Tre cose accessorie sul caso Rossi.
Pur con diverse capriole e distinguo e premesse iniziali, Vittorio Feltri e Giampiero Mughini hanno preso la loro posizione sulla vicenda Delio Rossi ricorrendo al vecchio trucco di un bel pezzo della retorica di destra in questo Paese: arricchire la propria opinione di un'aura di libertà e indipendenza di giudizio, di capacità coraggiosa di dire cose fuori dal coro in contrapposizione alla pretesa "ipocrisia" e al presunto "falso perbenismo" di altri interlocutori. A loro non la si fa, al solito: e non sono come quegli ipocriti e moralisti secondo cui picchiare le persone è sbagliato, loro. Loro dicono le cose come stanno, loro: e le cose stanno che un bel paio di schiaffoni eccetera. Conservatori retrogradi che cercano di passare per anticonformisti: oplà.
C'è poi un meccanismo psicologico interessante che -mi pare- motiva molti giudizi tutto sommato difensivi di Delio Rossi, identificato nella considerazione "Al suo posto avrei fatto così anch'io." Cosa probabilmente vera -molte persone fanno così, nella loro vita: picchiano altre persone- o verosimile -molte avrebbero fatto così- ma che secondo me è molto irrilevante nella valutazione dell'episodio. C'è qualcosa di molto pericoloso nell'attribuire eccessiva importanza al contesto del momento e alle circostanze emotive dell'episodio: in questo caso, c'è il rischio di calpestare il diritto di Ljajic a non essere pestato per aver mandato a fare in culo Rossi. Di quello si tratta, in fondo: di un diritto.
Io non so come mi sarei comportato in quel caso, ma se a 52 anni mi capitasse di aggredire uno di 20 in quel modo, spero di pentirmene al più presto, di chiedere scusa e di cercare di rimediare. E vorrei che i miei amici mi dicessero "Posso capire la rabbia del momento, ma hai perso la testa: chiedi scusa, perché hai fatto una cazzata." e vorrei che mi venisse ricordato e ripetuto fino alla nausea un concetto fondamentale della convivenza collettiva: picchiare le persone è sbagliato.
Io ho fatto un sacco di cazzate nella mia vita. Delio Rossi è una brava persona. Le cose succedono. Fine della storia. O volete un bel paio di schiaffoni?
6 commenti:
vedi, sta li il nocciolo.
Non tutti credono che dare due ceffoni sia sbagliato.
Io sono della posizione per cui è certamente sbagliato, ma che a volte si può decidere arbitrariamente di sbagliare.
Io da bambino facevo la comunione senza essermi confessato, se no mia mamma avrebbe scoperto che al posto della confessione andavo a farmi il doppio a Vendetta all'arci.
Sì, o meglio: in molti dicono, esponendosi a qualche contraddizione, che "picchiare è sbagliato, ma un bel paio di schiaffoni..."
Il tema che scaturisce da questa convinzione è che non si tratta di un'opinione tollerabile alla stregua di altre opinioni e ammissibile in un dibattito, figuriamoci in un episodio concreto. Perché è una posizione che ignora -o, peggio, rifiuta- un principio fondamentale della convivenza che abbiamo costruito, dei progressi che abbiamo ottenuto, delle vite che facciamo: le persone vanno rispettate, i loro corpi vanno rispettati, la loro dignità individuale va rispettata. Perché rispettare le persone è una cosa giusta in sé: migliora la nostra vita, migliora quella degli altri. Aggredire uno perché ti ha mandato a quel paese equivale esattamente a calpestare la sua dignità personale, e si ricomincia daccapo.
E mi dà fastidio l'eventualità di suonare come un vecchio trombone rincoglionito, a scrivere ste cose: ma ogni tanto bisogna ricordarsele, soprattutto quando in tanti se ne dimenticano.
(Immagino che tu sia più o meno d'accordo con quello che ho appena scritto: lo metto nero su bianco perché trovo comunque molto discutibile accettare l'idea dell'ammissibilità di un paio di ceffoni. Come ho scritto nello spazio dei commenti, rispetto tutte le persone, non tutte le idee.)
Nel caso specifico sono d'accordo con te, due scuse e via.
Per quel che concerne accessori e corollari vari, non generalizzerei dicendo che picchiare e' sbagliato. Meglio: secondo me picchiare in certi casi non e' condannabile. Io non picchiero' mai, sento di poterlo escludere, per pigrizia sommata a incapacita' piu' che per bonta d'animo.
Tanto e' vero che potrei sparare, o almeno vi e' una probabilita' non nulla che potrei farlo, se la cosa fosse di una qualche utilita'. Ad esempio, penso al 'delitto e castigo': e' giustificabile l'assassinio della vecchia sfruttatrice? E tu, senti di poterla escludere, come possibilita'?
Concedimi infine l'ultima sbandata (rispetto al tema del tuo post) prima di guadagnare il letto. Il delitto perfetto: calcolo e ragione contrapposte alla scomposta passione del ceffone.
Ah dimenticavo, perché la retorica alla quale fai riferimnto all'inizio e' (solo, si percepisce) di destra?
Non mi sento di escludere questa o quella possibilità: se mi dovesse capitare di aggredire qualcuno, farei una cosa tanto sbagliata quanto Delio Rossi. Esistono aggressioni più violente e meno violente, più crudeli o meno crudeli, più comprensibili o meno comprensibili: ma non penso che ne esistano di giuste.
Parlo di aggressioni, non d'interventi in difesa di persone aggredite. E anche in quei casi, esistono misure accettabili e misure meno accettabili. E anche in quei casi, alle persone che hanno aggredito, bisogna spiegare e insegnare che picchiare è sbagliato.
In quali casi, per tornare al tuo commento, picchiare non è condannabile?
Sulla retorica di destra sono piuttosto persuaso, devo dire. Ferrara e Feltri ne sono interpreti di spicco da molti anni, con risultati disastrosi, così come Borghezio e la Santanché. Il Giornale e Libero, ma anche La Padania hanno impostato un bel pezzo del loro lavoro giornalistico su questa linea: cercare di passare per minoranza scorretta, coraggiosa e indipendente con lo scopo di smarcarsi dal denunciato perbenismo della fazione opposta. E applicano questa strategia a molti temi: dalla vita privata di Berlusconi ai diritti delle minoranze ai temi di comunicazione sociale o di rilevanza etica.
Mentre fra i commentatori di sinistra -almeno fra quelli che leggo frequentemente- non riscontro il ricorso a questo trucco retorico: Serra, Piccolo e Aspesi non esibiscono forzatamente il loro "saperla lunga" e il loro "non farsi fregare": sono colti e competenti e ragionano sulle cose. Ma il loro metodo non fa il giro del "A me non la raccontano", "Io dico le cose come stanno". Almeno mi sembra.
Penso sia importante porre in evidenza un punto, finora trascurato: non esistono gesti accettabili e gesti non, ogni azione
dipende dal proprio sistema di riferimento, lezione vecchia di un secolo, ormai. Ciononostante, per difetto (..e qui la discussione va avanti da anni: difetto linguistico o culturale? i filosofi, mi pare anche gli 'analisti', cioe' intendo filos. analitica, in proposito tacciono..) noi siamo abituati a pensare che una cosa esclude l'altra, ad esempio il bene esclude il male. Invece ritengo che bene e male possano esistere ('quanticamente') allo stesso tempo, cosi' come una cosa puo' essere viva e morta allo stesso tempo t.
Non mi sentirei di condannare un ceffone dato a capi e capetti fiat che ricorrono metodicamente al ricatto. Non mi sentirei di condannare un paio di ceffoni dato al pd che sta, senza vergogna, dalla loro parte (e poi dice di non nominare invano i partigiani, per cortsia)
Ho capito, tu parli di QUELLA destra, ma sai bene che quella non e' la destra ma un'anomalia italiana.
Sì, lo so; l'ho anche scritto: "un bel pezzo della retorica di destra in questo Paese". Frequento abbastanza spesso le cose di politica americana: pure i repubblicani hanno quest'abitudine, forse meno esplicita ma qualcosa di simile c'è anche da loro.
Trovo peraltro notevole la tua capacità di citare il Pd anche in un post come questo.
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