E tuttavia non basta lamentarsi della densità delle carceri o spiegare che le prigioni non sono luoghi per gente ammodino, che i detenuti stessi sono talvolta il naturale pericolo fisico per gli altri detenuti e che non è facile risolvere situazioni di rabbia, anche autolesionista, senza la mano pesante. E’ in gran parte vero, ma proprio perché il mondo carcerario è antisociale, duro, crudele, vendicativo, violento, proprio per questo diventa indispensabile l’esercizio occhiuto dell’autocontrollo e dell’intervento di autopulizia laddove l’ordinaria amministrazione diventi omicidio. Alla impenetrabilità della zona grigia carceraria, in cui guardie e reclusi coabitano secondo le regole comuni di una giustizia che non appartiene al mondo dei liberi, deve corrispondere una repressione fulminea, pubblica e solidale dell’abuso nel monopolio della forza.
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