venerdì 12 novembre 2010

-"Your best friend is suing you for 600 millions dollars." -"I didn't know that. Tell me more."

The Social Network esce stasera nelle sale, e spero molto che riesca a sopravvivere alla superficiale etichetta "film su Facebook".
Perchè di Facebook come tutti lo frequentiamo, nel film, non c'è nemmeno l'ombra. Come ha detto Aaron Sorkin, il film, per come è fatto, avrebbe potuto raccontare pure l'invenzione di un tostapane.
TSN è basato sul contenuto di un libro che, rispettivamente agli scontri giudiziari superati da Zuckerberg, racconta la versione dei fatti del querelante, il co-fondatore di Facebook: Eduardo Saverin.
E insomma a me è piaciuto molto.
Di carne al fuoco ce n'è parecchia, l'alternanza fra ricostruzioni del passato e deposizioni giudiziarie funziona snella, i dialoghi son fighi, veloci e incalzanti e il risultato è che esclami "E' già finito?" quando ti accorgi che il cursorino del mediaplayer è ormai al capolinea.
Direi che poi si può discutere di quanta corrispondenza ci sia fra lo Zuckerberg reale e quello fittizio; ma sappiate che quello fittizio è un grandissimo stronzo.
Poi sì, ci sarebbero riflessioni addirittura generazionali da fare (Zuckerberg ha un anno in meno di me, ed è miliardario. Miliardario in dollari, if you know what I mean) e si potrebbe chiamare in causa il vecchio tema dei nerd universitari che nella loro stanzetta buia inventano meraviglie tecnologiche spinti da quella rancorosa fame di affermazione sociale che alcuni coetanei riescono invece a soddisfare più serenamente in contesti più tradizionali e riconosciuti (football, calcio, feste alcoliche, ragazze, scherzi pesanti e repertorio al seguito), e di come poi riescano effettivamente a fare un sacco di soldi, i nerd, con quell'idea.
Ma quanto all'affermazione sociale, beh, quella... beh.
Però il film non parla solo di questo. Parla soprattutto di amicizia e tradimento. Lo so che scritta così sembra detta da un professore incapace che cerca di introdurre un dramma di Shakespeare, però mi sembra che dalla questione non si possa svicolare.
Il film parla di un'amicizia e di un tradimento.
Poi che intorno ci stiano tutte le menate sopracitate e che nel fiume dell'amicizia scorrano anche i 600 milioni di dollari segnalati nel titolo, sì, effettivamente rende il tutto più interessante e appetitoso.
E Facebook è un pezzo delle nostre vite, è un'azienda in cui lavorano 1700 persone ed è capace di fatturare, nel solo 2009, 800 milioni di dollari.
Nella speranza che i dialoghi tengano pure in italiano, il consiglio è di vederlo.
Per tutto il resto, incollo parti di un commento scritto da una grande esperta e cultrice di Aaron Sorkin:
A ventisei anni, nonostante possieda il 24% del sito più desiderato del mondo, nonostante sia il più giovane miliardario e l'imprenditore più di successo cui sia possibile pensare, Zuckerberg resta uno sfigato, nel senso adolescenziale del termine. Quello che non ha mai imparato quale sia la maglietta davvero cool, quello che non sa far colpo sulle ragazze. Non importa se sia davvero così: la sua percezione pubblica è questa, aiutata dal fatto che nelle (rare) interviste il ragazzo non è certo un mostro di dialettica e brillantezza. Se rifiutare un miliardo di dollari a 22 anni non riesce a renderti cool, cosa può farlo?
ll tizio che l'ha intervistato per il New Yorker ha riportato che Zuckerberg, sulla propria pagina Facebook, aveva indicato tra i telefilm preferiti The West Wing. E che, dopo che lui gliel'aveva fatto notare, aveva cancellato dalle proprie preferenze la serie tv scritta dall'uomo responsabile della sua prossima demolizione cinematografica. Poco dopo l'uscita nelle edicole del New Yorker, come un dilettante che non sappia che su Facebook resta traccia temporale di tutto, Zuckerberg ha riaggiunto The West Wing alle proprie preferenze.
C'era una volta un ragazzino insicuro e permaloso, ma capace di essere il migliore in tutto ciò cui si applicava. Compreso il fornire a chi doveva scrivere di lui una pubblica dimostrazione di goffaggine sociale che neanche il più bravo degli sceneggiatori avrebbe saputo inventare.

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