Su Internazionale di questa settimana, oltre a un sacco di pezzi sulla vittoria di Obama, ce n'è uno che avevo già notato su Slate e che mi sembrava molto interessante. E in effetti lo é: parla di pipì e pupù. Soprattutto, di come il modo in cui le smaltiamo sia ormai problematico, rispetto alla nostra disponibilità di acqua e ai mutamenti climatici: "Prendiamo acqua potabile e pulita, la sporchiamo con i nostri rifiuti e poi spendiamo milioni di dollari per pulirla ancora. Un metro cubo di acqua sporcata può inquinare fino a dieci metri cubi d'acqua pulita." Soluzione? Tornare al passato, per certi versi. Due flussi e non più uno, per fogne e cessi: uno per la pipì e l'altro per la pupù. La pipì inquina l'acqua molto più della pupù. Se si riesce a canalizzarla da un'altra parte si risparmia l'uso dell'acqua fino all'80%.
Tutto il pezzo prende spunto da un libro uscito da poco in USA e non ancora in Italia, il cui titolo tradurrei così, su due piedi: "Bisogni grossi. Il fetido mondo degli scarti umani e la loro importanza."
(Da questo punto di vista il brano di Underworld che avevo trascritto qui sembra acquistare ancora più senso...)
Fra altre cose, segnalo:
-la fondamentale figura storica di Joseph Bazalgette, ingegnere civile londinese che mise il suo nome sul primo sistema fognario della storia e salvò la vita a moltissime persone, dato che Londra in quel periodo era devastata da
-The Great Stink, il grande fetore che nell'estate del 1858 presentò alla città il conto di anni di smaltimento dei rifiuti sragionato e furibondo, che si manifestò anche in un non così strano contrappasso cromatico: le acque del Tamigi divennero marroni.
1 commento:
Non so se ricordi la mia visione dello Tsunami di merda che cancellerà la Terra. Non avevo poi così torto...
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