giovedì 20 novembre 2008

Yes, I'm certain that it happens all the time

Di tutte le cose che si dicono di coloro che per primi hanno scritto la grammatica della musica pop attribuendole inedita ed imperitura dignità artistica, regalando al mondo bellezze interminabili e baciate dall'ineluttabilità dell'eterna gioventù musicale, ovvero dei Beatles, ce n'è una che è davvero difficile da ammazzare, forse perchè è incontrovertibilmente vera e stop: Ringo Starr è diventato un dio facendo una stramazza di niente, tranne tamburellare a tempo le cose straordinarie scritte ed eseguite dagli altri 3.
Sull'argomento, la mia posizione si riassume in tre semplici parole: e chiamalo scemo. Ritengo inoltre che With a little help from my friends sia un capolavoro ironico e musicale, e che da solo paghi il giro, ammettendole con stile infinito, a tutte le immense fortune capitate al batterista.
E infatti: Ringo era il primo a divertirsi a proposito di sta cosa. C'è un aneddoto su What goes on, uno dei pezzi minori di Rubber Soul, disco famosissimo e pieno di meraviglie dei Fab Four, che chiude la questione oggi e per sempre.
A proposito del brano Starr ha dichiarato: "I contributed about five words to "What Goes On.' (laughs) And I haven't done a thing since!"

Tutta sta secchionata per dire che ho appena ascoltato la cover di What goes on fatta dal bravissimo Sufjan Stevens. L'ha stravolta, ma spacca comunque:



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