mercoledì 31 marzo 2010

Once more unto the breach, dear friends, once more

Nel suo bell'editoriale di oggi, Mario Calabresi riprende le teorie dei think tank della destra americana sulla migliore strategia da adottare in una campagna elettorale.
Ci ha scritto un libro anche Daniele Luttazzi: si tratta di raccontare il mondo, di elaborare la cosiddetta "narrazione emotiva" che convinca l'elettorato. Trovata quella, il resto è in discesa.
Non un candidato carismatico, non un programma convincente, non una lista seria e competente: certo, tutte queste cose sono importanti, ma meno di un'efficace rappresentazione della realtà.
Sappiamo tutti che i periodi di profonde crisi economiche favoriscono forze politiche aggressive e in posizione agonista col cosiddetto sistema; ecco perchè Grillo, la Lega e Di Pietro sono i veri vincitori di queste elezioni: hanno trovato un'angolazione dalla quale raccontare il loro mondo, e l'hanno raccontato urlando e indignandosi, suscitando urla e indignazioni, cavalcando la rabbia di un elettorato stretto -schematizzando parecchio- fra paura e frustrazione.
E hanno vinto perchè hanno ritenuto di adottare una retorica di divisione ("noi e loro"), che ha irrobustito il pavimento sotto i piedi di chi ha ritenuto di votarli. Nel segno delle più classiche retoriche di destra, sono stati aggressivi, complottisti e consolatori.
Resta da capire se la rabbia di chi ha votato possa produrre serenità e benessere o, come è lecito temere, ulteriore rabbia.
E resta da capire cosa voglia fare il Pd, a proposito di tutto ciò:

Bersani però non sembra preoccuparsene. Almeno finora, è rimasto fedele non solo al suo personaggio e al suo carattere, ma soprattutto al mandato che ha ricevuto dagli iscritti e dagli elettori del suo partito. C’è da augurarsi che gli reggano i nervi, nei prossimi tre giorni, perché nei prossimi tre anni l’intero centrosinistra avrà molto bisogno di dirigenti capaci di star fermi sulle proprie gambe, e per questo capaci anche di confrontarsi con il proprio mondo, con i propri sostenitori e con i propri critici, senza disprezzarli né vezzeggiarli (che è poi la peggiore forma di disprezzo). Capaci insomma di mostrarsi, al tempo stesso, più severi e più buoni. E cioè l’esatto contrario di quello che si è visto sin qui, nel corso di una lunga, troppo lunga stagione costellata di dirigenti che tante volte al proprio popolo sono apparsi insieme deboli e prepotenti, remissivi e vendicativi, indulgenti e incattiviti.

Urca

Per la prima volta da quanto è al Quirinale, Napolitano usa il più importante dei suoi poteri.

martedì 30 marzo 2010

I cacare

Mi diverte molto che nel suo post di analisi delle elezioni Pippo Civati ricorra a un'espressione che anch'io e i miei amici frequentiamo spesso:

P.S.: per le nostre famose analisi, partirei dal dato più evidente, in Lombardia, in Piemonte e nel Lazio: nelle città vinciamo (a Milano no, ma ci siamo capiti), nelle campagne facciamo cacare. Qualche idea, in proposito?

Buona fortuna

Ma la ricetta migliore, la tempesta perfetta per liberarsi del centrodestra l'hanno, secondo il vicesegretario del Pd, concepita a Genova: "Claudio Burlando ce l'ha rifatta portando dentro sinistra e centristi, dipietristi e grillini". E' il modello Liguria che vince, ingloba e tiene insieme, e che tira di più al Nazareno.

Dimenticavo

A 'sto giro, ho annullato la scheda, perchè non ho per niente condiviso l'idea di candidare Penati in Lombardia. Ci sarei passato sopra per la possibilità di dare la mia preferenza a Civati, ma ho scoperto che non potevo quindi morta lì.
Quanto all'utilità di votare il meno peggio, penso che l'attuale contesto nazionale sia la miglior dimostrazione di quanto "tapparsi il naso" rappresenti una strategia politica miope e molto poco capace di stimolare il necessario rinnovamento della classe politica: il resto sono ipotesi.
...
Però Civati ha vinto, e sono contento, e se lo merita: è uno bravo.

lunedì 29 marzo 2010

Such a bad night

Le regionali sono andate molto male, la Lega è sempre più forte, il nord è loro, il sud anche (non dimentichiamo la scoppola alle primarie in Puglia) il numero dei voti complessivi per cui sono in vantaggio è imbarazzante, Piemonte e Lazio bruciano da matti; Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene.

Intanto

Trovo incompleta e superficiale ogni ipotesi che riconduca l'astensionismo a una sola causa predominante. Lo so, è molto banale, ma non ho ancora sentito nessuno dirlo.

La forza dei fatti

Ogni tanto vale la pena ricordare che - stando agli ultimi dati di diffusione ADS - i settimanali più letti in Italia sono Sorrisi e Canzoni TV, DiPiù e Famiglia Cristiana, mentre i mensili sono il giornale dell'Autotomobile Club, Focus e Il Messaggero di Sant'Antonio.
Ognuno ne tragga le proprie conclusioni.

venerdì 26 marzo 2010

Bravi

Mi viene in mente che è così che si fa, un giornale. Si prendono documenti sostanziosi e affidabili, ci si ragiona sopra liberamente e senza pregiudizi e si scrivono articoli ricolmi di ciccia ma col tono distaccato di chi osserva da fuori e cerca di capire e informare.
Il NYT di oggi ha un altro articolo da leggere assolutamente.
Repubblica l'ha sintetizzato qui.

A che santo votarsi

Quest'articolo del Foglio (di Francesco Agnoli: segnarsi il nome che questo promette meraviglie) è da insegnare in tutte le scuole di giornalismo su questo pianeta.

Non tanto perchè si autodichiara in difesa "cristianissima" del Vaticano contro -virgolette per virgolette- "l'Europa pedofoba e il mondo infanticida", ma perchè sembra scritto da un tizio al bar che gioca la carta dell'appeso durante una partita di briscola, pretende di avere ragione e poi sfancula gli altri giocatori andandosene incazzato.
L'autore ritiene che i documenti recentemente pubblicati dal NYT prestino il braccio a una sua personale, non richiesta e tanto campanilistica quanto strampalata, apologia all'operato della civiltà cristiana negli ultimi duemila anni.
A un'accusa -meglio: alla possibilità di un'accusa- circostanziata e limitata a nomi, date, persone, lettere, provvedimenti, si rispondono cose come:

Chi ha costruito le ruote degli esposti, gli ospedali, le scuole per i bambini, anche quelli poveri, nel Medioevo? Chi ha edificato moltissime delle nostre scuole professionali per salvare milioni di ragazzi, nell’Ottocento, dallo sfruttamento nelle industrie? Chi ha insegnato all’Europa il rispetto per i bambini? Chi ha imposto piano piano l’idea che le spose devono essere consenzienti, spostando gradatamente l’età del matrimonio un po’ “pedofilo” dell’antichità, sin dall’epoca di Costantino? Ricordiamo per un attimo cosa fu il mondo antico, precristiano. A Roma, a Sparta, ad Atene, presso tutti i popoli, i bambini malformati, handicappati, non voluti, venivano uccisi, fatti schiavi, venduti come cose. Non solo di fatto, ma anche in linea di diritto. Era normale. In tanti casi, presso i greci, presso i popoli nordici, presso i fenici, dei bambini venivano sacrificati alle divinità per chiederne il favore, come succede ancora oggi in Africa o in India (lo ha scritto Libero, 13/03/2010). Il cristianesimo arrivò portando la nozione di sacralità della vita.

Non siamo nemmeno più alla storiella di Mao sullo stolto che guarda il dito invece della Luna: qui si guarda lo sporco in mezzo alle unghie, a prenderla larga; con il tono di chi porta sulle spalle il peso di una tradizione preziosa e calpestata da una modernità impazzita, per di più.
Fanatismo bello e buono: non serve a capire, è più vuoto degli spazi siderali, non fa progredire il dibattito di una virgola e le ragioni che rivendica nascono e muoiono nella stessa fonte da cui prende l'acqua.
Fuori da quello stagno, nel mondo vero, quello in cui succedono le cose e la pedofilia accumula disastri, non esiste. Farebbe ridere, se non fosse tanto vuoto di sè.