mercoledì 13 maggio 2009

Aule grigioverdi

Alle prossime elezioni europee pensavo di non votare, un po' per simbolica protesta contro il PD, un po' per simbolica protesta contro le stranezze dell'assemblea di Strasburgo.
Invece, mi rendo conto in questi giorni, le scadenze elettorali sono un po' come il passaggio televisivo di un Indiana Jones, o del Laureato, o dei Tremors: ti dici che l'hai già visto mille volte, che stavolta no, e invece anche quella volta sì.
Allora, io, di mio, voterei PD. Più precisamente, indicherei la mia preferenza a Ivan Scalfarotto, di cui leggo ogni tanto il blog. Mi sembra uno in gamba e serio, e tanto basta.
Dall'altra parte del ring, sta il fascino del nobile in decandenza, il sorriso amaro di chi è agli sgoccioli di un'apprezzabilissima tradizione al parlamento europeo. C'è la polverosa certezza di chi sa che sto giro, non ci sono cazzi che tengono, rimane fuori dai giochi. Mi riferisco al partito radicale, e più precisamente allo zio dell'amico.
Il dubbio, semplice e irresolubile, si gioca fra la speranza di vedere realizzata una cosa buona e il piacere di farne una bella, ma quasi sicuramente inutile. Tra sistemare un mattone per migliorare una casa e svaccarsi su uno dei suoi divani sfondati per fumare una sigaretta.
Sì, con quest'ultima ho esagerato.
Però ci penso, oppure non vado a votare.

1 commento:

Nich ha detto...

Io fossi in te voterei lo zio dell'amico. Dai, Pannella sta anche facendo lo sciopero della fame...