martedì 13 ottobre 2009

Non sarà facile, ma sai

Alle primarie del Pd, mi sa che sto fuori. Perchè:

Nonostante il Cav sia stato bravissimo a finire in guai seri da solo, il Pd ha giù la catena di brutto. E non so quanto sia feconda l'idea di sostenerlo col fine di dargli una pacca sulla spalla. Non so quanto sia produttiva l'idea di voto come fine, e non come mezzo.

In quanto: tutto l'ottimo lavoro di Veltroni è stato sbriciolato da rivalità irrisolte, mancanza di sostegno compatto e saltuarie coltellate provenienti dagli apparati. Il tutto dopo un risultato strepitoso alle scorse elezioni, e in clamoroso tradimento delle parole spese durante la costruzione del partito.

C'è ancora confusione sull'alleanza con Di Pietro. Si fa, non si fa. E' un alleato, è un irresponsabile. Boh: non so qual è la linea del partito, perchè una linea non c'è. Ci sono mezze dichiarazioni. Ne vorrei una, e definitiva, da cui trarre una conclusione.

Dario Franceschini è un buon artigiano della politica. E' uno serio e competente, ma non mi sembra sufficientemente robusto per essere un leader e un Presidente del consiglio.

Pierluigi Bersani, per dirla giovane, ci sta dentro. E' serio e competente almeno quanto Franceschini, ma a differenza di quest'ultimo è molto esperto in un settore del ménage politico, cioè l'economia e il mondo del lavoro. Probabilmente è l'unico che può inserire i termini "sinistra" e "mercato" nello stesso periodo, ed essere credibile sia per la sinistra che per il mercato. Al contrario di Veltroni, non è uno ispirato, non è uno che tiene discorsi memorabili. Più e meglio di Veltroni, però, vende l'immagine -veritiera- di uno che fa legna. Non minimizza le cose, le affronta sempre a partire dalla loro complessità e contemporaneamente non ci gira attorno troppo. E va bene, anche molto bene.

Però non lo voto. Intanto perchè la sua candidatura è emanazione della volontà di D'Alema, che io (in buona compagnia) ritengo responsabile (insieme ad altri, ma lui di più) di aver sperperato tutto quello che di buono Veltroni aveva fatto nella primavera 2008, e di averlo poi silurato qualche mese più tardi: e delle strategie di D'Alema non voglio essere un sostenitore.

Non voto Bersani perchè vuole rifare l'Ulivo. E non è tanto che il Pd è nato per seppellirlo, l'Ulivo, è che l'ultima volta che l'Ulivo si è messo a capo della coalizione di governo non è finita tanto bene.

Inoltre, non voto Bersani proprio perchè D'Alema, qualche mese fa, ha dichiarato che il nuovo segretario del Pd avrebbe dovuto essere il rappresentante di una nuova generazione. Bersani ha 58 anni. Immagino, quindi, che D'Alema abbia cambiato idea. E credo che questa revisione sia un errore.

Infine, non lo voto perchè davvero vorrei che il nuovo segretario del Pd sia il rappresentante di una nuova generazione. Che sia qualcuno estraneo alla politica del secolo scorso ed estraneo ai tanti errori che la dirigenza della sinistra italiana ha commesso negli ultimi anni. Non è un capriccio, e non è un banale fatto anagrafico. E' che le cose cambiano, e con esse devono cambiare anche i membri delle élite in grado di conoscere e capire i cambiamenti per tirarne fuori gli elementi migliori.

Mi resta Ignazio Marino. Uno sicuramente in gamba, che sicuramente perderà. Non è la Serracchiani, e non è Civati: temo che comunque non avrebbe i gradi per essere segretario del Pd. Tanto basta.
... ... ...
Però mi conosco, e so che il 25 ottobre farò fatica a non farmi prendere dal fibrillo delle primarie. Se la mia fermezza astensionista non sopravvive al sacrificio, se non riuscirò a stare fuori e a ribadire le mie intenzioni, mi sa che voterò Bersani, mannaggia a lui e pure a me.

3 commenti:

Nich ha detto...

Dai, poi ti danno pure dei simpatici gadgets!

GF ha detto...

Sembra più un motivo per stare a casa...

Nich ha detto...

Tral'altro non è neanche vero. Io penso che andrò. Certo, il meccanismo delle primarie è ancora piuttosto macchinoso e in fin dei conti superfluo, però rimane comunque un'iniziativa lodevole. E poi ci tengo a far numero: sembrerà stupido ma se andiamo in tanti contribuiamo a dare più significato alla cosa