giovedì 31 marzo 2011
But before the night is through
E insomma sto scrivendo una tesi sulla figura del vampiro nella cultura americana contemporanea. Echissenefrega. Perfetto. Detto, fatto.
Qualche minuto fa, era almeno una mezzora che leggevo e rileggevo l'introduzione senza riuscire a procedere. Mi mancava un passaggio importante che non sapevo come legare a quanto scritto in precedenza, e come agganciare al senso generale del tutto, del quanto e della beata fava. Ed è qualche giorno che aspetto un paio di libri comprati online che non arrivano più, per colpa di un altro libro parte dello stesso ordine che sembra irreperibile, o che forse è finito nelle scandalizzate mani di un amanuense che ora sta ricopiandolo tutto a modino. E insomma un pochino stavo smadonnando. Mi servivano i libri.
Mentre brontolavo, è suonato il campanello. Era il corriere. Mi ha dato i libri. Gli ho detto grazie. Ho aperto il pacco, ho preso un libro, sono andato a vedere il capitolo che mi serviva (e che su Google Books era disponibile solo in parte) poi ho scritto questo post perché mi divertono molto le coincidenze stupidine.
mercoledì 30 marzo 2011
Nel caso ve lo fosse chiesto
Il segretario dell'associazione nazionale magistrati ha detto che quella di Berlusconi sui 20 milioni di euro spesi dalla procura di Milano per processarlo è una roba mica vera .
Civilised solutions
E' difficile non condividere l'entusiasmo di Matteo Bordone per Traveljohn, il primo cesso portatile della storia dell'umanità e probabilmente di tutte le galassie.
martedì 29 marzo 2011
Panic in the streets of London
E' un dibattito vecchio come il mondo, quello relativo ai criteri in base ai quali si debba selezionare l'élite di persone chiamata -in poche parole- a governare il mondo. Più o meno, ai politici si richiedono sempre le stesse cose: qualità come onestà e intelligenza, doti caratteriali e capacità comunicative, una credibilità politica a monte, una buona cultura generale e competenze approfondite e specializzate su particolari ambiti della vita collettiva. Un politico deve:
a) sapere dov'è il Camerun e può
b) beatamente ignorare quanti abitanti abbia, a patto però che
c) non pensi siano meno di un milione e più di un miliardo e
d) sia molto preparato su tutto quello che riguarda lo statuto dei lavoratori vigente nelle varie democrazie europee.
Un altro dibattito vecchio come il mondo è collaterale a quello qui sopra: e i governati? A loro cosa si richiede? Qualità e competenze di che tipo? La caratteristica essenziale dei regimi democratici è che la sovranità appartiene al popolo. Il problema implicato in questo principio è sempre lo stesso: cosa fa il popolo per meritarsela? O meglio: deve fare qualcosa?
Sto pensando a queste cose proprio in questi giorni di casini seri in Giappone. Un sacco di persone che conosco -soprattutto su Facebook- si dice molto convinta del fatto che il nucleare sia da rifiutare assolutamente, perché è pericoloso. Conosciamo tutti molto bene i meccanismi della paura e del panico collettivo, sappiamo tutti -e chi non lo sa è perché non si è informato, di conseguenza sono cavoli suoi- che l'incidente di Chernobyl è stato causato esclusivamente da negligenze umane e quest'altro da un terremoto di violenza inaudita. Però anche stavolta il giro è quello: in Giappone è scoppiata la merda, ricordiamoci che il nucleare fa schifo.
Io non lo so: non sono contrario al nucleare in linea di principio, non sono contrario quasi a niente in linea di principio, ma penso che forse per l'Italia quel treno sia già passato tempo fa, una volta per tutte. Ma magari mi sbaglio.
Quello che mi chiedo è quale percentuale di queste persone -quelle contrarie- sia in grado di spiegarmi cos'è la fissione nucleare, cos'è un isotopo, come funziona un reattore e quali misure di sicurezza esistono per riparare i danni più gravi.
E non ho intenzioni polemiche o saccenti, facendomi questa domanda. Davvero mi chiedo se i cittadini contribuenti (che in fin dei conti dovrebbero finanziare almeno parte dei diversi progetti di costruzione delle eventuali centrali) possano permettersi di avere una posizione su un tema molto tecnico e settoriale senza disporre delle conoscenze minime e rudimentali inerenti al tema stesso.
E se tutti noialtri possiamo permetterci di rinunciare a una forma di energia che presenta alcuni indiscutibili vantaggi -e che negli ultimi decenni ha fornito al Giappone sviluppo e joule a basso costo- in nome di qualche slogan e di un malinteso senso di saggezza popolare in base al quale "Se poi c'è un incidente..."
Me lo sono chiesto per un po', poi ho letto questo post scritto da un astrofisico che fa il ricercatore a Tor Vergata e ho smesso di chiedermelo, vinto da una lieve forma di cinismo.
In Italia, ci sono circa cinquantasei milioni di persone. Dubito che ce ne siano cinquecentomila a conoscenza delle nozioni snocciolate in quelle pagine.
Le mie domande sono rimaste un po' lì, poi sono andate a dormire anche se non avevano sonno.
lunedì 28 marzo 2011
Quando cessi dell'armi il frastuon, Quando appaja chi vinse o perdé
Fino a qualche anno fa, il calcio era una roba che mi piaceva molto. Lo seguivo e frequentavo costantemente: guardavo partite e trasmissioni, ne parlavo coi miei amici e in rete eccetera.
Col tempo, ho smesso di seguirlo e frequentarlo così tanto. Non dico che non me ne freghi più niente, ma non sono più un vero appassionato e gli dedico pochissimo tempo ormai.
Oltre all'Inter, faccio il tifo per parecchie squadre. Fra quelle estere, ne preferisco tre: il Real Madrid (per la storia che ha), il PSV Eindhoven (perché ci hanno giocato Romario, Gullit e Ronaldo) e il Celtic Glasgow (perché ha la divisa sociale più strafiga di sempre).
Il Celtic Glasgow è la più grande squadra scozzese, ha vinto 42 volte il titolo nazionale (e una volta la Coppa dei Campioni, proprio contro l'Inter) ma in Italia faticherebbe a qualificarsi alla UEFA Cup.
La cosa più appassionante del campionato scozzese (e l'unica rilevante, direi inoltre) è la vecchia rivalità -123 anni, ormai- fra i Celtic e l'altra squadra di Glasgow: i Rangers. Tradizionalmente, i primi sono legati agli ambienti cattolici e proletari della città, mentre i secondi a quelli protestanti e upper class. Di conseguenza, quando c'è il derby, a Glasgow, si respira un po' l'aria di guerra termonucleare globale. E nelle fasce più fanatiche delle tifoserie, la parola "guerra" non è usata a sproposito: episodi di violenza relativi non mancano quasi mai dalle cronache cittadine.
Nel penultimo derby, la polizia ha arrestato 229 persone. Nell'ultimo, 34. I Rangers hanno avuto 3 espulsioni, e un manager dei Celtic ha aggredito un assistente dei Rangers.
In Scozia, si è riacceso un dibattito sui problemi legati a questi scontri. Il problema, si sostiene in quest'articolo, è che
[...] The rivalry reflects social tensions that no one has done more to foster than the social institutions that are now blaming soccer for the country's ills. The Old Firm, as Celtic and Rangers are collectively known, preserves an ancient sectarian hatred that is baroquely entwined through all levels of Scottish society. For politicians and priests to cry J'accuse at the clubs while ignoring all the ways in which their own predecessors have stoked that same conflict is to treat a symptom as a disease.
Insomma, il problema è considerare quelle due partite di calcio due partite di calcio. Perché sono molto di più, contengono e riflettono una quantità di tensioni e drammi sociali molto dentro alla storia scozzese, che trovano nel calcio un canale di sfogo. L'articolo, inoltre, se la prende molto con i giocatori delle due squadre, accusati di non fare granché per combattere le esasperazioni attorno a cui si creano le violenze più odiose. Nell'ultima partita, le autorità avevano preavvisato i giocatori che sarebbero stati arrestati se si fossero comportati male, e le cose sono andate bene.
And since last weekend's Old Firm match in the Scottish League Cup final was played without incident, sectarianism is off the front page. The players, who were warned before the match that they could be arrested for bad behavior, played a slightly subdued, entertaining game, which Rangers won 2-1 in extra time. The rivalry has at least reached the point at which the violence sometimes wanes. But as long as Rangers and Celtic continue to serve their strange role as the national unconscious for memories of cultural strife, sectarian conflict will keep finding its way into Scottish soccer. Anger and violence will come back, like a bad dream.
Al di là della mia passione per il Celtic e per le cose anglo-sassoni, quest'articolo mi ha fatto abbastanza pensare al ruolo di simboli, icone, colori, slogan e micro-tradizioni che compongono il quadro. Alla parte rituale, liturgica e in qualche modo religiosa che gira intorno a questo tipo di partite di calcio, e alla sua capacità di evocare significati. E a quanto questi significati si possano tradurre in piccoli e grandi disastri sociali.
E forse tutto ciò mi ha dato uno spunto su cui costruire la mia tesi di laurea magistrale. Parla di vampiri americani, ma mi toccherà citare il fanatismo calcistico scozzese, nella parte dei ringraziamenti.
mercoledì 23 marzo 2011
Once more unto the Breach
Vorrei stare qui a dire quanto mi è venuto in antipatia il pacifismo ideologico e oltranzista tipico dell'estrema sinistra, e talvolta strumentalmente cavalcato dall'estrema destra più ributtante.
Vorrei stare qui a scrivere di quanto sia ridicola, miope e dogmatica la posizione dei pacifisti "senza se e senza ma".
Vorrei parlare di quanto sia stupido rivendicare con orgoglio una posizione che si dice priva di dubbi e di ipotesi in un tema che invece è incasinato, sfuggente, molteplice e per forza di cose mai uguale a se stesso.
Vorrei valorizzare, inoltre, l'importanza di avere dubbi e di farsi domande, di essere consapevoli che qualsiasi posizione definitiva e di principio, in questo caso, è di per sè limitata e poco credibile.
Vorrei dire due parole sul fatto che certe volte diplomazia e dialogo non funzionano, spesso a causa di cattive intenzioni di una delle due parti in causa.
Vorrei far notare che prima della risoluzione ONU, in Libia, mica c'era la pace. C'era un dittatore maledetto e disgustoso che tirava bombe in testa a sudditi che maltratta da una quarantina d'anni. E quel dittatore, dopo aver preso il controllo di una città che per qualche giorno è stata nelle mani del gruppo ribelle, minacciava di fare carne da macello di ulteriori sudditi colpevoli -secondo lui- di aver protestato con in testa l'obiettivo di avere una vita migliore.
Vorrei aggiungere che queste minacce, purtroppo, erano piuttosto credibili, e configuravano il pericolo di un'emergenza umanitaria. O di un massacro di innocenti, per dirla in poche parole.
Vorrei scrivere anche altre cose, ma ieri Cohn-Bendit e oggi Massimo D'Alema hanno sintetizzato il mio pensiero nel migliore dei modi, e quindi copincollo quello che hanno detto loro:
«Chi scende in piazza contro la missione internazionale di fatto non è neutrale, bensì con Gheddafi. Perché niente cortei quando Gheddafi massacrava il suo popolo? [...] In Italia vedo appelli a protestare mossi dall’ossessione assoluta e accecante della mitica lotta contro l’imperialismo americano. Come fa Vendola a dire né con Gheddafi né con le bombe?»«Io non sono pacifista. Sono per la libertà, la democrazia e i diritti umani»
sabato 5 marzo 2011
If I ever want to fly Mulholland Drive
A volte mi succede così, con le canzoni: che mi prende la vibra autistica e le ascolto una quantità ininterrotta di volte, rimandando piccoli e grandi impegni.
Adesso, per esempio, sono le 19:04 di un sabato sera. Ho appena fatto la doccia, e dovrei sistemare un po' la camera, o rispondere alla mail del prof con cui sono in tesi, o iniziare a preoccuparmi della cena.
Invece, è quasi mezzora che me ne sto sulla chaise longue ad ascoltare Electrolite dei R.E.M.
Vado matto per la strofa di pianoforte che c'è sotto, per i brevi stacchi e le riprese, per il coretto del ritornello, per il testo commovente e per l'interpretazione di Stipe, giocata sul contrasto fra l'intenzione di cantare un amore maturo e profondo ricorrendo a toni invece tristanzuoli e quasi rassegnati.
In questi secondi, la canzone sta finendo.
L'ascolto ancora una volta, poi mi do da fare.
Ps: il video l'ha girato Spike Jonze, quindi è molto bello.
Pps: coinquilina ha appena bussato alla porta ponendo la questione cena.
venerdì 4 marzo 2011
Lyza's had enough of men
Dal blog di Giovanni Fontana:
Zach Wahls è stato cresciuto da due madri. In questo bell’intervento – sono in discussione le adozioni per coppie omosessuali in Iowa – spiega la sua esperienza. Lo conclude con una considerazione semplice e irrefutabile:
Questo voto toccherà la mia famiglia o la vostra famiglia? Nelle prossime ore – sono sicuro – sentiremo un sacco di deposizioni su come avere genitori omosessuali danneggi i bambini. Ma la verità è che nei miei diciannove anni, neanche una singola volta ho incontrato una persona che si sia resa conto da sé che sono stato cresciuto da una coppia omosessuale. E sapete perché? Perché l’orientamento sessuale dei miei genitori non ha nessun effetto su quello che è il mio carattere.
Ps: come ho scritto qualche mese fa, non ho approfondite e argomentate opinioni sul tema dell'adozione da parte di coppie omosessuali. Se dovessi sintetizzare una pur traballante posizione, direi: "Perché no? Proviamo."
Spero comunque che questo tipo di testimonianze -relative in fin dei conti a vite ed esperienze che potrebbero essere le nostre- smussi in qualche misura la posizione aprioristicamente contraria, soprattutto quando confortata da convinzioni religiose.
giovedì 3 marzo 2011
Immaginarsi le persone
E' morto da qualche anno, e io lo conosco solo per aver letto Considera l'aragosta. E' morto da qualche anno ed è un peccato, perché il suo romanzo postumo attacca così, e già avanza:
Every whole person has ambitions, objectives, initiatives, goals. This one particular boy’s goal was to be able to press his lips to every square inch of his own body.
martedì 1 marzo 2011
And he takes, and he takes, and he takes
C'è che il mio amico Sufjan Stevens suona a Ferrara, il prossimo 24 maggio. E porcogiuda sono molto tentato d'andare.
C'è che anche quest'anno è il primo di marzo, e si ricorda Casimir Pulaski.
C'è che una delle mie canzoni preferite di Sufjan è Casimir Pulaski Day, su cui avevo scritto una cosa qui, l'anno scorso.
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