sabato 2 febbraio 2013

Il femminismo che invece è maschilismo

Un giorno discuteremo anche di ruoli e funzione dei banner a tema politico condivisi su Facebook, ma prima vorrei dirvi che da qualche giorno vedo questa cosa qui sui socialini e vorrei dire un paio di cose in proposito.


Un banner è un banner, e pretendere una qualche manifestazione di profondità e di elaborazione dei temi è probabilmente una cosa da ingenui. Però guardate che di tutti i modi in cui lo si poteva fare male, questo è il peggiore. Al di là dello schematismo strutturale della cosa, di scelte se ne potevano fare parecchie. 
E quindi a sinistra abbiamo la condanna irreprensibile di un mazzo di gnocche in costume che ballano, probabilmente in discoteca, esibendo il culo. Belle, giovani, indipendenti, usano il proprio corpo liberamente e ci fanno dei soldi. Che brutte troie, eh, ma come si permettono?!
A destra, invece, le mani sante di una donna che con le sue mani sante si occupa di un uomo a letto con la febbre che ha tanto bisogno di quella mano santa sulla fronte. È la mano santa della fidanzata? Della moglie? Della sorella? Di un'amica? Non importa, basta che abbia un utero e che nel suo tempo libero si prenda cura dell'uomo che non sta bene. Pretenderà mica di guardare la tele o di uscire con le amiche, la zoccola? Ma per piacere: a casa, insieme all'uomo. Altro che antibiotici: mano santa.

Sta cosa che le donne rappresentino l'eccellenza è un argomento scappato di mano a un certo tipo di retorica femminista e ormai scivolato nel maschilismo più deteriore. Non bisogna stare nemmeno a ribadire che le donne fanno quel cazzo che vogliono (intanto lo faccio però, che furbetto): mi sembra più importante stabilire con fermezza, e la cosa è del tutto indipendente dal ballare in discoteca e decidere di darla al primo che passa di lì, che bisogna abituarsi a pensare che le donne possano fare anche schifo. Esattamente come gli uomini, vedete un po'.

(Poi se qualche lettrice ritiene di commentare per mandarmi affanculo, io sono qui, e magari ci spieghiamo meglio.)

"Dopo essere stati lungamente insultati in agosto per essere pregiudizialmente contro la società Inter, tocca a noi pulire il water e sprimacciare i cuscini."

Io non seguo molto il calcio, ma probabilmente lo seguirei di più se la maggioranza dei tifosi avesse lo stesso approccio scemo che ha questo collettivo di interisti. Basta vedere come commentano una stagione deludente e storta come questa:
Alcune ragioni per essere ottimisti: 
1) Punto uno.
2) Siamo ancora in corsa per tutti e sei i trofei: campionato, Europa League, Italia’s Cup, Supercoppa Europea, Italian Supercup e Meeting di Rieti con Zanetti.
3) Schelotto si presta a ogni tipo di coro, come ben dimostrato di recenza nei commenti.
4) Handanovic, Guarin, Juan Jesus, Cassano, Ranocchia, Milito, Pereira: non è forse l’Inter più forte di sempre? No perché fino a due mesi fa, se ne leggevano di ogni. Cosa sarebbe cambiato?
5) Opinioni a parte, l’obiettivo numero uno di questo mercato era vendere Sneijder: mission accomplished. Con lui ci siamo liberati di quasi tutti gli stipendi “non proporzionati al rendimento“. Adesso finalmente abbiamo stipendi proporzionati al rendimento.
6) Vedi punto uno.
7) Ok, la storia dei cinesi con cui Moratti ha fatto delle foto era una comica, ma hey davvero non faranno una seconda serie di Last Resort?
8) Balotelli è fortissimo ma assomiglia a James Dean in un aspetto cruciale: non se la cava benissimo alla guida.

venerdì 1 febbraio 2013

"Evolution could so easily be disproved if just a single fossil turned up in the wrong date order. Evolution has passed this test with flying colours."

Da quando è morto quel cranio di Cristopher Hitchens, Richard Dawkins è forse l'esponente più autorevole dell'ateismo militante. Di quella tendenza intellettuale, cioè, che combatte frontalmente la fede religiosa e il dogmatismo con gli strumenti razionali e logici della persuasione, del procedimento analitico, delle evidenze empiriche, del confronto dialettico. 
Visto che recentemente mi sono reso conto di avere qualche buco sulla storia dell'evoluzionismo darwiniano, sto leggendo questo libro di Dawkins, che incidentalmente è uno dei più bravi divulgatori dell'opera scientifica di Charles l'ornitorinco. Lettura non facilissima, anche perché la sto facendo in lingua originale. Ma Dawkins alterna sapientemente passaggi tecnici e specifici a spiegoni per profani e digressioni leggere e accessibili. 
Ho appena trovato online una conferenza in cui Dawkins legge qualche passaggio del libro e poi lo commenta. Dura un po' più di un'ora, ma stare a sentirlo è un piacere vero. Qui.

giovedì 24 gennaio 2013

"Non siamo mica all'osteria!"

Nella mia vita ho votato solo due volte alle elezioni politiche. Nel 2006 e nel 2008. Nel 2008 votai Pd e andò come andò. Nel 2006 votai Ds, il partito principale della coalizione che ha sostenuto il dimenticabilissimo governo Prodi. Come ricordano al Post, oggi sono cinque anni che è caduto: ricordo che c'era una diretta sul Tg4, ricordo l'eccitazione di Fede e soprattutto non dimenticherò mai gli sforzi encomiabili e fallimentari di Franco Marini a riportare un quoziente minimo di civiltà umana all'interno del dibattito al Senato:

La stravagante preferenza di dare retta a quelli in gamba

La cosa più fastidiosa e meschina della campagna del Pd durante le scorse primarie è stata la serie di illazioni a proposito di un futuro abbandono di Renzi in caso di sconfitta contro Bersani. Mentre il sindaco di Firenze non faceva altro che ripetere "Se perdo torno a fare il mio mestiere", molti suoi avversari dicevano e ripetevano cose come: "Se perde va a destra, se perde fonda un altro partito, se perde cerca un posto da ministro." La solita inclinazione insopportabile e in fin dei conti un po' ignorante di quelli che la sanno lunga, non li si frega, non ci credono nemmeno se lo vedono: date retta a un pirla.
E invece, guardate un po', la realtà dei fatti è che Renzi ha perso ed è tornato a fare il suo mestiere. Ieri sera, dalla Bignardi, ha detto cose come: "Bisogna votare il Pd, non c'è dubbio alcuno." o "Io spero che Bersani vinca." eccetera.
Lo segnalo così, come dato di buon senso comune.

venerdì 18 gennaio 2013

"Django, The D is silent"

Cos'è e cosa non è l'ultimo di Tarantino: pareri personali.

È un film grosso, prodotto con un sacco di soldi, dura tre ore e non ti annoia mai, è molto -ma molto- divertente; non è un capolavoro, non è l'ennesima e geniale opera geniale di un genio geniale e genialmente visionario del cinema. (Si capisce che non ne posso più di sentir dire che Tarantino è un genio?)
È un evidente atto d'amore per il genere Spaghetti western, non è uno Spaghetti western convenzionale perché Tarantino ribalta i canoni riempiendoli con la sua estetica più consolidata: un po' di sangue, dialoghi sempre studiati e ricamati, personaggi sgangherati e sopra le righe ma al tempo stesso credibilissimi, un paio di sequenze surreali, Nouvelle Vague a buttare, citazioni e giochini vari. Per chi ama il cinema e adora farsi tirare dentro, è uno spasso.
È un film in cui i quattro attori principali recitano tutti perfettamente; non è un film in cui ci sono personaggi femminili rilevanti: c'è solo la bella principessa prigioniera nel castello del cattivo.
È un film con la solita e molto piacevole colonna sonora dei film di Tarantino, che apre omaggiando il film di Corbucci e chiude con un pezzo rap americano; non è un film in cui Morricone regala temi musicali memorabili.
È un film che non va mai davvero a fondo col tema del razzismo, ma nemmeno lo mette da parte: la storia dei fratelli neri è una costante che accompagna lo sviluppo del racconto senza mai impadronirsene, declinata in un sacco di modi diversi e facendo leva nella seconda parte sull'azzeccatissimo personaggio di Samuel L. Jackson.
È un film in cui Tarantino si assegna la parte più tarantiniana nella sua filmografia.
È un film che mi è piaciuto molto, tutto sommato: cose come Le Iene e Pulp Fiction non gli usciranno più, e che Tarantino stia proseguendo la carriera mettendo insieme giocattoloni come questo e Inglorious Basterds mi sta più che bene.

venerdì 4 gennaio 2013

No, ma dovresti proprio menartela di brutto

A proposito di quel che ho scritto ieri su Fini, leggo che il medesimo ha detto questa cosa sull'agenda Monti: 
Mi piace anche sottolineare come i temi etici siano stati lasciati fuori dall’agenda di governo. Questa è quella laicità positiva tipica di altre democrazie, proposta da un uomo che gode di un apprezzamento considerevole Oltretevere.

giovedì 3 gennaio 2013

Tutti pazzi per Mary, beh, quasi tutti

Insomma a fine febbraio si va a votare. A me piace un sacco, quando si va a votare. Mi piace la campagna elettorale, mi piacciono le discussioni di politica e mi piace anche il gesto in sè: andare a votare. Vai, saluti, sorridi, ringrazi, fai tutto per bene e poi ritorni alla tua vita.

Alle prossime elezioni, per quel che si sa oggi, ci saranno sette candidati alla presidenza del consiglio. Faccio qui una classifica stupidina andando dal più votabile al meno votabile, concentrandomi più sul candidato, con qualche considerazione in fianco. Trattasi di classifica stupidina: no analisi, no approfondimento, no rompere le palle, sì discutere di questo e quello.

1) Pier Luigi Bersani. Pur criticamente, parteggiavo per Renzi. Ha vinto Bersani, uno che in genere mi è sempre piaciuto. Mi piacciono meno alcuni di quelli che lo circondano nel Pd, mi piace ancor meno il tipo di legame che ci sarà con la CGIL e certamente non stravedo per Vendola. Però il Pd è l'unico partito credibile e strutturato che c'è in Italia; Vendola non è Bertinotti, non è Diliberto e da sette anni governa la Puglia con generale soddisfazione di elettori e osservatori. Ci sono questi, voto questi. Un secondo dopo averli votati, faccio altro e penso ad altro. Il voto mi caratterizza, non m'identifica. Fine. 

2) Mario Monti. Stimo molto lui, stimo molto meno i partiti e i movimenti che lo sostengono. Detesto l'Udc e ho sempre diffidato dalla simpatia un po' semplicistica che molti di sinistra hanno nutrito per Gianfranco Fini. Fini è sempre stato un politico serio e credibile, certo, non è Berlusconi (e ci mancherebbe) ma credo di aver condiviso sì e no una manciata delle sue posizioni politiche. Il dato non è trascurabile. Che abbia cercato di far cadere il governo Berlusconi, fallendo, implica anche che nei 16 anni precedenti l'aveva sempre sostenuto. Poi c'è Montezemolo col suo movimento, che secondo me è composto anche da validissime persone come Andrea Romano, Irene Tinagli e Marco Simoni. 

3) Oscar Giannino. Giannino è il numero uno, per certi versi. La sua è a tutti gli effetti l'unica proposta completamente liberale delle prossime elezioni. Io sono un ragazzaccio di sinistra e su alcune cose non sono d'accordo, ma la schiettezza e la coerenza del coniatore dello slogan "Stato ladro!" sono innegabili. Sembra avere le idee chiarissime su come sistemare l'economia italiana, non si esprime però su molti altri temi: dalla politica estera ai diritti civili. Chi segue Giannino conosce le sue posizioni, ma quelle della lista sono ancora un po' oscure. Però ha quel perverso fascino degli sfigati che un po' mi attrae. 

Da qui in poi si fa veramente dura.

4) Movimento 5 Stelle. Non si sa ancora chi sarà il candidato. Le primarie che hanno fatto su Internet sono uno dei casi più spettacolari di farsa politica e di fallimento della democrazia diretta. Il loro programma è pressoché irrealizzabile (no: non come tutti i programmi, molto di più) e proietta una visione del mondo che sta fra l'infantile e il paranoico. Al tempo stesso però, il M5S è una roba nuova. Arriveranno in parlamento decine di persone che sono da sempre estranee con l'attività politica e chissà cosa succederà. Se non altro faranno casino e spariglieranno un po' di robe. Chi lo sa.

5) Antonio Ingroia. Non mi piacciono i magistrati che entrano in politica, soprattutto dopo aver combattuto dalla parte sbagliata in un delicatissimo conflitto istituzionale. Lui poi ha la caratteristica di essere sostenuto dalla parte peggiore dell'antiberlusconismo italiano. Sembra che si siano coalizzati per farmi un dispetto. Manettari retrogradi come Di Pietro e De Magistris più forze irrilevanti e massimaliste come i Verdi e la Federazione della Sinistra, ammesso che si chiami ancora così nel tempo che ci metto a finire di scrivere il post. Brividi.

6) Flavio Tosi. Fra i partiti più rilevanti in Italia, la Lega è secondo me il peggiore di tutti. Lui però (ma è il candidato? Ufficiale?) è uno abbastanza indipendente e risulta più estraneo ai fanatismi di Borghezio e Calderoli. Amministra Verona da diversi anni ed è considerato con rispetto anche dal Pd. Ma comunque non esiste nessuna buona ragione per votare Lega. Mai.

7) Eccolo qui: Silvio Berlusconi. Cosa devo aggiungere? Piuttosto di votarlo, a 'sto giro, voterei Lega. Fate un po' voi.