sabato 16 gennaio 2010

Due cose veloci su Avatar

Prima di mettere giù una semplice riflessione su Avatar, vorrei stabilire la condizione propedeutica a ogni discussione.
Effetti visivi, effetti speciali, spettacolarità delle immagini, campi lunghi, qualità e nitidezza della fotografia, digitale fiammeggiante, decine di panoramiche da strapparsi gli occhi: per tutte questi elementi, Avatar gioca in un campionato senza avversari. Roba così, fatta a questo modo, così impeccabilmente e meravigliosamente vera nonostante sia fintissima, non si era mai vista: mai.
Chi sostiene che il punto sia irrilevante, è pregato di leggere poesie e di non spaccare le palle a chi è appassionato di cinema e cultura digitale.
Chi non è d'accordo è matto.

Dopo aver condiviso questo, si può parlare del film.

Chi è alla ricerca disperata di un messaggio, lo trova senza problemi, tanta è la roba contenuta nel racconto. Vuoi la tirata ambientalista? Preferisci l'antimilitarismo? La crisi delle religioni tradizionali a vantaggio di culti meno ortodossi e più spontanei? Qualche menata su alterità e confini?
Ce n'è pure se vuoi un'allegoria futurista sul Far West, se rimpiangi il cinema di John Ford.
La mia sensazione è che il messaggio non ci sia. Che il cinema di Cameron non cerchi di guadagnare lo status di manifesto, nè di buttarsi su una concettualità incompatibile con l'ambizione di portare praticamente chiunque davanti allo schermo a vedere sequenze da capogiro.
Naturalmente, ci sono temi, argomenti di discussione, linee guida per dibattiti e suggestioni. Di quelli ce n'è a carrettate, davvero. Basti pensare al personaggio della Weaver che chiede una sigaretta al ritorno dal viaggetto col suo Avatar.
Una siga? Nel 2154? In un ambiente chiuso e pieno di strumentazione ipertecno? E bla bla bla.
Non so se Avatar inauguri un nuovo filone, se possa rappresentare uno spartiacque nella storia del cinema e aribla bla bla. Più che altro, non so quanto sia riproducibile un simile approccio realizzativo: per costi, capacità, tempo e mille fattori.

Di certo, Avatar è uno spasso totale. E' un kolossal fantascientifico gigantesco, che nonostante un intreccio convenzionale e viziato da un paio di cliché di troppo, incolla lo spettatore alla meraviglia scenica di quel che sta vedendo: per fortuna che ci sono gli gnomi, dentro la macchina da presa.

Ps: a proposito della ricerca disperata del messaggio, in USA diversi personaggi vicini al partito repubblicano protestano contro l'antiamericanismo contenuto nel film. Dimenticandosi, per esempio, che l'eroe del film è un americano. E che interpretare un film così diffusamente imbevuto di mitologia è una cosa tanto complicata quanto stucchevole.

2 commenti:

Nich ha detto...

http://nichilismo.ilcannocchiale.it/2010/01/14/niente_da_dire_voto_8.html

Ale ha detto...

evito i bla bla bla e mi limito a dire che mi è piaciuto un sacco. E che se qualcuno torna a vederlo in 3d, ci faccio un pensierino anch'io.