lunedì 6 aprile 2009

Canti notturni

C'entra e non c'entra, ma per motivi che sfuggono anche a me, ogni volta in cui ricorrono disastri naturali come quello di stanotte, penso a una cosa scritta da Giacomo Leopardi nel 1829. La incollo qui sotto:

Vecchierel bianco, infermo,
mezzo vestito e scalzo,
con gravissimo fascio in su le spalle,
per montagna e per valle,
per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
al vento, alla tempesta, e quando avvampa
l'ora, e quando poi gela,
corre via, corre, anela,
varca torrenti e stagni,
cade, risorge, e piú e piú s'affretta,
senza posa o ristoro,
lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
colà dove la via
e dove il tanto affaticar fu vòlto:
abisso orrido, immenso,
ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
è la vita mortale.


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