mercoledì 30 settembre 2009

Per quel che vale, dico la mia su Il fatto

  1. Un giornale in più è meglio di un giornale in meno. Uscire con un progetto di questo tipo, col vento che tira, è comunque una prova di coraggio. E quindi bravi.
  2. Costa 1 euro e 20. Eh.
  3. Gli abbonamenti, ho letto, vanno molto bene. E in edicola le copie vanno via come il pane. Bravi, ancora: si sono accorti di avere un potenziale pubblico attivo -parente intimo del seguito internettaro che intasa i blog di Beppe Grillo & Travaglio di commenti e vota Di Pietro, più o meno- e gli hanno offerto quel che cercava.
  4. E appunto, volendo arrivare alle cose peggiori, ho l'impressione che il pubblico fosse alla ricerca di un giornale al limite del fanatismo legalitario, ideologicamente antiberlusconiano e-però-le-cantiamo-anche-al-PD. C'è ostilità di panza contro la casta, c'è la convinzione necessaria e sufficiente a ritenere ogni indagine della magistratura qualcosa di cui discutere trascurando la presunzione d'innocenza (e quindi, un po', anche la Costituzione: articolo 27, comma 2). Grazie, ma no grazie. Idee che non mi piacciono, idee che in buona parte ritengo sbagliate e povere, idee che in buona parte non sono di sinistra e del cui effetto su quest'ultima -e sul suo elettorato- ho un bel po' di paura.
  5. Posizioni personali a parte, ho notato la ripetizione di qualche firma a fondo degli articoli, e ho letto che la redazione è piuttosto snella. Una volta esaurito l'entusiasmo dei primi mesi, c'è il rischio che il lavoro di squadra si spenga piano piano e la pochezza numerica si traduca in pochezza giornalistica.
  6. Graficamente, è molto brutto. Ma l'hanno già spiegato bene qui.

Nessun commento: