mercoledì 23 novembre 2011

"La borsa? Be', dài, tira avanti"

Magari sono rincoglionito io, ma non riesco ad addormentarmi perché continuo a ridere pensando a questo post che ho letto prima d'addormentarmi. Ora rileggo il capitolo della tesi e vedi che sonno mi viene:
Come primo ministro abbiamo messo un nonno, l’avete visto? Che cosa c’è di più credibile e rassicurante di un nonno? Chi dovevamo metterci? Il Papa? Guardate che il prossimo è il Papa (dovrebbe solo puntare il bastone verso il cielo e dire: “Klaatu verata…” e poi tossire, e lo spread si abbasserebbe). Ma per adesso c’è MM e se MM dice che ce la faremo significa che ce la faremo, vi sembra uno capace di mentire?Insomma ce l’abbiamo messa tutta, mi pare, stiamo andando bene. Ma che cosa ti fa lo spread? Torna su. Quel bastardo incancrenito figlio della peste speculativa sta tornando su. Tutte le mattine apro i giornali e mi viene l’ansia. “Lo spread è a 480, a 550, a 600, a 900, a 1.500, a 3.000, è sotto casa tua, al citofono, vuole parlare con te, te lo passo?” Voglio dire, è troppo, troppo, troppo ansiogeno. E i mercati? Tornano giù. Quelle piagnucolose mammolette cacasotto buone a nulla stanno tornando giù, ci credereste? In picchiata. Ma anche voi giornalisti, voglio dire, abbiate pietà, moderate i termini. "Borsa in picchiata". Così è la fine. Perché non glissiamo, invece? Ad esempio: "La borsa? Be', dài, tira avanti". Ma no, c'è da fare sensazione. “Oggi bruciati 40 miliardi! 70 miliardi! 200 miliardi!” Cosa? 200 miliardi? E il mondo è ancora al suo posto? Ma quanti cazzo di soldi avevano da parte questi stronzi? Cioè, io se perdo 100 euro piango, loro ne bruciano 200.000.000.000 in poche ore e, tutto sommato, ci stanno ancora dentro?

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