giovedì 15 marzo 2012

I read the news today, oh boy

E' un tema di dibattito ancora centrale e vivissimo, quello che ruota attorno ai meccanismi di produzione dell'offerta informativa, culturale e -più complessivamente- politica del nostro Paese. E' un dibattito che coinvolge la responsabilità di chi è titolare di un potere, che analizza le modalità di esercizio di quel potere: dalle intenzioni di partenza ai risultati finali. 

E' uno di quei temi di dibattito la cui complessità tende a escludere la plausibilità e la ragionevolezza di posizioni assolute e definitive. Ci sono più sfumature e cioèminchia su questa terra, Orazio, di quante ne sogni Alfonso Signorini.

Ma comunque. Quello che ho da dire a riguardo, più o meno, sta qui sotto. 

Da quelle brave persone che sono i filosofi dell'antichità greca, abbiamo imparato che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Non sto ad argomentare: spero non ce ne sia bisogno.
Da quelle brave persone che hanno tirato in piedi il movimento illuminista, invece, abbiamo imparato che l'ignoranza fa schifo. Fa tanto più schifo quanto più è inevitabile, e nel mondo in cui viviamo è sempre più evitabile. Quindi fa proprio schifo, tanto di più. La dimensione quantitativa di informazioni, notizie, analisi e punti di vista ha raggiunto un volume tale per cui la garanzia di qualità è data prevalentemente da un lavoro attento e critico di selezione della quantità. Il progresso ce l'abbiamo in faccia tutti i giorni: lo frequentiamo da vicino solo quando scegliamo consapevolmente l'offerta più onesta, più ricca, più adeguata al senso delle cose e del mondo in cui viviamo.
Per questi due motivi, io tendo a pensare che il potere che dispone chi è responsabile di un'offerta giornalistica e culturale non si concretizzi solo a breve termine -con i contenuti dell'offerta stessa- ma anche a lungo termine, in ragione di un'influenza graduale che determina la più ampia tendenza alla formazione di criteri orientativi duraturi e caratterizzanti. E' un problema di stimoli nell'immediato, e di crescita nel non immediato. Se larghe fette di popolazione sono disinformate o informate mediocremente, la reponsabilità principale è di chi le disinforma o le informa mediocremente: precipitando in questo modo la dinamica informativa in un circolo vizioso da cui scaturiscono scelte inconsapevoli, o mediocri, confortate da informazioni ulteriormente inconsapevoli e mediocri. Come diceva lo speaker degli autoscontri installati vicino a casa mia, qualche settimana fa: vanno veloci, si divertono.

A chi invece offre informazioni d'intelligenza e qualità superiori alla media, spetta il compito di fare il proprio mestiere e, perché no, di denunciare -con toni credibili e misurati- il circolo vizioso di cui sopra. E' quello che ha fatto Michele Serra, oggi, impeccabilmente: con meno parole e più efficacia di me.
Sono i media grossolani a costruire un pubblico superficiale. L'alibi, poi, è accusare il pubblico di essere superficiale.
No: non ho preso in considerazione le implicazioni economiche e commerciali della faccenda. Non ho considerato cioè, per dirla con una formula facile, "Quello che piace alla gente". Me la cavo con i toni liquidatori di Bill Murray, intanto. E magari ci faccio un altro post, un giorno.

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