Sappiamo più o meno tutti che gli zombie sono cosi che si trascinano indolenti e affamati negli horror, che prima di essere quello sono un prodotto dell'incrocio dei riti vudù diffusi e praticati ad Haiti con la cultura già a sua volta contaminata ed eterogenea di New Orleans. Da lì al film di Romero, ci sono di mezzo i vampiri di Matheson in I am Legend: ma poi si andrebbe per le lunghe.
In questi giorni, ho visto le sei puntate della prima stagione della serie Tv The Walking Dead. Funziona un sacco, non solo per gli zombie -che peraltro sono quelli che piacciono a me: tanti, stupidi e soprattutto lenti: a un certo punto sono usciti film in cui gli zombie correvano. Tipo 28 giorni dopo. Ma cosa ti corri che sei uno zombie? Vabbè- ma per il piano di lettura della sopravvivenza di una manciata di individui alle prese con un fenomeno aggressivo alla cui comprensione sono inizialmente sottratti. Da questo punto di vista è un po' come Lost, The Walking Dead. E nonostante ci siano i cosi affamati l'impianto generale è più realistico e strutturato. Ha un andamento lento e intenso in cui le rare accelerate sono efficaci senza essere tamarre, spettacolari senza essere cretine. Ci sono i bravi e i brutti, i buoni e i cattivi, e ognuno ha le sue ragioni. Insomma mi piace un sacco, The Walking Dead. Altro che quei pappamolla dei naufraghi.
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