mercoledì 26 novembre 2008

Cercare di dire quasi la stessa cosa/8

Nell'immagine dei pirati come adorabili farabutti, in stile Jack Sparrow, c'è qualcosa che probabilmente modifica la percezione odierna della pirateria. Quando poi questa si combina con la relativamente scarsa conoscenza dell'industria delle spedizioni, il risultato è la poca considerazione riservata ai flagelli dei mari. Ma oggi, essendo entrambe le maggiori rotte mondiali di navigazione fra Asia ed Europa minacciate, il mondo sta iniziando a confrontarsi col problema.

La maggior parte dei consumatori non calcola l'enorme prezzo che paga a causa della pirateria. Il Canale di Suez e poi il Golfo di Aden sono la tratta più importante per imbarcazioni che commerciano dall'Asia all'Europa e alla costa est degli Stati Uniti, cariche di merci diversissime come giocattoli natalizi, vestiti e automobili. I crescenti rischi di dirottamenti nella zona, principalmente effettuati da pirati con sede in Somalia, si sono tradotti in più alti premi assicurativi, costi di equipaggio e di sicurezza. Tutto questo rende il viaggio più costoso, e i costi passano direttamente alle tasche dei consumatori. Nei primi nove mesi del 2008, ci sono stati 199 attacchi marittimi, secondo il Piracy Reporting Centre dell'International Maritime Bureau. In questo numero sono inclusi 31 dirottamenti, 26 dei quali avvenuti in Somalia durante il terzo tremestre dell'anno. Anche quest'aumento di dirottamenti nelle coste somale non ha causato grandi preoccupazioni rispetto al problema. In parte perchè le spedizioni continuano a fare affari, in parte perchè molti consumatori probabilmente non hanno idea che le merci che comprano, le macchine che guidano e la benzina che usano sono trasportate da navi. Un altro problema è che i l fenomeno dei marinai rapiti per il riscatto, elemento di grande peso umano vista la sofferenza loro e dei loro famigliari, sembra interessare l'attenzione dei governi solo quando sono loro connazionali, ad essere ostaggi dei pirati.

La situazione è cambiata con il sequestro di settembre alla nave ucraina, la Faina, che trasportava almeno 30 carriarmati e altre armi. Il valore economico e politico del trasporto è stato inizialmente un colpo di fortuna per i pirati. Ma ora potrebbero essersi pentiti della loro scelta, per via dell'attenzione riservata all'incidente dalla comunità internazionale. Dopo questo dirottamento i Paesi europei, la Russia, l'India, la NATO, il Giappone, la Corea, la Malesia e altri hanno cominciato a inviare numerose navi da guerra nel Golfo di Aden nel tentativo di rendere sicuro il passaggio per le quasi 18000 navi all'anno che attraversano quella rotta.

Ma quando la pirateria marittima è repressa in una zona, sembra riapparire in un'altra. Durante le ultime settimane, è cresciuto il numero di proprietari di navi che ha deciso di non voler correre il rischio, considerato troppo alto, di effettuare il transito del golfo di Aden e che sta convincendo i suoi clienti a concedere il permesso di allungare il viaggio verso il Capo di Buona Speranza, nonostante l'aumento anche i costi. In ogni caso, il dirottamento delle 320000 tonnellate di petrolio caricate dalla Sirius Star lo scorso 15 novembre ha dimostrato che anche la suddetta tratta non è più sicura. La nave non stava viaggiando sulla rotta del Golfo di Aden ma, per via delle sue dimensioni, attraversava la rotta riservata alle imbarcazioni che trasportano petrolio dal golfo persico all'Europa e agli Stati Uniti: il Capo di Buona Speranza. Questo significa che la minaccia della pirateria ora riguarda entrambe le principali rotte commerciali fra Asia, Europa e costa est americana. Gli attacchi non sono solo una minaccia per marinai, navi e carichi, ma anche per le economie dei paesi in cui le merci dovrebbero arrivare. In modo particolare nel caso in cui i "facili prelievi" marittimi fossero copiati da terroristi con scopi ben più crudeli di arricchirsi velocemente. Nell'attuale clima finanziario, il potenziale aumento del prezzo dei beni è più di uno dei tanti fattori che non aiuterà il ritorno della fiducia nell'economia.

La soluzione a lungo termine del problema non sarà trovata in mare, ma sulla terraferma somala. E' solo grazie al lavoro di un governo attivo e politiche di rafforzamento della legge che il problema della pirateria può essere limitato. I provvedimenti anti-pirateria presi nel Sudest asiatico negli ultimi anni dimostrano come possano essere efficaci le soluzioni politiche. In questo periodo, i tre stati litorali della zona -Singapore, Malesia e Indonesia- hanno organizzato pattugliamenti marittimi ed aerei nello Stretto di Malacca, riducendo drasticamente il numero di attacchi alle navi nell'area.

[Poi continua, ma sono un po' stufo e non aggiunge molto. In ogni caso c'è il link, lassù]

Nessun commento: