Sono passati quasi 4 anni, ormai, ma io quel "Figurati" me lo ricordo bene. L'ho sentito e contestato per mesi. Era un "Figurati" convinto e disincantato, il nocciolo di qualsiasi posizione espressa da chi è certo di saperla lunga. Era un "Figurati" a cui si tentava di rispondere con dati, notizie, argomentazioni. Guarda che alle primarie sta vincendo in Stati dove era previsto che vincesse Hillary, guarda che -sì- il partito preferirà la Clinton ma lui raccoglie comunque un sacco di soldi da donazioni private, guarda che fa dei discorsi splendidi e coinvolgenti, guarda che sull'Irak è più credibile lui, guarda che gli americani non sono mica tutti razzisti.
Niente. Non c'era invito all'osservazione delle cose ("Guarda che", appunto) capace di scalfire la persuasione dialettica di quel "Figurati".
Figurati se gli americani eleggono un presidente nero.
Poi Obama ha stravinto le elezioni, e una quantità di quei "Figurati" si è successivamente trasformata in "Aspettiamo di vedere cosa fa", "Non è che siccome è nero ha sempre ragione lui" e affermazioni simili. Io sono entusiasta ancora oggi per l'accesso di un 47enne preparatissimo, competentissimo, carismatico, in gamba e già che ci siamo nero alla carica di presidente degli Stati Uniti. La vittoria di Barack Obama è stata una cosa fantastica al di là dei giudizi che si possono formulare sul suo operato. Una delle sue implicazioni più divertenti e soddisfacenti, a qualche mese dal termine del mandato, è testimoniata da questa battuta efficace di Robert De Niro:
Callista Gingrich. Karen Santorum. Ann Romney. Ma pensiamo davvero che il nostro paese sia pronto per una first lady bianca?
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