Io, di mio, sarei un tipo anche molto pacifista. Il che non significa condannare ideologicamente e a priori ogni intervento militare: significa dire che sono pacifista.
Il pacifismo, per farla molto breve, è un'invenzione derivataci da quell'abissale massacro che è stata la seconda guerra mondiale.
L'umanità, nella sua storia, di guerre ne ha fatte a tonnellate, per molti motivi.
In Afghanistan, dove sei italiani sono divenuti martiri della lotta al terrorismo, ci sono delle questioni in ballo; questioni anche molto importanti per il mondo in cui viviamo e per le idee su cui è costruito.
In Afghanistan, dove sei italiani sono divenuti martiri della lotta al terrorismo, si stima che siano morte altre quarantamila persone, più o meno.
In guerra, porcogiuda, gli uomini sono morti, muoiono e moriranno sempre. E non lo dico solo perchè l'ho letto sull'Iliade.
Attenzione che ribadisco il concetto, dato che circolano molti sbalordimenti, rispetto a quanto riportatoci dalle cronache di ieri: in guerra, gli uomini, muoiono. Quanti ne muoiono e come muoiono sono elementi variabili, la costante è che si muore.
Sono pronto a scommettere che i sei martiri della lotta al terrorismo avessero abbastanza chiara quest'idea, e ben fissa in mente la relativa paura: se in guerra si muore, magari un giorno muoriamo noi. Che non significa andarsela a cercare, o meritarsela o scemenze del genere. Significa prendere le misure a quello che si fa: scendo le scale troppo velocemente, e magari cado; vado in Afghanistan con indosso la divisa dell'Esercito italiano, e magari muoio.
Quindi, rispetto alle logiche di un'operazione che si prefigge di:
Il pacifismo, per farla molto breve, è un'invenzione derivataci da quell'abissale massacro che è stata la seconda guerra mondiale.
L'umanità, nella sua storia, di guerre ne ha fatte a tonnellate, per molti motivi.
In Afghanistan, dove sei italiani sono divenuti martiri della lotta al terrorismo, ci sono delle questioni in ballo; questioni anche molto importanti per il mondo in cui viviamo e per le idee su cui è costruito.
In Afghanistan, dove sei italiani sono divenuti martiri della lotta al terrorismo, si stima che siano morte altre quarantamila persone, più o meno.
In guerra, porcogiuda, gli uomini sono morti, muoiono e moriranno sempre. E non lo dico solo perchè l'ho letto sull'Iliade.
Attenzione che ribadisco il concetto, dato che circolano molti sbalordimenti, rispetto a quanto riportatoci dalle cronache di ieri: in guerra, gli uomini, muoiono. Quanti ne muoiono e come muoiono sono elementi variabili, la costante è che si muore.
Sono pronto a scommettere che i sei martiri della lotta al terrorismo avessero abbastanza chiara quest'idea, e ben fissa in mente la relativa paura: se in guerra si muore, magari un giorno muoriamo noi. Che non significa andarsela a cercare, o meritarsela o scemenze del genere. Significa prendere le misure a quello che si fa: scendo le scale troppo velocemente, e magari cado; vado in Afghanistan con indosso la divisa dell'Esercito italiano, e magari muoio.
Quindi, rispetto alle logiche di un'operazione che si prefigge di:
- Smantellare un regime illegittimo e tirannico (fatto)
- Segare duro le cellule terroristiche di chi ha messo su l'11/9 (work in progress)
- Stabilizzare e democratizzare uno dei Paesi più poveri del mondo; vittima di un'invasione sovietica a fine '70, di un regime fanatico poi, di una guerra e di brigate terroristiche ancora più fanatici infine (work in progress, very much)
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