martedì 17 gennaio 2012

Dostoevskij diceva che il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni. Ma pure il ministro della giustizia è una roba interessante

C'è stato prima quel coso di Roberto Castelli, poi l'improbabile Clemente Mastella e infine l'anonimo Angelino Alfano. Adesso al Ministero della Giustizia c'è Paola Severino. Non è un ingegnere per l'ambiente e il territorio come il primo (che peraltro era il tipico manettaro leghista), non è un democristiano trafficone di lungo corso come il secondo, non è un giovane ambizioso solerte alla soddisfazione delle richieste del capo, poi rivelatesi incostituzionali, come il terzo. 
E' un ministro della Giustizia che dopo la laurea si è fatta il mazzo come ricercatrice, ha studiato insieme a un pozzo come Flick e ha messo in piedi una carriera universitaria che l'ha portata alla presidenza della facoltà di giurisprudenza di un'università romana. E' una che ne sa a pacchi, una che a differenza del coso non andrebbe mai in Tv a dire "Se uno fa un reato", una che ha presentato una relazione annuale lucida, rigorosa, spaccacapelli.
Poi stiamo a vedere in che modo mette le mani su uno degli ambiti più tentacolari, arrugginiti e disastrati della repubblica, ma intanto brava: brava. 

ps: lo so, probabilmente il mio applauso al suo pur breve e ancora poco concreto operato appartiene al tema più ampio della disabitudine di avere a che fare con ministri preparati, competenti e affidabili. Ma siamo nuovi di questo mondo, lasciatemi un po' d'entusiamo.

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