venerdì 13 marzo 2009

Love, love them do (bloggata pro Beatles, #3)

Capisci che i Beatles ti stringono in pugno quando a una festa della birra dalle parti di Lodi spendi 15 euro per il vinile di Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band: e sai di non avere un giradischi su cui suonarlo.
Uscito nel '67, Sgt. Pepper sta giusto a metà fra l'affievolirsi dell'impallinamento duro dei fan pettinati (Beatlesmania, sì) e il mix di controcultura, sterzata psichedelica e sbronza hippie da cui è caratterizzata la cosiddetta estate dell'amore.
Quelli parlati dicono che sto disco è costruito su un giusto equilibrio fra gli elementi seminali (che propongono robe nuove che poi fanno gli altri, come chi semina fa crescere le piante) e quelli commerciali (che spaccano in classifica e fanno aprire il portafogli).
Di 'sto disco, mi è sempre piaciuta da matti When I'm sixty-four. E' una filastroccona con clarinetti, cori e un arrangiamento leggerissimo.
Cantando, il ventincinquenne Paul McCartney si fa delle domande su come sarà la sua vita a 64 anni, e su come lo vedrà la sua donna, e i loro nipotini sulle ginocchia: Vera, Chuck e Dave, eccetera.
Will you still need me, will you still feed me, when I'm sixty-four: poi i 64 li ha passati da un po' ed è ancora un mito, la miseria.



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