Ci sono un sacco di commentatori di sinistra -chiamiamola riformista, socialdemocratica o più concretamente blairiana- che stanno cercando di fare chiarezza attorno alle notevolissime differenze fra la precarietà del mondo del lavoro e la precarietà del mondo del lavoro italiano. Sono armati di una quantità di dati e di numerose argomentazioni.
Il problema è che si rivolgono a un'area politica piuttosto sorda e irrigidita, da questo punto di vista. Cercano di svuotare il mare con un secchiello buco, ma ho la sensazione che sia opportuno dare retta a quel che sostengono.
Qui, per esempio.
Ricapitolando: mentre i prezzi delle case subivano aumenti vertiginosi, i salari dei lavoratori flessibili diminuivano a causa del loro scarso potere contrattuale, in un contesto in cui essi erano anche privi di sostanziali protezioni sociali. Il concorrere di questi tre fattori ha determinato la precarietà che ormai caratterizza larghissimi strati della popolazione under 40 (infatti, in mancanza di anche uno solo di questi fattori, il senso di precarietà individuale si affievolisce di molto).
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