mercoledì 30 novembre 2011

"It was many years ago"

Il doodle di oggi ricorda quel colosso colossale di Mark Twain. Oltre ai suoi classiconi, consiglio la lettura del racconto The Man that corrupted Hadleyburg, uno dei pezzi fondamentali della letteratura americana.

mercoledì 23 novembre 2011

"La borsa? Be', dài, tira avanti"

Magari sono rincoglionito io, ma non riesco ad addormentarmi perché continuo a ridere pensando a questo post che ho letto prima d'addormentarmi. Ora rileggo il capitolo della tesi e vedi che sonno mi viene:
Come primo ministro abbiamo messo un nonno, l’avete visto? Che cosa c’è di più credibile e rassicurante di un nonno? Chi dovevamo metterci? Il Papa? Guardate che il prossimo è il Papa (dovrebbe solo puntare il bastone verso il cielo e dire: “Klaatu verata…” e poi tossire, e lo spread si abbasserebbe). Ma per adesso c’è MM e se MM dice che ce la faremo significa che ce la faremo, vi sembra uno capace di mentire?Insomma ce l’abbiamo messa tutta, mi pare, stiamo andando bene. Ma che cosa ti fa lo spread? Torna su. Quel bastardo incancrenito figlio della peste speculativa sta tornando su. Tutte le mattine apro i giornali e mi viene l’ansia. “Lo spread è a 480, a 550, a 600, a 900, a 1.500, a 3.000, è sotto casa tua, al citofono, vuole parlare con te, te lo passo?” Voglio dire, è troppo, troppo, troppo ansiogeno. E i mercati? Tornano giù. Quelle piagnucolose mammolette cacasotto buone a nulla stanno tornando giù, ci credereste? In picchiata. Ma anche voi giornalisti, voglio dire, abbiate pietà, moderate i termini. "Borsa in picchiata". Così è la fine. Perché non glissiamo, invece? Ad esempio: "La borsa? Be', dài, tira avanti". Ma no, c'è da fare sensazione. “Oggi bruciati 40 miliardi! 70 miliardi! 200 miliardi!” Cosa? 200 miliardi? E il mondo è ancora al suo posto? Ma quanti cazzo di soldi avevano da parte questi stronzi? Cioè, io se perdo 100 euro piango, loro ne bruciano 200.000.000.000 in poche ore e, tutto sommato, ci stanno ancora dentro?

martedì 22 novembre 2011

'Til doomsday

Qualche settimana fa, ho cancellato dal portatile tutte le canzoni che avevo accumulato con il download pirata. Un po' erano disordinate e vecchie, un po' mi ero stufato del solito archivio. L'unica musica che ascolto dal Mac ora proviene dalle radio online di iTunes. Che di solito le si caga poco, però sono tante -tante di più- e spesso sono molto godibili.
Nel tempo, ho consolidato un mio schema di ascolti che fa più o meno così: alterno un po' di classica a caso -darsi un tono è importante: io ascolto Brahms, voglio dire- a un po'  di WFMU per le novità talmente novità che non sono ancora uscite a un po' di tematiche sui Beatles per mettermi di buonumore.
Una delle canzoni che ho sentito su WFMU è di un tizio che si chiama Elvis Perkins. S'intitola Doomsday. E' stupenda. Mezzora che l'ascolto, e ancora non mi sono stufato. 

lunedì 21 novembre 2011

We have met the enemy, and he is us

Cercando di scrivere cose sensate su un romanzo di Stephen King, ho letto una vignetta della striscia Pogo che contiene uno dei più sintetici e splendidi trattati di geografia umana di sempre. Questo, il Conosci te stesso di Socrate, il secondo imperativo categorico del vecchio Immanuel e uno dovrebbe aver fatto per la vita.


domenica 20 novembre 2011

Long live our noble Queen

No, bravi. Tutti concentrati a commentare e analizzare il tramonto della carriera politica di Berlusconi, tutti attenti e curiosi dei primi passi del governo Monti e nessuno che parla della notizia vera, fondamentale, di sostanza: il sessantaquattresimo anniversario di nozze fra la regina Elisabetta e il duca Filippo. 
Ma pensa te. Dio salvi, per sempre e un giorno ancora.


sabato 19 novembre 2011

Ineffettuali che non siete altro

C'è voluto del tempo, ma con la fine politica di Berlusconi anche Ferrara se n'è accorto, e stamattina l'ha messo nero su bianco. In risposta a una lettera di Bondi, ha scritto, a modo suo:
Non siete una classe dirigente. Non leggete i libri e i giornali e i documenti giusti, non leggete la realtà che confligge con la vostra vanità, siete stati ineffettuali e autoreferenziali, non sentite il peso della opinione popolare e non sapete trattare le élite, vi siete comportati da isterici in difetto di volontà.

venerdì 18 novembre 2011

Fermate il mondo

I Radiohead hanno 4 date in Italia, a luglio.

Why-the-fuck

Un giorno, qualcuno chiederà a Di Pietro come stracazzo gli è venuto in mente di candidare -fra gli altri presenti nel suo partito monocratico e personalista- un cialtrone come Scilipoti, anche al netto della sua successiva e traditrice adesione al Pdl. Qualcuno glielo chiederà, e io sarò curiosissimo di conoscere la risposta.

giovedì 17 novembre 2011

Estremi che si toccano

Qui c'è uno strepitoso collage d'immagini pubblicate da forze politiche o quotidiani avversari del neonato governo Monti. Ricorrono tutti alle stesse poverissime argomentazioni. Sono un po' di estrema destra, un po' di estrema sinistra e un po' dell'imbarazzante Scilipoti. 
Una benvenuta conferma del fatto che il nuovo governo potrebbe essere sulla strada giusta. 

E ora?

Domande che ronzano: e ora che piega prenderà il percorso politico di Antonio Di Pietro?

martedì 15 novembre 2011

Talking 'bout democrazia

Visto che Giuliano Ferrara e altri commentatori stanno cercando di convincere l'opinione pubblica che il governo tecnico di TreMonti ha un sapore antidemocratico, visto che il mio fastidio personale per chi pretende di denunciare scandali dittatoriali ogni volta in cui viene scartata l'ipotesi di ricorso al suffragio universale ha ormai straboccato fuori dal bicchiere, visto che questo periodo è eccessivamente incasinato da molte subordinate in attesa di una proposizione reggente, me la cavo con quello che ha scritto Antonio Polito, oggi:
Le notizie secondo le quali il governo Monti equivarrebbe a una sospensione della politica democratica sono grandemente esagerate, come disse quel tale di cui era stata annunciata la morte mentre era vivo e vegeto. Sarà infatti la politica democratica, liberamente, a dargli o non dargli la vita nel solo modo che essa conosce: con il voto del Parlamento. Altrettanto esagerata, anche se più vicina al vero, è l'affermazione che il governo nasce per volere dei mercati. I quali, se così si può dire, hanno certamente votato la sfiducia a Berlusconi, anche se gli hanno dato tre mesi di tempo per salvarsi e quel tempo non è stato sfruttato. Però non votano loro la fiducia a Monti.

lunedì 14 novembre 2011

"Go on and write"

Ieri è uscito il primo numero del supplemento culturale domenicale del Corriere, La Lettura. Che cosa siano, in media, le pagine culturali del Corriere è un tema forse eccessivamente trascurato. In generale, si tratta di due o tre sfogliate che, a giro, dicono della scoperta di un nuovo carteggio fra Mussolini e la Petacci, raccontano una polemica letteraria relativa a Moravia e smazzano noiosamente la recensione di un romanzo portoghese che un critico ha adorato e che il pubblico non ha comprato. L'impostazione complessiva non prevede che i beni culturali facciano parte di un mercato economico vasto e multiforme. La cultura è concepita e divulgata costantemente come qualcosa di astratto, di difficile accesso, con un piede nelle università e l'altro nelle piccole librerie. Nell'ambito della distinzione novecentesca* fra cultura alta e cultura bassa, oggi disintegrata dall'estetica postmoderna, dalle evoluzioni dell'industria culturale di massa e più in generale dal razionale senso delle cose, il Corriere sembra aderire, quasi per partito preso, alla cultura alta, ai grandi dibattiti, alle cattedre accademiche, alla produzione critica di Segre sui ghiribizzi narrativi di Gadda, del tardo Gadda. Nel frattempo altre cattedre accademiche della penisola, pur occupate da docenti prossimi alla pensione, concedono agli studenti tesi di laurea su singoli episodi de I Simpson e sulle serie Tv americane, organizzano corsi in cui danno da leggere Harry Potter e Vonnegut, Matheson e Ammaniti: ma vaglielo a spiegare, in Solferino. 
Naturalmente ci sono delle eccezioni, ma la tendenza di quelle pagine è pigra, invecchiata, statica e del tutto estranea al più vago senso di una cultura popolare e di linguaggi espressivi dinamici e globalizzati. Si parla di Foster Wallace solo dopo la sua morte, i cd dei Radiohead si beccano sei righe di recensione in fianco al Greatest hits di Mango, la lenzuolata più giovanilistica è in grado al limite di mettere insieme un pezzo sul cinema pulp di Quentin Tarantino: nel frattempo, i primi fan di Tarantino hanno messo su famiglia. E a un certo punto, fermi tutti: è uscito l'ultimo libro di Alberto Bevilacqua.
Finito il pippotto, La lettura promette bene. Le firme di questo numero sono piuttosto interessanti, la scelta dei temi è una boccata d'aria fresca e dal punto di vista grafico ci sono idee e progetti un filo innovativi.
Sul primo numero, per chiudere l'introduzione, c'è un bel pezzo di Francesco Piccolo. Io ho una grande ammirazione per Piccolo. Mi sono piaciuti diversi film di cui ha scritto la sceneggiatura (La prima cosa bella Habemus Papam, per dire i primi due che mi vengono in mente) e trovo in molti suoi articoli una lucidità e un'indipendenza molto rare. Parte dal racconto di un aneddoto relativo ad Antonio Scurati per poi prodursi in una riflessione interessante sul ruolo dello scrittore e dell'intellettuale. Ho scritto anch'io su questo argomento qualche settimana fa, e sono molto contento di vedere che Piccolo ha scritto cose affini alle mie. Inutile dire che lui le ha scritte meglio:
Ma il problema più serio è che, scendendo in piazza, formulando invettive sarcastiche, firmando innumerevoli appelli civili ed etici, noi scrittori veniamo considerati (e ci consideriamo), per questo, degli scrittori di maggior valore. Anzi, direi di più. Man mano che passano gli anni, alcuni di noi sostituiscono la furia creativa con una furia civile. Quanta meno energia creativa fluisce nel sangue, tanta più passione civile ci possiede. Ecco, non vorrei che accadesse addirittura questo: che quando la capacità di scrivere dei bei libri affievolisce, possiamo credere di sostituirla con editoriali accesi di indignazione. Perché, pur essendo un diritto, non è il compito. L’unico compito che hanno gli scrittori è quello di scrivere, o almeno cercare di scrivere, dei libri che prima loro stessi e poi gli altri giudichino — cercando di dirlo nel modo più elementare e ingenuo possibile — belli.
* Sì, lo so, caro commentatore: già dentro la scuola romantica si era posto il tema. Grazie. Ciao.  

domenica 13 novembre 2011

Provarci

Bisogna essere sempre pronti a rivedere le proprie opinioni, a mettere in discussione la legittima convinzione di avere ragione a favore della altrettanto razionale consapevolezza in base alla quale non si deve escludere l'eventualità di avere torto. 
Ecco: ho letto il pezzo di Travaglio sulle dimissioni di Berlusconi. Non è male. Del resto, l'ha scritto Berlusconi un pezzo alla volta negli scorsi 17 anni.

Molto "pre" e poco "sentimenti"

La prima volta in cui mi sono immaginato l'Italia senza Berlusconi è stata dopo la bocciatura del lodo Alfano, più di due anni fa.

sabato 12 novembre 2011

Finalmente

Avevo 10 anni e pochi mesi, quel giorno, ne ho 28 e pochi giorni oggi. Sono contentissimo. Dovrei stare in casa tranquillo per lavorare alla tesi domani, vorrei prendermi una sbronza colossale da cui riprendermi all'Immacolata. Faccio una terza cosa, più quotidiana e misurata ai significati percepiti: esco con qualche amico e bevo una birra al solito pub. Bravi tutti: da domani sono comunque cazzi amari, ma oggi sono contentissimo e ballo questa cosa da solo, in soggiorno.

venerdì 11 novembre 2011

"Un'ideologia che pretende di spiegare qualsiasi cosa è un'ideologia che non sa spiegare nulla"

Il seguito di cui gode quel gran cranio di Christopher Hitchens si esprime sempre più spesso da quando è stata ufficializzata la notizia del cancro incazzato che è cresciuto dentro al giornalista. 
Un paio d'anni fa, ho letto Dio non è grande. E' un libro incredibile. Dovrebbe leggerlo chiunque. Settimana scorsa, ho visto questo splendido documentario in cui lui discute con altri atei militanti di un sacco di cose interessanti e zeppe di sostanza.
Poco fa ho visto questo video, qui. 


Non so cosa succederà a Hitchens. Spero che possa continuare a pensare e scrivere e proseguire la sua attività battagliera e spregiudicata contro qualsiasi pensiero dogmatico, integralista e bigotto. Ce n'è bisogno. 

mercoledì 9 novembre 2011

Eleven Nine

Ho visto questa foto. All'inizio non l'ho capita. Poi sì. Credo che sia stata la prima volta in cui mi sono fatto una risata su un contenuto relativo all'undici settembre. Sono passati più di dieci anni, dopotutto.


Una sola volta ogni cento anni

Può saltarne fuori il nulla o una cosa strafiga, il progetto è questo qui

Come sono orgoglioso dei miei ragazzi

Gli Arcade Fire hanno vinto lo UK Video Music Awards con il video di The Suburbs, girato da quel genietto di SPike Jonze. Niente di clamoroso, un premio come gli altri. Si tratta però di una buona scusa per risentirsi il pezzo e rivedersi il clip, entrambi splendidi: 

Per sapere

Ce la faremo ad andare al voto con una legge elettorale meno orrenda di questa?

martedì 8 novembre 2011

No, niente: un modello a caso


Harry was a rich young man who would become a priest

Tutto il giorno che ascolto Transformer di Lou Reed nell'edizione arricchita dalle versioni demo di Hangin' Round e Perfect Day. E di Hangin' Round, non so se preferisco il mordente blues della versione ufficiale o lo scazzo acustico del demo.


lunedì 7 novembre 2011

Buona

Letta qui, a proposito del passaggio di Gabriella Carlucci all'UDC. Io copincollo la citazione più fedele all'originale. Volendo stare all'interpretazione che ironizza sullo status d'intellettuale di Carlucci, i topi potrebbero essere Fini e i suoi irrilevanti fedelissimi. Quanto alle puttane, lasciamo perdere: 
In una nave che affonda gl'intellettuali sono i primi a fuggire subito dopo i topi e molto prima delle puttane.                           Vladimir Vladimirovič Majakovskij

"Travaglio, guarda che gli asini non volano" "Bella forza: lo dici perché sei d'accordo con l'asino"


Marco Travaglio, ex dipendente di Berlusconi e cittadino condannato da svariati tribunali della repubblica, ha scritto il solito articolo che camuffa opinioni personali sotto la forma di fatti oggettivi, pieno di insinuazioni e deformazioni e di quella sua premiata retorica in stile spostatevi voi, che c'ho tanta verità in tasca che fra un po' mi spacca i pantaloni.
L'interessato era Giorgio Gori, l'imprenditore italiano che ultimamente ha legato il suo nome all'attività politica di Matteo Renzi. 
Giorgio Gori ha risposto in modo molto argomentato alle falsità scritte dal giornalista di Torino. Travaglio ha risposto cose che voi umani.

mercoledì 2 novembre 2011

Qualcosa che è stato inventato molto tempo fa da persone intelligenti

Quando si chiacchiera di storia, di elezioni e di democrazia, insomma di cose gigantesche e complicatissime come molte altre, può capitare che a un certo punto un interlocutore se ne esca con una delle più grosse banalità ricorrenti nell'ambito di discussione. La può esprimere con toni diversi, ma lo fa quasi sempre con l'intenzione dichiarata (e teoricamente assai legittima) di criticare certi meccanismi democratici.
Spesso, ottiene due risultati congruenti: scardinare la minchia agli interlocutori e mandare in vacca la discussione stessa. 
Alla fine anche Hitler ha vinto le elezioni democraticamente.
Come molte altre battutine di questo tipo, l'efficacia dell'affermazione si concentra nella trasformazione di un concetto articolato e multiforme in uno slogan pubblicitario. Millenni di pensiero e prassi risvoltate in una frasetta buona per vendere fette biscottate. Ma è una battutina veicolata da una frasetta, appunto, e l'idea di democrazia che sottintende circoscrive quintalate di sfumature in una secchiata di vernice che passano sotto la formula "suffragio universale". Quello che s'impara fin dalle lezioni di educazione civica alle medie, però, è che il suffragio universale è una condizione necessaria dei regimi democratici. Non l'unica, non la principale: si accompagna infatti ad altri principi paritetici (Va bene. Ok. Ho scritto "paritetici": chiudo il blog) quali libertà di pensiero e di stampa, autonomia dell'individuo, valore della persona, diritti civili e politici dei cittadini, eguaglianza di fronte alla legge e altri ancora.
Che Hitler fece dare alle fiamme il parlamento tedesco una settimana prima di votare e poi a mezzo stampa scaricò la colpa sui comunisti, che Goebbels progettò una campagna elettorale caratterizzata da minacce e pestaggi senza quartiere, che in molte circoscrizioni della Prussia le SS controllassero i voti direttamente nelle urne, che questi ed altri scempi profondamente antidemocratici siano documentati e acclarati storicamente, beh, non importa: è più importante darsi un tono e fare la battutina. 
Ma comunque: è molto facile, quando viene comodo, trasformare la democrazia in un vaso vuoto dentro cui stanno solo le preferenze degli elettori. Ed è molto facile anche l'operazione inversa: denunciare posizioni e istanze antidemocratiche ogni volta in cui si esprimono opinioni scettiche sulla pertinenza elettorale di temi particolari e complessi. 
L'ha fatto Alessandro Gilioli in questo post, dimenticandosi per esempio che la popolazione greca ha espresso democraticamente la sua volontà il 4 ottobre 2009, quando ha eletto il parlamento oggi in carica, delegando ai suoi membri la rappresentanza politica e, fra le altre cose, le decisioni da prendere in materia di politica economica e finanziaria.
Questo meccanismo, lo sanno pure i sassi, si fonda sulle logiche di un criterio generale molto saggio: la consapevolezza per cui le scelte su questioni fondamentali e tecniche devono essere fatte alla luce di conoscenze specializzate e competenze comprovate; conoscenze e competenze che un'intera popolazione, in quanto intera e in quanto popolazione, non può avere a disposizione.
Sul referendum in Grecia, c'è questo post che mette insieme qualche riflessione interessante.

I read the news today, oh boy, about a lucky man who made the grade

Ho controllato sul calendario: era un sabato. Il 24 luglio dell'anno scorso, ero molto probabilmente in camera mia a dormire per riprendermi dalla settimana di rincorse a bambini frequentanti il centro estivo. Mentre io stavo orizzontale e privo di sensi, nel resto del mondo succedeva una cosa molto interessante. La raccontano e pubblicano quelli del Post, al solito.

Ps: o forse ero in piscina a Milano per il compleanno di un'amica. Vai a sapere.