È un periodo che ascolto pochissima musica nuova. Immagino ce ne sia un sacco di appassionante e ganza, là fuori, ma io è mesi che ascolto cose che conosco già. Ascolto, riascolto, riscopro e mi incisto per cose vecchie.
C'è un successo ormai datato dei Baustelle, per esempio, cui mi sto appassionando molto. Si tratta di Il corvo Joe. Il testo è una cosa colta d'ispirazione decadentista: c'è il simbolismo, c'è lo sguardo critico sulla borghesia cittadina, c'è la nobilitazione poetica dell'emarginato. Non è male. Ma non è sostanziale: potrebbe pure parlare di fette biscottate, da un certo punto di vista, e funzionare comunque. Anzi, forse funzionerebbe di più. Il motivo per cui la canzone è strepitosa, tuttavia, è molto più legato alla struttura musicale e alla composizione. Ha molto più a che fare con l'andamento alternato fra il trasporto intenso e lo scazzo indolente, con la cura della metrica, con le aperture che accompagnano il ritornello, con il tocco solenne in dissonanza con le immagini da salotto arredato con divani sfondati.
1 commento:
io invece è un periodo che esploro, ma cose vecchie.
Ieri ho "scoperto" un disco del 2010.
E' di Jack Johnson, si intitola "To the Sea" e scommetto 30 kune che ti piacerebbe molto
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