lunedì 31 dicembre 2012
"Potremmo dire che il vero Pd nasce oggi, e lo rifonda Bersani con la complicità del suo sfidante"
Penso da tempo che buona parte delle sorti dell'Italia coincidano con le sorti del Pd. Oggi è l'ultimo giorno dell'anno e secondo me l'articolo più azzeccato è questo.
martedì 18 dicembre 2012
Comunque
Pannella sta facendo lo sciopero della fame perché l'opinione pubblica concentri le sue attenzioni sulle condizioni disumane delle carceri, non su se stesso.
lunedì 17 dicembre 2012
All we are saying is give "Ripudio della guerra" a chance
Non so cosa stia dicendo Benigni della costituzione, ma se conosco i miei chickens prima o poi tirerà fuori l'argomento più parziale e farlocco su cui si basano tutte le posizioni pacifiste "senza se e senza ma" in Italia. Mi riferisco all'undicesimo articolo della costituzione, che molto frequentemente viene sbandierato esclusivamente nella sua formulazione iniziale:
L'Italia ripudia la guerra
L'articolo invece prosegue articolando e contestualizzando in che modalità e con quali deleghe alle organizzazioni internazionali è previsto l'esercizio del ripudio della guerra. E soprattutto spiega quale tipo di guerra l'Italia ripudia, aprendo il contenuto dell'articolo a qualche interpretazione in più rispetto al dogmatismo preteso dei vari movimenti arcobaleno:
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
giovedì 13 dicembre 2012
Il problema della lingua
In certi casi, è che ricorre a espressioni non sufficientemente chiare. "Sodomia sotto l'altare", relativamente alle vicende dell'Istituto Provoli di Verona, è un titolo preciso ma non efficace. "Preti buttavano il cazzo nel culo ai bambini", invece, rende meglio l'idea.
mercoledì 12 dicembre 2012
Cerco un centro-sinistra di gravità permanente
Ernesto Galli della Loggia ha scritto oggi un editoriale che condivido molto:
La rimonta elettorale a cui si appresta Silvio Berlusconi è un'impresa forse disperata che egli affronterà adoperando tutti gli strumenti, si può essere sicuri. Ma forse dentro di sé l'ex premier conta soprattutto su qualcosa che non dipende da lui. Conta sull'aiuto dei suoi avversari: aiuto che ogni volta gli è puntualmente arrivato e che anche stavolta sembra sul punto di non mancare. L'aiuto che consiste nel fare di Berlusconi stesso, della sua persona, il centro ossessivo della campagna elettorale, nel prendere ogni pretesto per metterlo sotto accusa, nel trasformare le elezioni in un giudizio di Dio sul Cavaliere. Magari con l'involontario fiancheggiamento di qualche Procura della Repubblica. Già in passato questo si è rivelato il modo migliore per galvanizzare l'uomo e quell'Italia che ne apprezza la ruvida personalità; fatta perlopiù di gente non sofisticata che di Ruby e delle «olgettine» se ne infischia pensando che l'Imu è ben più importante.Penso da tempo che buona parte delle discussioni che intratteniamo su argomenti importanti possa essere viziata, disturbata e rovinata da fenomeni indipendenti dalla discussione stessa: incomprensioni linguistiche, tic psicologici, storie personali, eccetera. E insomma, quando mi capita di discutere di Berlusconi con altre persone, come me, sue avversarie, va talvolta a finire che ci prendiamo a testate. Ed è strano: non stranissimo, però strano. Ora che ci penso non ci ho mai scritto una riflessione vera e propria: provo a buttarla giù ora. Hai visto mai che serva a superare qualche incomprensione.
Io detesto praticamente tutto quello che riguarda Berlusconi: le panzane che racconta, il suo populismo, il doppio metro giustizialista con cui soppesa i guai giudiziari suoi rispetto a quelli degli avversari, il linguaggio violento, l'esasperazione dei toni, la concezione manichea tramite cui separa il mondo dei buoni da quello dei cattivi, gli insulti, la tendenza a rievocare dittature del passato per combattere i suoi avversari.
E quindi promette posti di lavoro a caso, promuove una lotta forcaiola alla criminalità e legata spesso al tema dell'immigrazione, insulta Rosi Bindi perché è brutta e Di Pietro perché fa strafalcioni quando parla, attacca le istituzioni che meschinamente vede sue nemiche, dà del coglione a chi non lo vota e per criticare D'Alema e Bertinotti va giù con Stalin e Mao.
Per questo motivo, in logica conseguenza della mia posizione, penso che Berlusconi vada combattuto e sfidato con strumenti diversi dai suoi. Perché i suoi li detesto. Mi fanno cagare: sono spesso incivili, scorretti, manipolatori, stupidi. Sono almeno parzialmente responsabili di alcuni problemi piuttosto seri della società italiana degli ultimi anni.
Vorrei che l'Italia dei prossimi anni sia governata da forze alternative a Berlusconi. Ma alternative non solo per cosa fanno: anche per come lo fanno. Nei contenuti e nella forma, negli obiettivi e negli strumenti.
Vorrei che l'Italia dei prossimi anni sia governata da forze alternative a Berlusconi. Ma alternative non solo per cosa fanno: anche per come lo fanno. Nei contenuti e nella forma, negli obiettivi e negli strumenti.
Quello che mi pare sia successo, invece (e che rischia di ripetersi in questi mesi) è che una bella fetta di antiberlusconisti (Di Pietro e i suoi, Travaglio e Il fatto ma anche tanta altra gente che orbita attorno al Pd e ad altri partiti di sinistra) abbia ritenuto di combattere Berlusconi ricorrendo all'utilizzo di strumenti simili, e talvolta speculari, a quelli di Berlusconi: raccontando panzane, utilizzando un doppio metro giustizialista con cui soppesa i guai giudiziari suoi rispetto a quelli degli avversari; usando un linguaggio violento, l'esasperazione dei toni, esprimendo una concezione manichea tramite cui separa il mondo dei buoni da quello dei cattivi, gli insulti, la tendenza a rievocare dittature del passato per combattere i suoi avversari. Naturalmente ci sono molte sfumature: non tutti si sono comportati così, non sempre, non nello stesso modo, non con le stesse responsabilità. Ma la tendenza è quella.
E quindi Berlusconi è un nano, anzi uno psiconano, anzi Al Tappone. Ferrara è un ciccione, Santanché una bocchinara. I guai giudiziari del Pd e/o di Di Pietro non ci devono far perdere di vista quelli del nano. Il nano è come Videla, anzi no è come Hitler. Chi propone strumenti alternativi alla battaglia contro di lui è un mascalzone, un inciucista. L'Italia del resto è ricascata nel fascismo.
Poi c'è stato il vertice, 3 anni fa, con la vicenda della statuetta tiratagli in testa da un disgraziato affetto peraltro da problemi psichici. Ricordo le battutine, i tentativi di contestualizzazione, ricordo chi si dava di gomito e diceva cazzo figata, e così via. Legalitari di ferro su qualsiasi dettaglio relativo a Berlusconi, ma quando c'è da condannare un crimine, beh, à la guerre comme à la guerre. Accidenti.
Io, per dirne una, m'incazzo ogni volta che sento qualcuno apostrofare Berlusconi dandogli del nano. Perché mi fanno incazzare gli insulti rivolti a qualcuno per condizioni fisiche indipendenti dalla sua volontà: penso che siano insulti anche un po' razzisti. Che ci volete fare, sono noioso così.
E quindi mi fa sorridere l'obiezione che spesso mi rivolgono quelli con cui mi prendo a testate su Berlusconi, e cioè di non essere sufficientemente antiberlusconiano. Secondo me è vero esattamente il contrario. Sono loro che, ricorrendo a strumenti e mezzi simili ai suoi, non lo sono abbastanza.
Aggiornamento: la sostanza della discussione e la mia posizione su di essa sono già state sintetizzate da Michele Serra, un anno fa, a proposito delle dimissioni del Cav:
Aggiornamento: la sostanza della discussione e la mia posizione su di essa sono già state sintetizzate da Michele Serra, un anno fa, a proposito delle dimissioni del Cav:
Berlusconi non è stato destituito dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, o dalla Fiom con le bandiere in resta, o dagli indignati vittoriosi e costituiti in Direttorio in collegamento con Santoro; ma da una vecchia élite borghese con i capelli bianchi, disgustata dal populismo becero e dalla mancanza di stile e di talento (la forma è anche sostanza) della classe dirigente di centrodestra. La sinistra – eletti ed elettori – è autorizzata a sognare la futura equità, e a lavorare per questo.
venerdì 7 dicembre 2012
"Se mi vuole convincere di qualcosa, mi dia i numeri"
Ho appena scoperto che alla fine del governo Prodi, nel 2008, lo spread stava a 37 punti. Qualsiasi cosa questo possa significare.
lunedì 3 dicembre 2012
Consiglio non richiesto per Matteo Renzi
Termina il tuo mandato di sindaco.
Fatto questo, puoi fare due cose.
La prima è fondare un partito liberaldemocratico. Non chiamarlo Pld altrimenti dicono che è come il Pdl e non chiamarlo Adesso o altre americanate che qua sono stucchevoli e non funzionano. Fondato il partito, ti schieri al centro che lo spazio c'è e ti presenti alle elezioni. Gente che ti vota c'è.
La seconda è entrare nel Pd. Entrarci davvero: fare militanza, passarci del tempo, cercare finanziatori, costruire relazioni, guadagnare appoggi, meritare fiducia e candidarsi come segretario o come candidato a un giro importante di elezioni.
Hai provato a prenderti il partito da fuori, un po' piratescamente, passando dalla corsia di emergenza, e non ce l'hai fatta: provaci da dentro che magari ti va meglio.
Mi piace quel gruppo, spero che non abbia successo
C'è un passaggio, nel bel discorso di Matteo Renzi ieri, che risponde adeguatamente al gusto blasé e alla fascinazione un po' morettiana di un pezzo della sinistra italiana relativamente al tema di essere una minoranza nella società in cui si vive e si fanno cose:
Oggi dobbiamo dire a noi stessi che gli italiani che sono andati ai gazebo sono stati ancora più chiari di noi. E quindi oggi dobbiamo prendere atto che, avendo offerto una idea chiara e diversa, la nostra idea non è stata vincente. Noi non siamo riusciti a raccontare in modo chiaro la nostra idea. Noi abbiamo perso, anzi, come ho detto sin dall'inizio: se vinciamo è un "noi", se perdo sono io.
Essere una minoranza politica significa aver perso: esserne in qualche modo compiaciuti significa essere cretini.
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