martedì 19 maggio 2009

Narraci, o musa

L'Inter ha vinto il suo diciassettesimo scudetto qualche ora prima. In piedi alle sei del mattino: cinque ore di sonno alle spalle, e altrettante di insonnia.
Un tè, cinque abbracci cinque, sciacquata veloce, sistemata allo zaino e fuori di casa. Ricarica Vodafone al bar Stella, la cui titolare, sei e venti del mattino, se la canta grossa da spaccare i bicchieri, mentre gira due pacchi di Camel a Paul Gaìna, padre di David.
Casa di Fabio, bici nel baule, auto in movimento. Parcheggiamo in viale Argonne, grande città lombarda.
Battendo ogni record di comicità beffarda, Fabio non fa in tempo a mettere il culo in sella che già gli è scesa la catena. Milano. Domenica. Settemmezza del mattino. Ciclisti. Aperti. Ciclisti aperti a Milano, di domenica, alle settemmezza del mattino. 
Sfiliamo il coltellino svizzero e diamo una sistemata al copricatena.
Dopo una sgambata preliminare, arriviamo in via Torino, grande città lombarda.
Son neanche le otto. In giro, mentre pedaliamo e Fabio scatta le prime foto, solo immigrati da svariati continenti, bottiglie di birra vuote, trombette scariche e qualche esultanza imbrattata con lo spray sui muri: ce n'è anche per Ambrosini.
Partiamo: siamo alti uno e novanta, nessuno dei due arriva agli ottanta chili e Saddam Hussein era ancora al potere in Irak, l'ultima volta che abbiamo fatto stretching muscolare.
Ci dirigiamo verso via Milano, grande città piemontese.
La quale si trova, porcadiquellaputtana, a centosessanta chilometri dalle nostre chiappe.

To be (maybe) continued.

2 commenti:

Komo ha detto...

In attesa del reportage fotografico completo (problemi al soprasella esclusi, please): complimentoni. Ex-voto?

Nich ha detto...

Respect!