Stavo in auto, stamane, e ascoltavo la rassegna stampa di Massimo Giannini su Radio3. A un certo punto, c'è stata la sintesi degli articoli pubblicati a proposito della vicenda di Luca Abbà e il conduttore ha letto tutto il pezzo di Gramellini, che rimette in fila con intelligenza un pezzo di cinismo disgustoso e autocompiaciuto che circola su alcuni giornali di destra su questo tema.
Il punto è che c'è uno che soffre all'ospedale, e pure tanto. In casi come questo, l'analisi di motivazioni e responsabilità della sofferenza non possono stare sullo stesso piano della sofferenza stessa. Le persone benintenzionate sperano che smetta di soffrire al più presto. Io gli auguro di rimettersi in sesto.
E però penso sia opportuno aggiungere un'altra cosa: quello che ha fatto Luca Abbà, calato in un contesto democratico come quello italiano, sposta il piano della discussione in una misura inaccettabile. Non si può discutere di un'opera pubblica con una persona che ritiene di manifestare e protestare mettendo in pericolo la sua stessa vita. Perché un secondo prima stai parlando con il tuo interlocutore di un treno che deve passare in una montagna traforata, e un secondo dopo dell'esistenza medesima del tuo interlocutore. L'effetto prodotto dalla scelta neutralizza qualsiasi argomentazione, qualsiasi dato, qualsiasi punto di vista. Che gli dici a uno che, per manifestare le proprie ragioni, decide che proprio quelle ragioni passano in secondo piano rispetto alla bontà della causa e dunque si arrampica sui tralicci dell'alta tensione? Che gli rispondi a uno che introduce il pericolo della sua vita nei termini di una discussione dialettica? Il senso di missione di cui si autoinveste l'interlocutore non è compatibile con la possibilità di scambiare idee e punti di vista in modo equo. E' una cosa che sta a metà fra il ricatto morale e l'imbroglio. Con tutte le considerazioni del caso su mezzi, fini, intenzioni, risultati, eccetera.
Ps: il titolare del presente blog riserva una quantità equa di pernacchie sia a chi sostiene queste posizioni sia a chi sostiente queste.
3 commenti:
Sono andato a leggermi le indagini dello Sco, il reparto della polizia specializzato in indagini societarie e patrimoniali sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’Alta Velocità ferroviaria, risalenti agli anni '90. Ti dico giusto due cose rispetto a forse quanto gia' immagini o sai. Parrebbe che attraverso il meccanismo della concessione a oltranza la camorra si ritrovi a gestire fondi neri (ragione in piu' per depenalizzare il falso in bilancio) che, attenzione perche' questa e' la cosa interessante anche se un po' in soldoni, utilizzerebbe per garantire l'ordine delle ditte al nord. Con i conseguenti costi del progetto lievitati nel corso degli anni, perche' le tangenti
fanno e fecero il giro (parrebbe con la benedizione dell'Iri) dei partiti.
Ti confermo che qui in Francia della tav no frega niente a nessuno.
Perche' e' vero che si tratta della 'progettazione e la costruzione di una linea ferroviaria di interesse europeo'
ma allo stesso tempo non si capisce perche', sempre stando alle indagini suddette, gia' a partire dalla linea Roma-Napoli degli anni '90 il progetto sia stato assegnato alla ICLA, che
ha pesanti connessioni con societa' legate alla mafia.
Allora non pochi agricoltori interessati dal passaggio della linea
furono costretti a lasciare le proprie terre dove vennero aperte le cave per la produzione di calcestruzzo.
Compiendo una scelta non piu' tecnica ma, per quanto detto - e per la dubbia utilita' -, politica,
Monti dice che la tav in val di Susa deve debuttare. I partiti, questo e' risaputo,
hanno gia' preso la loro quota e aspettano di passare ancora all'incasso. E' qui che secndo me
il movimento no tav toppa. Dovrebbe sottolineare con maggior vigore che il teorema 'piatto ricco
mi ci ficco' non vale solo per mitomani o reali black blocks, ma anche per Bersani e compagni,
all'epoca delle quote spartite, pds, i quali sanno bene che ammonire con 'attenzione perche'
cosi' finiam come sappiamo..' paga, o meglio, alla fine paga pantalone.
Ora Giorgio, immagina che piu' per la mafia che per l'europa decidano di buttare giu' la tua di casa, per
fare spazio a qualcosa di inutile quando la ricerca langue.
Al massimo ti concedono qualche attimo, poi si passa ai fatti. Continuersti a dialogare con le mosche?
Parce que 'cela n'est pas un diner de gala'.
Mah. "Buttare giù la tua di casa" è una versione pretestuosa di "espropriazione per pubblica utilità", istituto sancito dalla costituzione italiana. Una cosa senza dubbio drammatica per chi la subisce. Ma è una cosa che si fa, si è fatta e si farà: perché in alcuni casi è necessaria. Molte persone se la sono infilata in tasca senza mettere in pericolo la loro vita: sono tutte quelle che non finiscono in prima pagina.
Mi chiedi come mi comporterei io, ma la domanda, di per sè, è del tutto inutile a far progredire la discussione. E comunque ti rispondo: non lo so. Se facessi quello che ha fatto Abbà -e non sono per niente persuaso del fatto che l'ombra della mafia sia stato determinante, nell'individuazione della sua modalità di protesta- combinerei più o meno una cazzata. Tanto quanto lui.
Preciso che non ho opinioni solide sul tema specifico. Ne ho una sul più ampio processo di meccanismi democratici attraverso cui è passata la sua progettazione: e penso che abbiano senso.
Ma non ho conoscenze sufficienti per prendere una posizione consapevole. E ho inoltre la sensazione di non essere così distante da molti contestatori che stanno in Val di Susa, da questo punto di vista.
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