mercoledì 22 aprile 2009

Mi si nota di più

Poi ditemi di no, che esagero, o che sono un parruccone, o entrambe le cose.
Ma le chiacchiere annuali sulla celebrazione del 25 aprile e sul modo più consono e corretto di festeggiarlo sono la più straordinaria e desolante allegoria delle pochezze nazionali, che ogni volta si riverberano in divisioni tanto ridicole quanto irresolubili (non a caso alcuni storici si riferiscono alla resistenza con l'espressione "guerra civile").
In tutto ciò che investe la vita pubblica, politica e culturale, siamo la rappresentazione di quel paese lì, che da 15 anni mena la fava su Marzabotto, CLN, repubblichini e battaglioni americani.
Siamo la questione privata di cui parla Fenoglio nel suo meraviglioso romanzo, dove la grande storia collettiva è ridotta alla cronaca di un fatto personale.
E sappiamo che in questo corto circuito c'è qualcosa di sbagliato, ma da lì non muoviamo passi. E queste cose si mordono la coda, oltre a mettere un bel po' di tristezza.

2 commenti:

Nich ha detto...

Io sono per cambiare data. 4 novembre!

Anonimo ha detto...

Romolo LaFabbrica.

Chissà perchè quando arriva il 25 aprile c'è sempre un clima di imbarazzo nella destra e un voglia di manifestare della sinstra.
La Liberazione è di tutti, però la ricorrenza scade nel mettere il cappello ad una data che non ha colore poltico.
Poi, per carità, c'è anche chi vuole cambiare la data... o equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani...

http://lafabbrica.ilcannocchiale.it