, rossissime, sovversive. Che Biagi sia stato un consulente fra molti altri, è una notizia passata in secondo piano. Che il firmatario del documento finale fosse Maroni, ancora di più.
Bene. In tutto ciò, nel parlamento italiano ci sono Pdl, Lega, Pd, Idv, Terzo Polo e gruppetti misti vari, giusto? E nel parlamento italiano, oggi, ci sono due proposte di legge di riforma del mercato del lavoro. Sono entrambe del Pd.
Questo significa -lo so che è ovvio e consequenziale, ma pensateci bene- che da aprile 2008 a dicembre 2011: il Pdl non ha messo in discussione proposte di legge sulla riforma del mercato del lavoro, la Lega non ha messo in discussione proposte di legge sulla riforma del mercato del lavoro, l'Idv non ha messo in discussione proposte di legge sulla riforma del mercato del lavoro, il Terzo Polo -c'è dentro l'Udc, per dire- non ha messo in discussione proposte di legge sulla riforma del mercato del lavoro, i gruppetti misti vari non hanno messo in discussione proposte di legge sulla riforma del mercato del lavoro.
Io penso che sia una cosa fuori dal normale, ma tanto fuori dal normale, che solo un partito abbia saputo elaborare una proposta così importante su un tema così delicato all'assemblea legislatrice del paese.
E poi penso che, relativamente al Pd, sia un problema il numero delle proposte. Una è di Ichino, d'impronta liberale; l'altra è di Nerozzi, più vicina al mondo della CGIL. Beh, un partito di centro-sinistra e d'ispirazione socialdemocratica, ma più in generale un partito sano, dal funzionamento interno organico, dialettico ed equilibrato formulerebbe una proposta. Non due.
E infine penso che da questo tema, come da altri mille elementi della vita politica italiana, si possa trarre una conclusione: il Pd è un partito pieno di difetti, di contraddizioni, di litigiosità, di errori alle spalle e di tutto quello che vi pare; ma l'unico partito in Italia fatto a forma di partito serio e credibile. E di gran lunga. Per numeri, per democrazia interna, per presenza sul territorio, per capacità dei dirigenti, per senso del paese: per la sintesi fra capacità e possibilità di trasformare qualche pezzo d'Italia in un paese moderno, laico e progressista.