venerdì 30 ottobre 2009

Ma il migliore rimane Ronaldo

Stando a Wikipedia, nel 49-50 Nordahl ha segnato 35 gol in 37 partite, stabilendo il record di reti segnate in assoluto.
Angelillo, invece, nel 58-59 ne ha fatti 33. Meno di Nordahl, ma è stato l'unico a raggiungere la media di un gol a partita.
E qui c'è la classifica dei marcatori della storia del campionato.

Al di sopra

Come e perchè sia morto Stefano Cucchi è sempre meno misterioso.
Qui le foto.

Ps: Adriano Sofri sta seguendo la vicenda, e oggi ha scritto questo:

E ora, paese d’infamie, misuriamo tutti a che punto siamo arrivati con la libertà d’informazione e l’uso delle immagini dei corpi: basta metterci di fronte le fotografie del cadavere di Stefano Cucchi, 31 anni, 37 chili, straziato dall’orbita alla mandibola alla colonna vertebrale, e andare a ritroso nei sette giorni e le otto notti precedenti, da un ospedale a una cella di galera a una caserma di carabinieri, fino alla fotografia di Stefano Cucchi, 31 anni, 45 chili, occhi e viso e colonna intatti, vivo.

Avere tempo a disposizione e non sapere che farsene

giovedì 29 ottobre 2009

Punto. A capo

Nel post segnalato due post sotto questo, Filippo Facci ha scritto un commento in cui sintetizza ineccepibilmente quello che di intelligente va detto a proposito di Travaglio, giornalismo e sentenze:

E comunque ’sta cosa delle diffamazioni ha stancato. Non ho mai giudicato Travaglio per le sue condanne. Additarlo come condannato per diffamazione, ad Annozero, era diventata una moda: lui rispondeva «non è vero», «mai», «nel mio casellario c’è scritto nulla». Veniva da difenderlo, da ricordare che i grandi vecchi del giornalismo hanno sul groppone centinaia di condanne che – si diceva un tempo – son tutte medaglie.
Ma non puoi neanche difenderlo: perché questo imbarbarimento, questo sostituire la fedina penale alla carta d’identità, questo far credere che un giornalista condannato per diffamazione sia un fatto clamoroso, tutto questo, insomma, è l’eredità culturale che Travaglio lascerebbe a questo mestiere se domani gli venisse un colpo. E’ la vera, sola grande diga che ha rotto: a cominciare da quando scrisse che le diffamazioni di Lino Jannuzzi meritavano il carcere.
Travaglio ha quattro condanne, due in civile e due in penale in primo grado, perciò nessuna definitiva: formalmente è incensurato. Complimenti vivissimi. Peccato che se ne fotta di chiunque sia nelle sue stesse condizioni: per impiccare un politico o un collega gli basta un verbale. Tempo fa andò a caccia di mie condanne per diffamazione tutte ritirate dai querelanti (perciò non presenti sulla fedina, come nel suo caso) e le pubblicò tutte.
Pensava di aver rivelato qualcosa di me. Lo ha fatto di sè.


Avrebbe dovuto

A me piacciono i trans – avrebbe dovuto dire – e ogni tanto, quando mi va, vado a letto con uno di loro”. Pagandolo? “Non sono contro la prostituzione – avrebbe dovuto dire – e penso che ciascuno sia libero di vendere il proprio corpo, se è maggiorenne e non vi è costretto”.
Ma andare a letto con un trans… “Non consento ad alcuno di giudicare i miei gusti sessuali – avrebbe dovuto dire – e tanto meno di criminalizzarli, perché vado a letto con individui maggiorenni e consenzienti. Fatti miei, è il mio privato”.
E allora perché venircelo a raccontare? “Perché non mi ritengo ricattabile – avrebbe dovuto dire – e oggi mi hanno chiesto del denaro in cambio del silenzio su quanto ho qui rivelato”. Piero Marrazzo non l’ha fatto: si è ritenuto ricattabile e ha pagato i suoi ricattatori.

I fatti esistono ancora

Solo che non sono necessariamente quelli raccontati da Travaglio.

"Componeva con la stessa facilità con la quale io e voi decidiamo se andare al cinema o stare a casa, anzi gli era un po' più semplice"

Qui, c'è un bel pezzo su Johann Sebastian. Sì, quello che si è inventato la musica occidentale.
Il brano di cui si parla nel pezzo è questo:


martedì 27 ottobre 2009

Risposta a Komo e Nich (un po' anche a Simo)

La trasparenza di fronte all'elettorato in campagna elettorale mi sembra il punto politico più forte: diccelo prima che almeno lo sappiamo.
Un'altra posizione che mi è stata esposta è relativa allo specifico caso: pagare per sesso è moralmente sbagliato, e io non voto un politico che fa cose moralmente sbagliate.

Entrambe le posizioni sono molto logiche e rispettabili: tuttavia, per quel che mi riguarda, trovo che ancora non bastino. Provo a spiegarmi in un ragionamento che non vuole andare oltre il suo puro status teorico.

Trovo che la richiesta di trasparenza sopravvaluti e deformi una dimensione del politico che invece dovrebbe essere secondaria: quella dei cazzi suoi, appunto.
Come ho scritto nel post, ho dei dubbi sulla questione credibilità-del-rappresentante: non sono così sicuro che possa essere un elemento tanto pesante e determinante da sentenziarne il fallimento politico. Perchè è un fallimento che concede troppo spazio e troppa validità a posizioni perbeniste e retrograde, a loro volta (non tutte, una parte) ipocrite e poco credibili.
Insomma, sono sempre meno convinto che la doppia facciata (famiglia e chiesa, trans e bamba) possa giustificare richieste di dimissioni. E' un'incertezza che non saprei articolare in un pensiero argomentato. Probabilmente è solo il fastidio provocato da opinioni che trovo incomplete, sbagliate ed eccessivamente di panza.

Inoltre, trovo ammissibile votare un politico che secondo i miei criteri fa cose moralmente sbagliate, perchè del relativismo in cui tutti facciamo il bagno non saprei che farne, se non lo applicassi alla sfera privata del prossimo: c'è qualcosa che non mi piace nel rivendicare la legittimità e l'intoccabilità dei cazzi propri solo su passioni e scelte individuali, per poi tirare giù la saracinesca quando si sente puzza di marcio a un metro dal marciapiede.
[Ma è il marciapiede di uno che ci rappresenta, obietterebbe qualcuno. Vero, più sotto mi spiego anche su questo punto.]
E, soprattutto, trovo ammissibile votare un politico che secondo i miei criteri fa cose moralmente sbagliate perchè l'etica non è un codice binario. Non credo che si passi da morale a immorale come dallo 0 all'1. Ci sono i contesti e le contraddizioni, ci sono particolarismi e vizi personali.
L'etica è sfumata, transitoria e stratificata: ci sono cose moralmente sbagliate che configurano disastri sociali, altre che rovinano la vita di una persona, altre ancora che è come se non esistessero.
Non si tratta di giustificare le peggiori nefandezze, ma di mettere in discussione un metro di valutazione che trovo inadeguato: dovremmo metterci a stabilire criteri e standard su cosa sia moralmente sbagliato ma politicamente accettabile? Al netto del relativismo di cui sopra... sì, forse sì.
Tipo andare a trans? Sì, forse sì.
Andando a trans, Marrazzo ha tradito i sentimenti di sua moglie, turbato la serenità di sua figlia e compromesso la stabilità della sua famiglia. Ha fatto una gigantesca cazzata.
Di quelle che possono distruggere una vita con una scioltezza clamorosa. Ma le ripercussioni di quella cazzata sono tutte sulla sua vita.
[E su quella della famiglia, obietterebbe qualcuno. Sì, appunto, della sua famiglia. Ma lo votiamo perchè è un buon politico, perchè è un buon padre di famiglia o per entrambe le cose?
Qui la risposta dipende da criteri personali e individuali di scelta elettorale, e si discute poco: ognuno, col suo voto, fa un po' quello che gli pare.]
Io, da elettore, non penso che mi sentirei tradito. Detto alla bruttocane: non me ne frega un cazzo se uno che ho votato paga un trans o una zoccola per sesso - ammesso che non infranga la legge. E non è per fare il bastiancontrario, o l'esibizionista: davvero non me ne frega un cazzo. Ho molto più a cuore altre cose, di uno che fa il presidente della regione.
Trovo che di un politico ci dovrebbero interessare di più onestà, competenze e capacità di guidare un'élite in grado di concretizzare progressi e migliorare il mondo.
Epperò dico spesso -e lo penso- che il politico non è un cittadino come un altro, che dev'essere meglio degli altri. Dev'essere sopra la media.
Ma non sono certo che un comportamento sessuale non convenzionale e un incasinamento esponenziale del matrimonio possano avere -soli- l'ultima parola sulla statura del politico, sul suo essere sopra la media. E non sono certo nemmeno del contrario.
Ecco perchè non capisco le certezze e le indignazioni che circolano in questi giorni: perchè rispetto alla vita privata di Marrazzo, non vedo un conflitto con quelli che ritengo i suoi compiti più importanti. (Il Cav, per esempio, alcune delle escort le ha messe in lista alle europee, cosa che lo squalifica moralmente e politicamente)

Naturalmente, mi rendo conto che là fuori ci sia il mondo vero. Che la teoria di queste riflessioni è spazzata via da pratiche, costumi e meccanismi della sfera politica.
Mi rendo conto che ci siano regole non scritte, e che il pubblico non abbia un privato.
Che quando si pesti una merda grossa e fumante come quella di Marrazzo, ci si dimette e stop.
E che ci siano dei buoni motivi e delle fondate ragioni, a legittimare questo funzionamento.
Io, però, continuo a non esserne persuaso.

Quando dico che Sufjan Stevens è un semidio musicale, intendo questo:

Musica e testo.

lunedì 26 ottobre 2009

Buona

Come una Pasqua

Io, se Rutelli passa all'UDC, sono contentissimo.

Scambi, vedute

Non ho mai sollecitato i pochi visitatori del blog a commentare quello che scrivo. Perchè sono pochi, e perchè spesso in quello che scrivo c'è poco da commentare.
Stavolta, sollecito.

Allora.
Per come la vedo io, il problema di Marrazzo, il nodo che giustifica la sua autosospensione, il motivo per cui è giusto che faccia le valigie, sono la mancata denuncia alle autorità e la colpevole cessione alle manovre di 4 carabinieri estorsori, non l'oggetto dell'estorsione stessa. Marrazzo si è reso ricattabile, e non si è rivolto alle forze dell'ordine per informarle che alcuni loro rappresentanti commettevano crimini anche molto gravi. Non lo metto in croce, però trovo ragionevole e opportuno, vista la sua grossa omissione, che prenda la porta e arrivederci.
Ma il viado? Seriamente: la regola non scritta secondo cui il pubblico non ha un privato vale sempre, e i politici devono farci i conti. Detto ciò, uno può rappresentare i cittadini e andare a trans?
Dato per assodato e condiviso che le capacità e le competenze politiche di un rappresentante non hanno alcuna relazione con quello che fa sotto le lenzuola, dov'è il problema?
Marrazzo ha cavalcato posizioni omofobe e parruccone? Non mi pare.
Ha partecipato al Family day? No.
Quindi non può essere accusato di ipocrisie o vittorianismi.
Allora può ricoprire incarichi istituzionali e farsi i cazzi suoi con chi preferisce? Può difendere la legittimità della sua vita privata di fronte all'opinione pubblica?
Sì o no?
In entrambi i casi, perchè?

[Nel ventaglio delle risposte negative, quella che mi sembra più accettabile riguarda la credibilità del politico: o vai a trans o vai in televisione e alle inaugurazioni di tratti autostradali. Ma anche qui, se il termometro della credibilità è l'opinione pubblica, e se l'opinione pubblica è composta da retrogradi e bacchettoni, si sventola bandiera bianca così? Si lascia il campo in questo modo? E poi con la stessa faccia si sbuffa di fronte alle posizioni della Binetti?]

Cose che si scoprono guardando The West Wing

Che John Adams e Thomas Jefferson, secondo e terzo presidenti USA, sono morti lo stesso giorno, nel 1826. Era il 4 luglio.

Conviene segnarsela

"Se, per qualche cataclisma, tutta la conoscenza scientifica dovesse essere cancellata, e solo una frase potesse essere trasmessa alle generazioni successive, quale frase conterrebbe la maggiore informazione nel minor numero di parole? Io credo che essa sia l'ipotesi atomica (o il fatto atomico, o in qualunque altro modo vogliate chiamarlo) che tutte le cose sono fatte di atomi — piccole particelle che si muovono perpetuamente, attraendosi tra loro quando sono a piccole distanze, ma respingendosi se si prova a schiacciarle le une contro le altre."

Via Keplero.

venerdì 23 ottobre 2009

Ragione definitiva per annullare la scheda

A Otto e mezzo Lilli Gruber ha chiesto a Livia Turco, cioè a Pierluigi Bersani, cioè a Massimo D'Alema, chi sceglierebbe come alleato: UDC o Di Pietro?
Lei: "Mah, tutti e due. Tutti e due."

Avvisatemi, no?!

A parte che la canzone è splendida, e lo sapevamo già, ma io il video qui non l'avevo mai visto.

Processi. Intenzioni

Su, avanti, cominci il dibattito: Franceschini buono e bravo perchè ha scelto Touadi come ipotetico vice, o furbo e opportunista perchè ha scelto un nero come ipotetico vice?

giovedì 22 ottobre 2009

Mirabolanti avventure di altri gnomi nella macchina da presa (per non parlare del clima, madame)

Fare arte, inventare qualcosa, mi spiegavano alle superiori, è una cosa complicata. Nella sua complessità, questo tipo di attività ha sempre richiesto, da parte dell'artista, un esercizio di equilibrio tra forma e contenuto. La forma è il come, il contenuto è il cosa. E ok.
Se ti concentri troppo sulla forma, sullo stile, sull'eleganza, su orpelli e minchiatine, rischi di perdere di vista il contenuto. Se friggi aria, ma bene come te non la frigge nessuno, capace che ti danno del barocco, o del frivolo. Ti dovrebbero dare del rococò al limite, ma questo non c'entra.
Se ti concentri troppo sul contenuto, su quel che succede e sul significato di quel che succede, rischi di essere palloso. Se tiri su una casa gigantesca, strutturatissima e densa di roba ma che da fuori sembra un penitenziario, non te l'affitta nessuno.
Per capirci, ad esempio, Oscar Wilde era uno criticato per l'eccessiva cura formale e la conseguente povertà di contenuti - poi l'hanno capito e un po' hanno smesso di criticarlo.
Emile Zola il contrario. Tutta una roba di messaggio, di affresco della società, di significati, di divulgazione del verbo socialista, ma due palle a leggerlo - poi l'hanno capito e un po' hanno smesso di criticarlo.
Poi ci sono i geni, che tengono insieme forma e contenuto a livelli imbattuti. Solitamente, nei programmi didattici ministeriali godono di grande spazio. Dante e Shakespeare, per capirci.
Passando dalla letteratura al cinema, c'è solo una grande differenza - che negli ultimi decenni si è sempre più assottigliata, fino a sparire.
Certo, i soldi. Il cinema è un'industria: le banche prestano i soldi ma li rivogliono con gli interessi, i produttori investono ma poi ci vogliono guadagnare. In mezzo, c'è il film.

Questa serie di cose inutili è per dire che ho visto Public Enemies di Michael Mann e non ci credevo.
Non credevo, onestamente, che un grosso film (100 milioni di budget) hollywoodiano potesse essere concepito e realizzato in quel modo. (E guadagnare in quel modo: è ai 200 milioni ormai, e in molti stati -tipo l'Italia- non è ancora stato distribuito.)
Ma dicevo del modo.
E' ambientato negli anni '30, parla di John Dillinger ed è una cosa glaciale. La forma è elegantissima, i dettagli fighi abbondano, la ricostruzione dell'epoca è precisissima, gli attori parlano quasi sempre a bassa voce, la fotografia è un piacere per gli occhi, le sparatorie sono sparatorie come uno si immagina le sparatorie, la colonna sonora vive tutta su una serie di accessi di solennità. E' quel tipo di compiutezza, di meticolosità, di rigore che ti stordisce. C'è un'intensità che spiega benissimo come mai il regista giri non più di 4 film per decennio.
Se Michael Mann (che il cielo lo conservi) l'avesse intitolato Come dirigere un film, avrebbe sintetizzato meglio il soggetto.
Naturalmente, questa straordinaria cornice tira molto la coperta dalla sua, lasciando indietro la scrittura.
Certo, c'è qualche colpo di scena, il plot sta in piedi dall'inizio alla fine e non trovi forzature nemmeno con la lanterna. Ma i dialoghi zoppicano, e molto. E anche l'interpretazione dei due attoroni (Depp e Bale) è un po' meno di quel che ci si aspetterebbe.

Ma secondo me, almeno stavolta, questo conta poco: Mann ha offerto al grande pubblico una cosa hollywoodiana di grande qualità, sfidando i pregiudizi diffusi sulla capacità dello spettatore medio di confrontarsi con un film complesso e sintattico, e con questi gli standard professionali di molti suoi colleghi.
Facendo ciò, ha portato a casa il cucuzzaro.
Se poi uno si annoia, siamo al solito De gustibus, e va bene. Ma Public Enemies è bello comunque.

mercoledì 21 ottobre 2009

Metterci la faccia

Di questo mi sono accorto in ritardo, trovato qui.



Ps: se Bersani applicasse alla sua leadership l'istinto che l'ha portato a reagire in quel modo (ridere come un pazzo) lo voterei una volta i feriali e due la domenica.

Think new

I nuovi Macbook sembrano splendidi, e hanno qualche notevole cosa in più.

"Una follia a cui potrebbe abboccare solo il dittatore più scemo del Centrafrica"

Lorenzo Cairoli ha scritto un post in cui segnala la commercializzazione di un'auto che raggiunge il primato di essere la più costosa del mondo. Un milione di euro.
Tra le tante caratteristiche, pare che il frigo contenga di default tre bottiglie della migliore vodka del mondo e -soprattutto- che i sedili siano composti da pelle di pene di balena.
Già.

Lascio al lettore tutta la serie di speculazioni su come e a quale prezzo -non economico, intendo- la pelle di pene di balena finisca dal pene di balena agli interni di un'auto.

Il piglio del rompipalle

Nel giusto tentativo di spiegare che l'Italia non è una dittatura come urlano certi tromboni là in giro, Angelo Panebianco, due giorni fa, ha scritto:

Abbiamo libere e re­golari elezioni ma una parte non esigua degli elettori dello schieramen­to sconfitto non ricono­sce la legittimità del go­verno in carica (ma la stessa cosa facevano certi elettori dell’attuale mag­gioranza quando governa­vano i loro avversari).

Nonostante la bontà della posizione sostenuta, la prima cosa che ho pensato è stata una sostanziale correzione: non erano "certi elettori", era Berlusconi.

lunedì 19 ottobre 2009

Na bella autogestione


Non ci sono più i terroristi di una volta

Volendo metterla sul ridere, della lettera delirante indirizzata al Cav colpisce anche la vistosa incapacità di scrivere in un italiano corretto.

Poi chiudiamo Telecom per i ricatti via telefono

Emilio, senti bene. Senti bene che te lo dico una volta sola. Ci sei? Mi stai ascoltando? Ok.



Facebook non è un sito. Facebook è un'azienda. Non puoi chiuderlo quanto ti pare. Punto.

venerdì 16 ottobre 2009

"Ovviamente non vogliamo dare giudizi nè trarre conclusioni". A seguire, giudizi e conclusioni

Dopo aver deciso che la Corte Costituzionale (la Corte Costituzionale: il collegio di giudici a cui la nostra Costituzione dà l'autorità di stabilire l'interpretazione più esatta possibile della Costituzione stessa; di ciò che si può fare e ciò che non si può fare) è un circolo di comunisti faziosi che ce l'hanno con lui, il Cav se n'è uscito con un "ne vedremo delle belle" a proposito del giudice Mesiano, quello che ha condannato la Fininvest al pagamento dei famosi 750 milioni.
E fino a qui, cose note.
Stamattina scopro che non solo sul giornale del Cav c'è un articolo relativo al giudice e i stragrancazzi suoi, ma che pure Canale5 ha fatto pedinare il giudice. Letto bene: l'hanno pedinato. Tralasciando per un momento la possibile configurazione di un reato da parte della rete, uno si chiede: cos'hanno scoperto?
Risposta: niente. Una stramazza di niente. Un intero mucchio pieno di nulla. Nada. Zero. Rien.
Hanno comunque ritenuto di trasmettere il servizio? Yes, of course.
Gente di gran classe. E attenzione a cosa si aggrappano per squalificare la reputazione del nemico di turno:



Ps: chi legge quello che scrivo qui sa che tendo a far parte di uno schieramento moderatamente antiberlusconiano, in contrasto soprattutto con chi tira in ballo il regime e il ritorno al fascismo a ogni sbattere d'ali. Talvolta, però, il collegamento scappa.

giovedì 15 ottobre 2009

Versione inglese di quello qui sotto, naturalmente migliore

Una Binetti gnocca e un presidente che sa il fatto suo: tutto finto

Dire la propria

In un paio di blog che leggo, si sostiene con grande entusiasmo la candidatura di Tony Blair come presidente dell'Unione Europea.
Anche a me sembra un'ottima idea.

Luogo di nascita: Hiroshima

Estate 2008, sono andato in Sicilia con diversi amici.
Prima di partire, come un po' tutti, ho messo un paio di libri in valigia. Uno di questi -che poi ho letto durante la vacanza- l'avevo comprato per il titolo, che mi sembrava sarcastico e malinconico insieme: A parte il cancro tutto bene, di Corrado Sannucci.
In questo libro, Corrado Sannucci ha raccontato la storia sua -affetto da un mieloma multiplo- e della sua famiglia: un uomo e le sue due donne alle prese con il male.
Il libro è molto bello, apre molte finestre sul significato di una malattia così devastante, ed è pieno di riflessioni e spunti intelligenti.

La morte è una questione privata nella cui intimità non è lecito addentrarsi, non troppo almeno. Ma si vive e si muore specchiandosi l'uno nell'altro, tra chi lo scrive e chi lo legge, e che sa, quest'ultimo, che un giorno dovrà anche lui scriverlo. La morte di un altro mi riguarda terribilmente, dovrei ringraziarlo se ha lasciato scritto qualcosa che aiuti anche me ad attraversare serenamente la stessa soglia. Il testamento biologico non è un'offesa all'etica dell'uomo, ma solo una minaccia alla sua vanità. L'eredità migliore della battaglia combattuta è che non si lascia il campo ritirandosi, ma camminando verso gli altri.

Corrado Sannucci è morto l'altroieri, a Roma.

mercoledì 14 ottobre 2009

Punti di vista

Non è che ce lo meritiamo, Nico, è che in Italia c'erano molti berlusconiani anche prima che Berlusconi entrasse in politica. E' lui che si merita la maggioranza del Paese, non la minoranza a meritarsi lui.

O mamma

Il cantante dei Radiohead e il bassista dei Red Hot Chili Peppers mettono su un gruppo. Lo so, potevo citarli con i loro nomi, ma così fa più roba grossa.

Cacciatela

Nel Pd non c'è nessun caso Binetti: è nella Binetti che c'è un caso Pd.

martedì 13 ottobre 2009

Tutto il mondo è paese

Non sarà facile, ma sai

Alle primarie del Pd, mi sa che sto fuori. Perchè:

Nonostante il Cav sia stato bravissimo a finire in guai seri da solo, il Pd ha giù la catena di brutto. E non so quanto sia feconda l'idea di sostenerlo col fine di dargli una pacca sulla spalla. Non so quanto sia produttiva l'idea di voto come fine, e non come mezzo.

In quanto: tutto l'ottimo lavoro di Veltroni è stato sbriciolato da rivalità irrisolte, mancanza di sostegno compatto e saltuarie coltellate provenienti dagli apparati. Il tutto dopo un risultato strepitoso alle scorse elezioni, e in clamoroso tradimento delle parole spese durante la costruzione del partito.

C'è ancora confusione sull'alleanza con Di Pietro. Si fa, non si fa. E' un alleato, è un irresponsabile. Boh: non so qual è la linea del partito, perchè una linea non c'è. Ci sono mezze dichiarazioni. Ne vorrei una, e definitiva, da cui trarre una conclusione.

Dario Franceschini è un buon artigiano della politica. E' uno serio e competente, ma non mi sembra sufficientemente robusto per essere un leader e un Presidente del consiglio.

Pierluigi Bersani, per dirla giovane, ci sta dentro. E' serio e competente almeno quanto Franceschini, ma a differenza di quest'ultimo è molto esperto in un settore del ménage politico, cioè l'economia e il mondo del lavoro. Probabilmente è l'unico che può inserire i termini "sinistra" e "mercato" nello stesso periodo, ed essere credibile sia per la sinistra che per il mercato. Al contrario di Veltroni, non è uno ispirato, non è uno che tiene discorsi memorabili. Più e meglio di Veltroni, però, vende l'immagine -veritiera- di uno che fa legna. Non minimizza le cose, le affronta sempre a partire dalla loro complessità e contemporaneamente non ci gira attorno troppo. E va bene, anche molto bene.

Però non lo voto. Intanto perchè la sua candidatura è emanazione della volontà di D'Alema, che io (in buona compagnia) ritengo responsabile (insieme ad altri, ma lui di più) di aver sperperato tutto quello che di buono Veltroni aveva fatto nella primavera 2008, e di averlo poi silurato qualche mese più tardi: e delle strategie di D'Alema non voglio essere un sostenitore.

Non voto Bersani perchè vuole rifare l'Ulivo. E non è tanto che il Pd è nato per seppellirlo, l'Ulivo, è che l'ultima volta che l'Ulivo si è messo a capo della coalizione di governo non è finita tanto bene.

Inoltre, non voto Bersani proprio perchè D'Alema, qualche mese fa, ha dichiarato che il nuovo segretario del Pd avrebbe dovuto essere il rappresentante di una nuova generazione. Bersani ha 58 anni. Immagino, quindi, che D'Alema abbia cambiato idea. E credo che questa revisione sia un errore.

Infine, non lo voto perchè davvero vorrei che il nuovo segretario del Pd sia il rappresentante di una nuova generazione. Che sia qualcuno estraneo alla politica del secolo scorso ed estraneo ai tanti errori che la dirigenza della sinistra italiana ha commesso negli ultimi anni. Non è un capriccio, e non è un banale fatto anagrafico. E' che le cose cambiano, e con esse devono cambiare anche i membri delle élite in grado di conoscere e capire i cambiamenti per tirarne fuori gli elementi migliori.

Mi resta Ignazio Marino. Uno sicuramente in gamba, che sicuramente perderà. Non è la Serracchiani, e non è Civati: temo che comunque non avrebbe i gradi per essere segretario del Pd. Tanto basta.
... ... ...
Però mi conosco, e so che il 25 ottobre farò fatica a non farmi prendere dal fibrillo delle primarie. Se la mia fermezza astensionista non sopravvive al sacrificio, se non riuscirò a stare fuori e a ribadire le mie intenzioni, mi sa che voterò Bersani, mannaggia a lui e pure a me.

lunedì 12 ottobre 2009

"Ma siete pazzi? Come diavolo vi vestite?" disse ai passanti dopo essersi infilato la camicia di forza

La solita storia dell'autista contromano in autostrada: mica è lui a "sputtanare" l'Italia, sono tutti quelli che lo criticano.

What you see is (not) what you get

Il premio Nobel per la pace, come altri riconoscimenti tipo L'uomo dell'anno di Time, è una roba decisa da una tavola rotonda di pochi e colti osservatori delle cose del mondo. In questo caso specifico, abbiamo a che fare con cinque norvegesi selezionati dal loro parlamento nazionale.
Oh, yes: sono cinque e norvegesi.
Di conseguenza, ogni assegnazione del premio Nobel per la pace potrebbe anche essere commentata da sbadigli assordanti, o da un gigantesco echissenestrafotte, e nessuno avrebbe molto da obiettare.
Tuttavia, trovo un punto di grande inconsistenza nelle proteste e nelle critiche mosse da chi sostiene, in soldoni, che l'assegnazione del premio a Obama sia affrettata (o sbagliata, o esagerata) poichè quest'ultimo non ha ancora fatto molto per meritarselo.
Talvolta, infatti, sto cercando di imparare, quando le opinioni del prossimo appaiono così facilmente smentibili e i suoi comportamenti così facilmente contestabili, c'è semplicemente dell'altro di cui non si tiene conto, o di cui si ignora l'importanza.
In questo caso, quello che mi sembra venga molto trascurato dai contrariati, quello che rende inconsistente le critiche a quei cinque e norvegesi, è che lo sanno perfettamente, quei cinque e norvegesi, da quanto poco Obama sia al potere, e quanto sia acerba la sua attività per poterla premiare ufficialmente: non sono mica scemi.
Alla luce di questa consapevolezza, quindi, non considero il Nobel assegnato a Obama un premio nel senso canonico del termine. Non ci vedo un riconoscimento. Ci vedo un incoraggiamento, una pacca sulla spalla. Una roba tipo: fin qua sei stato bravo, continua così.
Da quest'angolazione, concludendo, mi sembra che dare a Obama il Nobel per la pace sia stata una buona idea. Niente di più, niente di meno. Magari ce n'erano di migliori. Ma questa, intanto, è stata buona.

venerdì 9 ottobre 2009

Love, love them do (bloggata pro Beatles #10)

Mai che stesse a casa a guardare la Tv, un giorno John Lennon comprò un vecchio poster di uno spettacolo circense del XIX secolo. Tutto contento, decise di farci una canzone.
-"Questa deve suonare come il carnevale, George."
Pare che sia stata questa la richiesta fatta da Lennon a George Martin, relativamente alla produzione di Being for the benefit of Mr. Kite!
Being for the benefit of Mr. Kite! è una delle canzoni più incredibili di Sgt Pepper, e una delle più incredibili dei Beatles in assoluto. Alterna passaggi regolari a invenzioni psichedeliche, e suona come cento pezzi, se non altro perchè ci sono dentro cento strumenti: pianoforte, chitarra, chitarre che suonano al contrario, basso, batteria, voci storte, armoniche a piovere, glockenspiel (un affare simile allo xilofono) e un organo Hammond.
Intorno alla presenza dell'organo, gira un racconto ormai famoso fatto dallo stesso Martin. Per cercare di esprimere nel brano le atmosfere richieste da Lennon, il tecnico del suono ha ricevuto istruzioni di tagliare a pezzetti il nastro su cui era incisa la parte di organo, buttare tutto per aria per poi raccogliere e rimontare i frammenti alla cazzo di cane.
Una delle frasi del testo è l'ultima frase scritta in calce ai crediti del disco: A splendid time is guaranteed for all.


giovedì 8 ottobre 2009

Seratona

Prima dice che la Consulta è di sinistra; poi che Napolitano, firmando il lodo, aveva garantito che la legge non avrebbe avuto problemi; poi che Napolitano stesso ha una "notoria influenza" sui giudici; infine, che lui si aspettava un conseguente esercizio di quest'influenza sui giudici.

Insomma, prima dice tre balle, poi si dice indispettito perchè Napolitano non ha abusato dei suoi poteri (influenzare i giudici della Consulta? E poi? Fare il medio ai bambini e sputare in testa ai passanti dal balcone?) e conclude, per non farsi mancare nulla, insultando la povera Rosy Bindi, che passava di lì e faceva il mestiere del conduttore:


Ci sarai tu, inutile

Questa me l'appunto quando qualcuno -sempre più isolato- tira fuori la panzana secondo cui la fisica non serve a niente:

Fedele alla regola non scritta che prevede un'alternanza tra lavori molto teorici e lavori con applicazioni pratiche, quest'anno l'Accademia delle Scienze svedese ha deciso di premiare due scoperte che hanno ricadute evidenti nelle società tecnologiche: le fibre ottiche e i CCD (charged-coupled device). Le prime, come tutti sanno, vengono usate per trasmettere dati digitali ad alti velocità. I CCD hanno invece cambiato completamente la fotografia, permettendo il passaggio dalla pellicola al digitale. La macchina digitale del vostro telefonino ha al suo interno un CCD, e le righe che sto scrivendo forse potete leggerle anche grazie alle connessioni a fibra ottica.

Capace di vincerla col televoto

Facciamo i bravi, adesso, e non giriamo attorno alla costituzione che è appena stata difesa dalla Consulta: a votare ci si va o 5 anni dopo le ultime elezioni o quando il Presidente della repubblica scioglie le camere, generalmente dopo aver constatato che in quest'ultime non esiste una maggioranza in grado di governare.
Per adesso, la maggioranza c'è, e governa. Male, ma governa.
Al Pd spetta il compito di soffiare sulle braci e cercare di sfaldarla il più possibile. Urlare alle dimissioni del Cav è inutile e non fa gioco: quello, piuttosto di dimettersi, s'iscrive alla prossima edizione del Grande Fratello.

Bisogna avere talento

Mi chiedo quante leggi dello stato, dal 1948 a oggi, siano state bocciate dalla Consulta perchè in conflitto con l'articolo 3 della costituzione, il quale sancisce che:

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

mercoledì 7 ottobre 2009

Buona

Bocciato il lodo Alfano. Ad Hammamet stanno già dando aria alle stanze.

Presentimenti

"Nonno, nonno, perchè è stato così importante il 7 ottobre 2009?"
"Beh, principalmente perchè è stato l'inizio della fine della carriera politica di Berlusconi."

Neanche a farlo apposta

Oggi è il compleanno di -Nich, guess who?- Thom Yorke, cantante dei Radiohead.

Anche prendere a sassate un'adultera, in fin dei conti, è espressione di libertà religiosa

Che rispetto alla proposta di legge della Lega (burqa vietato, pena fino ai due anni di reclusione) ci siano deputate (deputatE) del PD pronte ad argomentare il loro dissenso in ragione della libertà religiosa, un po' mi fa incazzare.
Parere mio sulla proposta: favorevolissimo al divieto, contrarissimo all'incarcerazione.

ps: leggo che il testo della proposta categorizza il burqa come uno degli "indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa". Insomma, tanta fatica per niente.

Aspettando il verdetto della Consulta

Giorgio Dell'Arti spiega rava et fava della faccenda.

martedì 6 ottobre 2009

Everything in its right place

Sulla musica scritta nel decennio che sta finendo, arriva anche la rivista online Pitchfork: vincono i Radiohead con Kid A.
Già che sono un fan, scrivo due parole.
Kid A dei Radiohead viene subito dopo Ok computer, disco con cui la band ha ottenuto un grosso successo commerciale e diffusissimi plausi critici, concentrati soprattutto sul riuscitissimo tentativo di scrivere canzoni pop esplorando atmosfere, suoni e stili che col pop da classifica avevano sempre avuto poco a che fare: botte stracolma, moglie ciucca come un cavallo.
Col passare degli anni, la compresenza di questi elementi ha guadagnato al disco l'etichetta di classico, di capolavoro, di disco da avere e se non ce l'hai compralo che la musica di fine anni '90, la musica dopo che Kurt Cobain si è sparato in bocca e il brit-pop ha esaurito la spinta, è Ok Computer dei Radiohead.
Dopo questa poderosa collezione di meraviglie, dopo la decisiva svolta della loro già ottima carriera, i Radiohead hanno scritto Kid A.
Kid A, in poche parole, è una roba di cui non si capisce niente, a dispetto del titolo del brano di apertura, cioè il titolo di questo post.
Se un alieno mi dovesse chiedere cosa intendiamo noi umani per musica strana, gli passerei Kid A. Ci sono dentro influenze jazz, sonorità ambient, musica elettronica, musica minimale, gorgheggi qua e là e ancora stranezze, stranezze a piovere. Sa di artificiale, di informatico.
Esclusi i singoli, un pochino più convenzionali, ascoltare Kid A è un casino, perchè i brani sembrano eseguiti col solo scopo di sparire uno dentro all'altro, di scivolare dentro a un minestrone avanguardista ed eccentrico che basta a sè stesso.
Non è strano di per sè: è strano per una band che ha appena inginocchiato il mondo alla sua bravura, al suo essere fra le cose più importanti di un intero decennio.
A pensarci bene, Kid A, nella sua scarsa immediatezza nell'ascolto, nella sua volontaria assenza di famigliarità con le abitudini del grande pubblico, suona come il grande rifiuto di entrare a far parte del circuito dei grossi nomi della storia del rock, del mainstream dei colossi musicali. Una roba tipo: sì, ok, sappiamo scrivere Karma police, sappiamo mettere insieme canzonette che non sono canzonette ma che comunque vendono fantastiliardi di copie; siamo bravi, bravissimi, ma poi preferiamo fare altro, e lasciare il giocattolo ai primi che se lo prendono.
E' una cosa a metà fra lo snob insopportabile e il fascino senza fine dei fuoriclasse, Kid A dei Radiohead.
Qualificarlo come disco migliore del decennio, quindi, è un po' troppo, anche per un fan: tutto qui.

domenica 4 ottobre 2009

Bravi

La sesta stagione di Dottor House attacca sensazionalmente, proponendo in sottofondo un piccolo grande capolavoro dei Radiohead.

giovedì 1 ottobre 2009

Sweet home

Poi va a finire come va a finire, ma nonostante di là dall'oceano ne abbiano già ospitati parecchi, io spero che la spunti Chicago, per i giochi del 2016.

Sgozziamo il vitello grasso

E' tornato Zoro, nel frattempo.

Come se non bastassero

Ai dubbi personali sulla bontà della candidatura di Bersani a segretario del Pd (e della sua quasi scontata vittoria), si aggiunge quello di Michele Salvati, oggi:

In altre pa­role: il dubbio è che un Pd gui­dato da Bersani — per ora co­stretto in un contesto bipolare dalla legge elettorale voluta dal centrodestra — sarebbe ben di­sposto a mutarlo qualora se ne presentasse l’occasione. In que­sto caso il senso della storia di cui parla Bersani, il suo possibi­le esito, sarebbe un ritorno al proporzionale, dove un Pd più nettamente «laico» e «di sini­stra » lascia il compito di con­quistare gli elettori più modera­ti a un rinnovato partito centri­sta, neo-democristiano, confi­dando poi in una alleanza di go­verno.

Si tratta di una posizione poli­tica più che legittima, ma è l’esatto opposto della scommes­sa da cui era partito l’Ulivo e sul­la quale si è formato il Partito democratico: quella di un parti­to di ispirazione democratico-li­berale, che nutre l’ambizione di governare il Paese a capo di una coalizione di cui è la componen­te maggiore e politicamente egemone. Un partito che non vuole nascondersi dietro una forza politica e a un presidente del Consiglio centristi, e rifiuta come scoraggiante e sbagliata l’idea che un partito di centrosi­nistra non riuscirà mai, in un contesto bipolare, a governare un Paese «organicamente» di centrodestra.

E noi, nel mezzo

Sulle polemiche a proposito di RAI e governo, Dandini/Santoro e Berlusconi, Francesco Costa esprime un pensiero che condivido totalmente:

Penso che la presenza di Berlusconi ha consentito a un esercito di mezze figure di restare in sella ben oltre quanto avrebbe meritato, penso che la presenza di quest’esercito di mezze figure abbia consentito a Berlusconi di fare il bello e il cattivo tempo, di saltare di scandalo in scandalo, di processo in processo, senza perdere un briciolo di popolarità, e anzi guadagnandone. Provate a criticare Berlusconi, e lui vi dirà che è sempre meglio lui di quelli che stanno dall’altra parte, “i comunisti”. Provate a criticare chi ha guidato la sinistra, e loro vi diranno che sempre meglio loro di quelli che stanno dall’altra parte, cioè Berlusconi. E così via, per l’eternità.