venerdì 6 aprile 2012

Uno sporco lavoro

Twitter. Di Pietro linka un pezzo di Travaglio. Lo leggo. M'incazzo. Lo so, dovrei studiare. Però ho letto questa cosa e ci faccio un post, perché ci sono poche cose che mi infastidiscono più della retorica di chi pensa di portare il peso del mondo sulle spalle. 
Travaglio ha scritto questo, comunque, e io lo commento sotto:
Sempreché sia vero che il governo ha fatto retromarcia sulla cosiddetta “riforma” dell’art. 18, 
Certo che è vero. E non ha fatto retromarcia, l'ha modificato. Ed è una riforma -criticabile come tutte le riforme- senza virgolette, non è cosiddetta e non riguarda solo l'articolo 18. Naturalmente Travaglio conosce tutti i fatti che ho appena elencato, ma li distorce uno ad uno inserendo il suo punto di vista e orientando automaticamente la posizione del lettore, che quasi sempre è convinto che Travaglio riporti i fatti, appunto.
è soltanto grazie alla Fiom, alla Cgil, all’Idv, a Sel, a un paio di programmi televisivi (tra cui Servizio Pubblico) e a un altro paio di giornali (tra cui Il Fatto), che hanno costretto Bersani a mettersi di traverso, sebbene l’ala confindustriale del Pd non ne volesse proprio sapere.
Qui le stupidaggini e le falsità s'intrecciano mirabilmente. Bersani ha da subito espresso diverse perplessità sulla prima bozza Fornero, sia di merito che di metodo. E le ha espresse con una linea indipendente da quella CGIL o Idv o Sel, tutti soggetti del dibattito che hanno criticato diffusamente le posizioni del segretario. E che vorrebbe dire che Fiom ed eccetera hanno costretto Bersani a mettersi di traverso? A nome di che? In che modo? 
In assenza di queste poche voci libere che fanno stecca nel coro del pensiero unico, 
Retorica complottista. E non si capisce perché Sel e Idv siano voci più libere di Pdl e Lega, per esempio. Sono libere tanto quanto.
il governo Monti sarebbe andato avanti 
Irrilevante perché non dimostrabile. Aggiungere un "probabilmente", magari.
come un caterpillar, spianando i diritti dei lavoratori e regalando un’altra arma di ricatto agli imprenditori.
Immagine e lessico denigratori. Infondata la cosa del ricatto degli imprenditori, data la posizione di Confindustria. Il ricatto è un reato.
È una buona notizia, perché dimostra che nulla è ineluttabile, nemmeno dinanzi al sacro totem del “ce lo chiede l’Europa”. 
Notiziona.
Quando pezzi importanti di società civile trovano un canale per manifestare visibilmente il proprio malcontento,
Quand'è che pezzi importanti di società non trovano un canale per manifestare visibilmente il proprio malcontento?
lorsignori 
Complotto.
sono costretti a tenerne conto, 
E perché sono costretti? E da chi? E come?
anche se dispongono della più bulgara maggioranza politica, culturale e mediatica dai tempi del fascismo.
Complotto più distorsione: prima parlava di Bersani, ora della maggioranza parlamentare e del governo.
Ma a questo punto qualche domanda si impone. 
Eh. Non dirlo a me.
Se, salvo trucchetti dell’ultim’ora, il governo ripristina la possibilità di reintegro giudiziario contro ogni tipo di licenziamento, compreso quello giustificato o mascherato da motivi economici, e cioè tutto torna come prima, che la fanno a fare la riforma dell’articolo 18? 
Complotto più illazione più ridicolizzazione dell'avversario. In base a quali elementi concreti si paventa la possibilità che il governo rimodifichi la bozza? 
E, se Monti dice la verità quando afferma che la retromarcia non inficia la portata “storica” della riforma, perché per ottenerla ci son voluti tre mesi di braccio di ferro con Fiom e Cgil, scioperi generali, mobilitazioni di migliaia di lavoratori? 
Argomento superficiale. Monti considera sia la prima versione che la seconda storiche. La seconda gli piace di meno, ma secondo lui resta storica. Il resto è una cosa di compromessi politici.
Se, nonostante il ritorno al reintegro, la riforma rimane storica, europea, foriera di formidabili investimenti esteri, sviluppo, lavoro e crescita, perché il governo voleva abolire il reintegro, giurando che reinserirlo avrebbe fatto infuriare l’Europa, la Bce, i mercati, lo spread, dimostrando che “il Paese non è pronto per le riforme”, impedendo al governo di salvare l’Italia e causandone la caduta?
La domanda è la medesima di prima. Il mio commento pure. Faccio notare il metodo giornalistico di rovesciare una quantità di elementi eterogenei e a loro volta complessi e articolati in qualche riga da cui si esce storditi, con il suggello finale di una citazione virgolettata fuori contesto. E poi cose come "Il governo ha giurato", sono di una sciatteria notevole.
Delle due l’una: 
Col cazzo. Le cose sono complicate. Delle due l'una, nessuna o centomila, semmai.
o Monti e madama Fornero 
Storpiatura ridicolizzante.
mentivano ieri sulla riforma prendere-o-lasciare, oppure mentono oggi sulla riforma lasciata. 
Qui c'è il colpo di genio. In una riga sola, Travaglio butta giù per lo sciacquone la distinzione fra opinione e verità, formalizzata all'incirca 2500 anni fa negli ambiti del pensiero classico greco. Monti e Fornero erano convinti che A fosse la riforma migliore. Hanno fatto la riforma B in ragione di un compromesso con un partito (il Pd) che sostiene il governo. Travaglio dice che hanno detto una bugia. E allora mambo.
È importante saperlo, in vista delle “riforme” prossime venture: anch’esse saranno giustificate con l’Europa, i Mercati, lo Spread, lo Sviluppo, il Salva-Italia. 
Illazione più affermazione parziale. Non tutte le prossime riforme saranno giustificate con l'Europa, non necessariamente e non con questo grado di certezza.
Ma non è detto, anzi la parabola dell’art. 18 lo farebbe escludere, che sia sempre tutto vero. I giornali, sull’art. 18, si erano divisi. Il Fatto e il manifesto chiedevano la possibilità di reintegro giudiziario sempre e comunque, per ogni tipo di licenziamento. Su Repubblica lo scrivevano Mauro e Giannini, ma non Scalfari, convinto che Monti sia Cavour reincarnato e dunque attestato sull’irrilevanza dell’art. 18. Corriere, Stampa, Messaggero, Sole 24 Ore, Giornale, Libero, Tempo e Foglio erano invece spalmati sulla linea dura di Monti&Fornero prima della cura. 
Quindi la stampa si è divisa sulla riforma del mercato del lavoro. Notiziona/2.
Ora è comprensibile che la stampa berlusconiana schiumi di rabbia per la ritirata sul reintegro (“Monti cala le brache”, titolano in stereo Sallusti e Belpietro). Ma è stravagante la posizione del Corriere: gli andava bene la riforma senza reintegro, gli va bene la riforma col reintegro. 
Che c'è di strano? Ammesso che "il Corriere" condivida una posizione unica sul tema, che c'è di strano ad apprezzare la prima bozza e la seconda? Evidentemente lo fanno in misura diversa, con toni diversi, con entusiasmi diversi. Trapela, dal procedimento di Travaglio, un'impostazione binaria e manichea, estranea alla valorizzazione delle sfumature e al ragionamento sulle cose. Mah.
Ma come: i pompieri della sera 
Storpiatura ridicolizzante
non ci avevano spiegato che chi voleva il reintegro era un pericoloso sovversivo, un residuato bellico da rottamare, un nemico del riformismo e del cambiamento?
Ce l'hanno spiegato solo se l'hanno scritto. Io non ne ho idea, ma Travaglio non cita nessuna fonte circostanziata. E i toni giornalistici del Corriere sono solitamente estranei a quel tipo di registro.
Viene in mente il caso del Tav Torino-Lione: grandi partiti e grandi giornali plaudivano al primo progetto da 25 miliardi, ora plaudono al secondo da 5-8 (low cost). Ma, se si è passati dal primo al secondo (entrambi inutili, ma almeno si risparmia), è solo grazie alle lotte del movimento No Tav, sempre dipinto come un ferrovecchio passatista e allergico al nuovo che avanza, anche quando diceva del tracciato A le stesse cose che oggi dicono i tifosi del tracciato B. Sull’art. 18, sul Tav, sulla corruzione e su tutte le questioni cruciali, la grande politica e la grande stampa non ne hanno mai azzeccata una, però seguitano a insegnarci a vivere. 
Lo so. Fare le pulci in questo modo è un esercizio a sua volta discutibile, forse anche un po' capriccioso. Ma una persona che abbia un residuo senso delle cose può scrivere, sinceramente e a ragion veduta, che sulle questioni cruciali la grande politica e la grande stampa non ne hanno mai azzeccata una? Mai? Nemmeno una volta, su nulla? Fecondazione assistita, guerra in Irak, elezioni negli Stati Uniti, conflitto arabo-israeliano, nucleare, pena di morte, surriscaldamento globale. Grandi partiti e grandi giornali non ci hanno mai capito un cazzo. Non state a spiegarmi cos'è un'iperbole, lo so benissimo: ma questo qui riporta i fatti. E dopo aver denunciato l'incapacità di comprendere le questioni cruciali di cui sarebbe affetto qualche migliaio di persone, si lamenta del fatto che quelle stesse persone "seguitano a insegnarci a vivere". Mica come lui. (A parte che non c'è niente di male, nell'insegnare ad altre persone a vivere: bisogna vedere come lo si fa, al limite.)
Come cantava De André, “la gente dà buoni consigli se non può dare cattivo esempio”.
Poi cita De Andrè, uno a cui facevano schifo i giustizialisti forcaioli come lui: e si dimentica pure di scrivere l'avverbio "più", prima di "dare".