mercoledì 7 ottobre 2009

Anche prendere a sassate un'adultera, in fin dei conti, è espressione di libertà religiosa

Che rispetto alla proposta di legge della Lega (burqa vietato, pena fino ai due anni di reclusione) ci siano deputate (deputatE) del PD pronte ad argomentare il loro dissenso in ragione della libertà religiosa, un po' mi fa incazzare.
Parere mio sulla proposta: favorevolissimo al divieto, contrarissimo all'incarcerazione.

ps: leggo che il testo della proposta categorizza il burqa come uno degli "indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa". Insomma, tanta fatica per niente.

Aspettando il verdetto della Consulta

Giorgio Dell'Arti spiega rava et fava della faccenda.

martedì 6 ottobre 2009

Everything in its right place

Sulla musica scritta nel decennio che sta finendo, arriva anche la rivista online Pitchfork: vincono i Radiohead con Kid A.
Già che sono un fan, scrivo due parole.
Kid A dei Radiohead viene subito dopo Ok computer, disco con cui la band ha ottenuto un grosso successo commerciale e diffusissimi plausi critici, concentrati soprattutto sul riuscitissimo tentativo di scrivere canzoni pop esplorando atmosfere, suoni e stili che col pop da classifica avevano sempre avuto poco a che fare: botte stracolma, moglie ciucca come un cavallo.
Col passare degli anni, la compresenza di questi elementi ha guadagnato al disco l'etichetta di classico, di capolavoro, di disco da avere e se non ce l'hai compralo che la musica di fine anni '90, la musica dopo che Kurt Cobain si è sparato in bocca e il brit-pop ha esaurito la spinta, è Ok Computer dei Radiohead.
Dopo questa poderosa collezione di meraviglie, dopo la decisiva svolta della loro già ottima carriera, i Radiohead hanno scritto Kid A.
Kid A, in poche parole, è una roba di cui non si capisce niente, a dispetto del titolo del brano di apertura, cioè il titolo di questo post.
Se un alieno mi dovesse chiedere cosa intendiamo noi umani per musica strana, gli passerei Kid A. Ci sono dentro influenze jazz, sonorità ambient, musica elettronica, musica minimale, gorgheggi qua e là e ancora stranezze, stranezze a piovere. Sa di artificiale, di informatico.
Esclusi i singoli, un pochino più convenzionali, ascoltare Kid A è un casino, perchè i brani sembrano eseguiti col solo scopo di sparire uno dentro all'altro, di scivolare dentro a un minestrone avanguardista ed eccentrico che basta a sè stesso.
Non è strano di per sè: è strano per una band che ha appena inginocchiato il mondo alla sua bravura, al suo essere fra le cose più importanti di un intero decennio.
A pensarci bene, Kid A, nella sua scarsa immediatezza nell'ascolto, nella sua volontaria assenza di famigliarità con le abitudini del grande pubblico, suona come il grande rifiuto di entrare a far parte del circuito dei grossi nomi della storia del rock, del mainstream dei colossi musicali. Una roba tipo: sì, ok, sappiamo scrivere Karma police, sappiamo mettere insieme canzonette che non sono canzonette ma che comunque vendono fantastiliardi di copie; siamo bravi, bravissimi, ma poi preferiamo fare altro, e lasciare il giocattolo ai primi che se lo prendono.
E' una cosa a metà fra lo snob insopportabile e il fascino senza fine dei fuoriclasse, Kid A dei Radiohead.
Qualificarlo come disco migliore del decennio, quindi, è un po' troppo, anche per un fan: tutto qui.

domenica 4 ottobre 2009

Bravi

La sesta stagione di Dottor House attacca sensazionalmente, proponendo in sottofondo un piccolo grande capolavoro dei Radiohead.

giovedì 1 ottobre 2009

Sweet home

Poi va a finire come va a finire, ma nonostante di là dall'oceano ne abbiano già ospitati parecchi, io spero che la spunti Chicago, per i giochi del 2016.

Sgozziamo il vitello grasso

E' tornato Zoro, nel frattempo.

Come se non bastassero

Ai dubbi personali sulla bontà della candidatura di Bersani a segretario del Pd (e della sua quasi scontata vittoria), si aggiunge quello di Michele Salvati, oggi:

In altre pa­role: il dubbio è che un Pd gui­dato da Bersani — per ora co­stretto in un contesto bipolare dalla legge elettorale voluta dal centrodestra — sarebbe ben di­sposto a mutarlo qualora se ne presentasse l’occasione. In que­sto caso il senso della storia di cui parla Bersani, il suo possibi­le esito, sarebbe un ritorno al proporzionale, dove un Pd più nettamente «laico» e «di sini­stra » lascia il compito di con­quistare gli elettori più modera­ti a un rinnovato partito centri­sta, neo-democristiano, confi­dando poi in una alleanza di go­verno.

Si tratta di una posizione poli­tica più che legittima, ma è l’esatto opposto della scommes­sa da cui era partito l’Ulivo e sul­la quale si è formato il Partito democratico: quella di un parti­to di ispirazione democratico-li­berale, che nutre l’ambizione di governare il Paese a capo di una coalizione di cui è la componen­te maggiore e politicamente egemone. Un partito che non vuole nascondersi dietro una forza politica e a un presidente del Consiglio centristi, e rifiuta come scoraggiante e sbagliata l’idea che un partito di centrosi­nistra non riuscirà mai, in un contesto bipolare, a governare un Paese «organicamente» di centrodestra.

E noi, nel mezzo

Sulle polemiche a proposito di RAI e governo, Dandini/Santoro e Berlusconi, Francesco Costa esprime un pensiero che condivido totalmente:

Penso che la presenza di Berlusconi ha consentito a un esercito di mezze figure di restare in sella ben oltre quanto avrebbe meritato, penso che la presenza di quest’esercito di mezze figure abbia consentito a Berlusconi di fare il bello e il cattivo tempo, di saltare di scandalo in scandalo, di processo in processo, senza perdere un briciolo di popolarità, e anzi guadagnandone. Provate a criticare Berlusconi, e lui vi dirà che è sempre meglio lui di quelli che stanno dall’altra parte, “i comunisti”. Provate a criticare chi ha guidato la sinistra, e loro vi diranno che sempre meglio loro di quelli che stanno dall’altra parte, cioè Berlusconi. E così via, per l’eternità.