Qualche anno fa, dopo aver letto e condiviso i primi dubbi sulla credibilità delle accuse rivolte alle maestre di Rignano, mi sono letto un po' di cose relative a casi di psicosi collettiva scatenati da una quantità di elementi analoghi come: indagini giudiziarie approssimative e superficiali, pessimo lavoro giornalistico sconfinante nella persecuzione mediatica, funzione di numerose famiglie coinvolte nel ruolo di canali amplificatori dell'isteria e testimonianze completamente inventate da parte di un gruppo anche abbastanza nutrito di bambini piccoli. C'è il caso McMartin, per esempio, che ha anche avuto una sua rappresentazione cinematografica molto interessante. Quello che deprime e che sconforta è prendere atto del vortice in cui vengono schiantate le vite di tutti i protagonisti in conseguenza di un fenomeno che non si è verificato. Non c'è niente di buono, in queste storie. Ci sono vite rovinate, dappertutto: rovinate le vite degli insegnanti, compromesse le vite dei genitori, devastate le vite dei bambini. Come se non bastasse, la storia orrenda di Rignano sembra essersi conclusa e invece non lo ha fatto: e Leonardo ci ha scritto un post molto bello. Si chiude così:
Sono ancora profondamente incazzato per gli innocenti che si sono fatti cinque anni di processo, per i bambini convinti di essere stati abusati, per i loro genitori che se ne sono convinti e che li hanno aiutati a convincersi; mi vergogno di vivere in un paese dove processi del genere si allungano per cinque anni, e i blog si sequestrano per un sospetto. L'incubo per me non finisce qui, non credo che debba finir qui per nessuno.
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