Ernesto Galli della Loggia ha scritto oggi un editoriale che condivido molto:
La rimonta elettorale a cui si appresta Silvio Berlusconi è un'impresa forse disperata che egli affronterà adoperando tutti gli strumenti, si può essere sicuri. Ma forse dentro di sé l'ex premier conta soprattutto su qualcosa che non dipende da lui. Conta sull'aiuto dei suoi avversari: aiuto che ogni volta gli è puntualmente arrivato e che anche stavolta sembra sul punto di non mancare. L'aiuto che consiste nel fare di Berlusconi stesso, della sua persona, il centro ossessivo della campagna elettorale, nel prendere ogni pretesto per metterlo sotto accusa, nel trasformare le elezioni in un giudizio di Dio sul Cavaliere. Magari con l'involontario fiancheggiamento di qualche Procura della Repubblica. Già in passato questo si è rivelato il modo migliore per galvanizzare l'uomo e quell'Italia che ne apprezza la ruvida personalità; fatta perlopiù di gente non sofisticata che di Ruby e delle «olgettine» se ne infischia pensando che l'Imu è ben più importante.Penso da tempo che buona parte delle discussioni che intratteniamo su argomenti importanti possa essere viziata, disturbata e rovinata da fenomeni indipendenti dalla discussione stessa: incomprensioni linguistiche, tic psicologici, storie personali, eccetera. E insomma, quando mi capita di discutere di Berlusconi con altre persone, come me, sue avversarie, va talvolta a finire che ci prendiamo a testate. Ed è strano: non stranissimo, però strano. Ora che ci penso non ci ho mai scritto una riflessione vera e propria: provo a buttarla giù ora. Hai visto mai che serva a superare qualche incomprensione.
Io detesto praticamente tutto quello che riguarda Berlusconi: le panzane che racconta, il suo populismo, il doppio metro giustizialista con cui soppesa i guai giudiziari suoi rispetto a quelli degli avversari, il linguaggio violento, l'esasperazione dei toni, la concezione manichea tramite cui separa il mondo dei buoni da quello dei cattivi, gli insulti, la tendenza a rievocare dittature del passato per combattere i suoi avversari.
E quindi promette posti di lavoro a caso, promuove una lotta forcaiola alla criminalità e legata spesso al tema dell'immigrazione, insulta Rosi Bindi perché è brutta e Di Pietro perché fa strafalcioni quando parla, attacca le istituzioni che meschinamente vede sue nemiche, dà del coglione a chi non lo vota e per criticare D'Alema e Bertinotti va giù con Stalin e Mao.
Per questo motivo, in logica conseguenza della mia posizione, penso che Berlusconi vada combattuto e sfidato con strumenti diversi dai suoi. Perché i suoi li detesto. Mi fanno cagare: sono spesso incivili, scorretti, manipolatori, stupidi. Sono almeno parzialmente responsabili di alcuni problemi piuttosto seri della società italiana degli ultimi anni.
Vorrei che l'Italia dei prossimi anni sia governata da forze alternative a Berlusconi. Ma alternative non solo per cosa fanno: anche per come lo fanno. Nei contenuti e nella forma, negli obiettivi e negli strumenti.
Vorrei che l'Italia dei prossimi anni sia governata da forze alternative a Berlusconi. Ma alternative non solo per cosa fanno: anche per come lo fanno. Nei contenuti e nella forma, negli obiettivi e negli strumenti.
Quello che mi pare sia successo, invece (e che rischia di ripetersi in questi mesi) è che una bella fetta di antiberlusconisti (Di Pietro e i suoi, Travaglio e Il fatto ma anche tanta altra gente che orbita attorno al Pd e ad altri partiti di sinistra) abbia ritenuto di combattere Berlusconi ricorrendo all'utilizzo di strumenti simili, e talvolta speculari, a quelli di Berlusconi: raccontando panzane, utilizzando un doppio metro giustizialista con cui soppesa i guai giudiziari suoi rispetto a quelli degli avversari; usando un linguaggio violento, l'esasperazione dei toni, esprimendo una concezione manichea tramite cui separa il mondo dei buoni da quello dei cattivi, gli insulti, la tendenza a rievocare dittature del passato per combattere i suoi avversari. Naturalmente ci sono molte sfumature: non tutti si sono comportati così, non sempre, non nello stesso modo, non con le stesse responsabilità. Ma la tendenza è quella.
E quindi Berlusconi è un nano, anzi uno psiconano, anzi Al Tappone. Ferrara è un ciccione, Santanché una bocchinara. I guai giudiziari del Pd e/o di Di Pietro non ci devono far perdere di vista quelli del nano. Il nano è come Videla, anzi no è come Hitler. Chi propone strumenti alternativi alla battaglia contro di lui è un mascalzone, un inciucista. L'Italia del resto è ricascata nel fascismo.
Poi c'è stato il vertice, 3 anni fa, con la vicenda della statuetta tiratagli in testa da un disgraziato affetto peraltro da problemi psichici. Ricordo le battutine, i tentativi di contestualizzazione, ricordo chi si dava di gomito e diceva cazzo figata, e così via. Legalitari di ferro su qualsiasi dettaglio relativo a Berlusconi, ma quando c'è da condannare un crimine, beh, à la guerre comme à la guerre. Accidenti.
Io, per dirne una, m'incazzo ogni volta che sento qualcuno apostrofare Berlusconi dandogli del nano. Perché mi fanno incazzare gli insulti rivolti a qualcuno per condizioni fisiche indipendenti dalla sua volontà: penso che siano insulti anche un po' razzisti. Che ci volete fare, sono noioso così.
E quindi mi fa sorridere l'obiezione che spesso mi rivolgono quelli con cui mi prendo a testate su Berlusconi, e cioè di non essere sufficientemente antiberlusconiano. Secondo me è vero esattamente il contrario. Sono loro che, ricorrendo a strumenti e mezzi simili ai suoi, non lo sono abbastanza.
Aggiornamento: la sostanza della discussione e la mia posizione su di essa sono già state sintetizzate da Michele Serra, un anno fa, a proposito delle dimissioni del Cav:
Aggiornamento: la sostanza della discussione e la mia posizione su di essa sono già state sintetizzate da Michele Serra, un anno fa, a proposito delle dimissioni del Cav:
Berlusconi non è stato destituito dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, o dalla Fiom con le bandiere in resta, o dagli indignati vittoriosi e costituiti in Direttorio in collegamento con Santoro; ma da una vecchia élite borghese con i capelli bianchi, disgustata dal populismo becero e dalla mancanza di stile e di talento (la forma è anche sostanza) della classe dirigente di centrodestra. La sinistra – eletti ed elettori – è autorizzata a sognare la futura equità, e a lavorare per questo.
2 commenti:
sono d'accordo in tutto e per tutto.
Il problema è che questi anni di governi Berlusconi mi hanno fatto credere sempre meno nella democrazia.
Possibile la democrazia permetta ad un Berlusconi di fare tutto ciò che ha fatto?
[Democrazia, scusa, girati un attimo che devo dire una cosa]
Ebbene, la storia ci ha insegnato che le rivoluzioni si fanno con le armi.
Non è l'unico modo, ma è sicuramente il modo di chi ne ha abbastanza.
Poi possiamo tornare alla democrazia.
Resto anonimo, che non si sa mai.
Le rivoluzioni si fanno con le armi, sì, ma contro una dittatura. In democrazia si ricerca il consenso.
Se Berlusconi vince (ipotesi molto inverosimile) democraticamente, gli si fa opposizione in parlamento. La "costituzione più bella del mondo" dice così, no?
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