venerdì 23 settembre 2011

La fisica è decisamente troppo difficile per i fisici (cit.)

Nel novembre 2002, avevo da poco compiuto 19 anni e stavo in quinta superiore. Sì, ero ancora in quinta superiore: in terza, mi bocciarono perché me lo meritai molto.
Nel novembre 2002, ero in gita con la mia classe a Ginevra per un paio di giorni. Il primo giorno siamo andati a vedere la città, il secondo siamo andati a visitare un importante centro di ricerca di fisica delle particelle, il CERN. Fra il primo e il secondo giorno, io e una mia amica abbiamo trascorso la nottata insieme al prof di matematica e fisica che ci accompagnava, su suo esplicito invito. Abbiamo fatto le quattro a chiacchierare di cazzatele e massimi sistemi, scolandoci già che c'eravamo una bottiglia di whisky offerta dal prof medesimo.
La sveglia era per le sei e mezza: nel novembre 2002, rideclinai verso il basso, il bassissimo, l'idea personale di malessere e vita-di-merda a seguito di una sbronza.
La visita al CERN mi colpì molto. C'era una parte divulgativa che raccontava efficacemente le meraviglie del mondo atomico, le interazioni forti, le distanze fra elettroni e nucleo, la rava et la fava. Poi, c'era la parte più tecnica e tosta: la visita al cantiere in cui si stava costruendo il ciclotrone più grande del mondo.
Ormai lo sappiamo un po' tutti, cos'è un ciclotrone: è un autodromo circolare per particelle subatomiche che vengono sparate una contro l'altra a velocità prossime a quella della luce. Dallo schianto fra le due pirline e da quel che ne resta, si possono capire un sacco di cose sulla formazione dell'universo, diceva il tizio che ci guidava. Ricordo che a una mia compagna, a un certo punto, scappò l'espressione "la creazione dell'universo" e che il tizio disse: "Non esiste alcuna prova scientifica della creazione dell'universo. E molto probabilmente non esisterà mai."
Nel novembre 2002, per la prima volta, sentii parlare dei neutrini. Il tizio ci spiegò che sono particelle elementari, fra le primissime a essersi formate, miliardi di anni fa. Ci disse che hanno una massa ridicola, più piccola di quella degli elettroni. Che ne arrivano un sacco dal sole, e che su una delle nostre unghie ce ne possono stare decine di miliardi. E ci disse che di lì a poco dal CERN sarebbe iniziato un ciclo di esperimenti con il centro di ricerca del Gran Sasso.
Si trattava di sparare i neutrini da qui a là, e di studiarne le caratteristiche una volta in movimento. Quegli esperimenti erano importanti, aggiunse, perché dei neutrini erano molte più le cose ignote di quelle conosciute.
Ora, se volessi fare la piroetta e insaporire il racconto, potrei scrivere che disse, con un certo fare ironico: "Potrebbero essere anche più veloci della luce, per quel che ne sappiamo." Però non lo disse, creduloni.

Comunque, rispetto a eventuali rivoluzioni in campo scientifico, la posizione ufficiale del titolare di questo blog è la seguente: gran calma. Vediamo cosa esce da verifiche e controverifiche del caso. Che sennò poi Albert ci rimane male.

Ps: a conforto dello scetticismo del titolare qui, c'è una bellissima vignetta che quelli del Post hanno messo online, qui.
Pps: E' sabato mattina, ormai, e vengo a sapere che il ministro dell'istruzione e della ricerca ha diramato questo comunicato ufficiale. Parla di 45 milioni di euro stanziati per la costruzione del tunnel per i neutrini, dal CERN al laboratorio del Gran Sasso. No, niente: non c'è nessun tunnel. E non c'è perché non ce n'è bisogno. E non ce n'è bisogno perché una formica è grande quanto New York, rispetto a un neutrino. Le possibilità di interazione fisica di un neutrino sono microscopiche. Insomma, i neutrini ci sarebbero passati attraverso, a quel tunnel che non è mai stato costruito e per cui Gelmini sostiene di aver investito 45 milioni di euro.

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