martedì 29 marzo 2011

Panic in the streets of London

E' un dibattito vecchio come il mondo, quello relativo ai criteri in base ai quali si debba selezionare l'élite di persone chiamata -in poche parole- a governare il mondo. Più o meno, ai politici si richiedono sempre le stesse cose: qualità come onestà e intelligenza, doti caratteriali e capacità comunicative, una credibilità politica a monte, una buona cultura generale e competenze approfondite e specializzate su particolari ambiti della vita collettiva. Un politico deve:
a) sapere dov'è il Camerun e può
b) beatamente ignorare quanti abitanti abbia, a patto però che
c) non pensi siano meno di un milione e più di un miliardo e
d) sia molto preparato su tutto quello che riguarda lo statuto dei lavoratori vigente nelle varie democrazie europee.

Un altro dibattito vecchio come il mondo è collaterale a quello qui sopra: e i governati? A loro cosa si richiede? Qualità e competenze di che tipo? La caratteristica essenziale dei regimi democratici è che la sovranità appartiene al popolo. Il problema implicato in questo principio è sempre lo stesso: cosa fa il popolo per meritarsela? O meglio: deve fare qualcosa?

Sto pensando a queste cose proprio in questi giorni di casini seri in Giappone. Un sacco di persone che conosco -soprattutto su Facebook- si dice molto convinta del fatto che il nucleare sia da rifiutare assolutamente, perché è pericoloso. Conosciamo tutti molto bene i meccanismi della paura e del panico collettivo, sappiamo tutti -e chi non lo sa è perché non si è informato, di conseguenza sono cavoli suoi- che l'incidente di Chernobyl è stato causato esclusivamente da negligenze umane e quest'altro da un terremoto di violenza inaudita. Però anche stavolta il giro è quello: in Giappone è scoppiata la merda, ricordiamoci che il nucleare fa schifo.
Io non lo so: non sono contrario al nucleare in linea di principio, non sono contrario quasi a niente in linea di principio, ma penso che forse per l'Italia quel treno sia già passato tempo fa, una volta per tutte. Ma magari mi sbaglio.
Quello che mi chiedo è quale percentuale di queste persone -quelle contrarie- sia in grado di spiegarmi cos'è la fissione nucleare, cos'è un isotopo, come funziona un reattore e quali misure di sicurezza esistono per riparare i danni più gravi.
E non ho intenzioni polemiche o saccenti, facendomi questa domanda. Davvero mi chiedo se i cittadini contribuenti (che in fin dei conti dovrebbero finanziare almeno parte dei diversi progetti di costruzione delle eventuali centrali) possano permettersi di avere una posizione su un tema molto tecnico e settoriale senza disporre delle conoscenze minime e rudimentali inerenti al tema stesso.
E se tutti noialtri possiamo permetterci di rinunciare a una forma di energia che presenta alcuni indiscutibili vantaggi -e che negli ultimi decenni ha fornito al Giappone sviluppo e joule a basso costo- in nome di qualche slogan e di un malinteso senso di saggezza popolare in base al quale "Se poi c'è un incidente..."
Me lo sono chiesto per un po', poi ho letto questo post scritto da un astrofisico che fa il ricercatore a Tor Vergata e ho smesso di chiedermelo, vinto da una lieve forma di cinismo.
In Italia, ci sono circa cinquantasei milioni di persone. Dubito che ce ne siano cinquecentomila a conoscenza delle nozioni snocciolate in quelle pagine.
Le mie domande sono rimaste un po' lì, poi sono andate a dormire anche se non avevano sonno.

4 commenti:

Isa ha detto...

Ebbene sì, d'accordo con te anche qui.

GF ha detto...

Ahia: fossi in te mi preoccuperei.

Isa ha detto...

Mi sto già preoccupando... e comunque credo che voterò Sì. Ma con moooolti dubbi che rimarranno irrisolti. E poi tanto non ci credo che si raggiungerà il quorum.

GF ha detto...

Sì, è molto probabile.