giovedì 16 dicembre 2010

Of friends you might have had

E' una banale e schematica distinzione, quella fra i grandi musicisti (gm) e i piccoli grandi musicisti (pgm). E' banale e schematica, ma come tutte le distinzioni è utile per farsi un'idea generale su qualcosa.
E quindi. I gm stanno sul palcoscenico, sulle T-shirt, sulle copertine dei libri che raccolgono i 358704 dischi senza cui non si può vivere. Stanno nella storia della musica rock con la stessa facilità in cui stanno nella storia del costume, o nella storia collettiva di una generazione. Sono icone. Possono essere gm sbanfoni o umili, indipendenti o modaioli, guelfi o ghibellini.
Però ci sono, fanno parte delle nostre vite, li conosciamo.
E poi c'è la cosca perdente, dal profilo basso: quella dei pgm. I pgm non sono famosi. Sono di culto. Stanno sul palcoscenico, ma non quello di uno stadio. Se stanno sulle T-shirt, in pochi se ne accorgono.
Sulle enciclopedie del rock ci sono, eccome, ma non guadagnano la copertina. Guadagnano però, e qui sta il punto, numerose stelline in recensione e numerosi apprezzamenti critici.
I pgm non sono quasi mai musicisti importanti per la vita di una generazione. Sono musicisti importanti per la vita di manciate di impallinati, e altrettanti storici. Sono musicisti (o gruppi) che hanno venduto poco, ma che nella loro scena rappresentano un punto di riferimento immancabile per chiunque sia venuto dopo di loro. Randy Newman, per esempio. O i Faust, o Captain Beefheart.
Per chi è appassionato di musica punk e/o rock alternativo degli anni '90, il nome più facile da fare è quello degli Husker Du.
Gli Husker Du erano di Minneapolis, e hanno fatto parecchie cose, negli anni '80: dischi hardcore, dischi punk, dischi pop-rock, e Zen Arcade. Zen Arcade è uscito nel 1984, è il loro disco più importante, e viene spesso citato come precursore della ballotta di Seattle da una parte, e del rock underground dall'altra. E per dire del grado di elaborazione del lavoro, ci sono dentro pure un po' di canzoni psichedeliche.
E' un disco molto arrabbiato e introspettivo, che racconta la crescita individuale di un ragazzo e il suo cammino verso l'indipendenza personale. Arrabbiato, introspettivo: due forme di sensibilità che un gruppo come i Nirvana ha combinato spesso e con grande efficacia, per fare un esempio.
Un mio professore del liceo fa parte della manciata di impallinati per la musica di questa band, e me ne ha trasmesso la conoscenza. Diceva di aver letto un'intervista in cui BJ Armstrong li citava come maestri nella formulazione degli accordi di chitarra. Sono un gruppo di quelli così: li conoscono bene in tremila, ma tutti tremila hanno messo su una band influenzata quello che facevano loro.
E oggi ho letto un lungo articolo scritto su di loro in occasione della pubblicazione di un libro sulla loro storia.

Visto che se c'è da rompere le palle non mi tiro indietro, a me Zen Arcade non piace moltissimo. Alcune canzoni sì, altre meno. Mi piace molto, invece, un loro disco decisamente più convenzionale e pettinato: Warehouse: songs and stories.
Warehouse: songs and stories comincia con questa canzone, in cui c'è un verso che mi sembra semplicemente perfetto: "Avere aspettative significa che pensi davvero di sapere cosa sta per accadere, e non lo sai."


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